Giulio De Santis, Il Messaggero 13/6/2010, 13 giugno 2010
DELITTO DELLA CONTESSA FILO DELLA TORRE: SI CERCA NEL ROLEX IL DNA DELL’ASSASSINO
Il nome dell’assassino della Contessa Alberica Filo della Torre potrebbe essere scritto tra le maglie del suo Rolex d’oro. O nell’intreccio delle fibre della sua camicia da notte. la speranza del pubblico ministero Francesca Loy che ha delegato al Ris una perizia su questi reperti a cui va aggiunto anche lo zoccolo con cui venne uccisa la contessa ed il lenzuolo zuppo di sangue avvolto intorno al viso della signora. Soprattutto è dall’esito della perizia sul Rolex d’oro che potrebbero giungere delle novità risolutive. L’orologio infatti non è mai stato esaminato, nonostante gli inquirenti lo abbiano trovato sulla scena del delitto. Lo scopo dell’esame è recuperare eventuali residui organici lasciati dell’assassino il giorno dell’omicidio avvenuto il 10 luglio del 1991. Le attuali tecniche consentirebbero di ricavare il Dna del responsabile della morte della donna per poi confrontarlo con il codice genetico dei due indagati per l’omicidio della contessa, il filippino Manuel Winston e l’ex vicino di casa Roberto Iacono. Una strada che, in caso di raffronto negativo, consentirebbe di depennare dalla lista dei sospettati i due indagati ”storici”. Tuttavia le nuove perizie potrebbe anche consentire una svolta decisiva nell’individuazione del responsabile, qualora si arrivasse a stabilire una compatibilità tra il dna sui reperti e quello di uno degli indagati. Wiston ha da tempo fornito un campione del suo codice genetico. Mentre Iacono si è rifiutato. ”Ma non temiamo nulla. Tuttavia ci riserviamo ancora una decisione. Dopo tanti anni di gogna giudiziaria il nostro assistito non sta bene. Le sue condizioni di salute sono delicate” dicono gli avvocati Alessandro Cassiani ed Irma Conti, difensori di Iacono. La perizia disposta del pm giunge al termine di un anno di indagini seguite alla scelta del giudice delle udienza preliminare Cecilia Demma di respingere la richiesta di archiviazione avanzata dai legali dei due indagati lo scorso anno. Da allora il pm ha ascoltato i famigliari della vittima ed ha eseguito un sopralluogo nella villa dove avvenne il delitto. ”Siamo soddisfatti. Speriamo che l’esito della perizia contribuisca ad accertare la verità” commenta l’avvocato Giuseppe Marazzita, legale di Pietro Mattei, marito della contessa. Scoprire da chi venne uccisa la contessa sarebbe la soluzione di un mistero intorno al quale si arrovellano gli investigatori da quasi 19 anni. Parlare di svolta decisa sarebbe inopportuno ripercorrendo un indagine sofferta, disseminata di enigmi fin’ora irrisolvibili. La contessa viene trovata assassinata nella sua camera da letto mentre in casa tutti sono occupati nella preparazione di una festa a bordo piscina. Nessuno si accorge di nulla. La donna viene stordita con dei colpi di zoccolo alla testa e poi strangolata. Il corpo, ritrovato dalla domestica, è riverso a terra, la faccia avvolta in un lenzuolo zuppo di sangue. Gli inquirenti si muovono seguendo due piste investigative alternative. La rapina e il maniaco. Ipotesi perseguite con ostinazione senza mai ottenere riposta. Da allora gli indagati sono rimasti sempre gli stessi. Non si è mai affacciata la possibilità di un terzo scenario. Che potrebbe, forse, essere scritto nel Dna rimasto impigliato in un orologio, in un fazzoletto di carta o in una camicia da notte.