VALERIO MACCARI, la Repubblica Affari&finanza 14/6/2010, 14 giugno 2010
CON L’IPAD IL GIORNALE DIVENTA ANIMATO
Immaginate che il giornale che tenete in mano in questo momento prenda vita. Foto che parlano, video che diventano gallerie multimediali. Ma anche testi che, una volta letti, scivolano via, e pagine che si trasformano al tocco dell’utente.
Insomma, un vero e proprio giornale "animato". Un progetto impensabile fino a pochi mesi fa, ma che grazie alla diffusione di iPad e concorrenti sta diventando una realtà. La transizione del giornale di carta dall’edicola ai tablet, infatti, sta aprendo la strada al digital magazine: un formato di pubblicazione elettronica a metà tra il sito web e il classico quotidiano, che sfrutta al meglio le caratteristiche dei nuovi dispositivi mobili. E che trasforma il giornale da semplice documento a vero e proprio programma (Newspaper As A Software) dedicato all’informazione all’intrattenimento. E che sta rapidamente rimodellando l’industria dell’editoria digitale, attirando l’interesse di grandi player del settore (come l’Adobe) e di decine di piccole aziende e startup.
L’inventore del nuovo formato è John Squires di Time Inc, che dirige anche il Digital Magazine Consortium, l’alleanza formata lo scorso anno da Time, Hearst, Meredith, Condé Nast e News Corp. Squires spera che il digital magazine "dia modo agli editori di creare prodotti più piacevoli e interessanti per i propri lettori e anche più adatte alla pubblicità digitale".
Gli editori, però, non hanno ancora adottato in massa la nuova forma di giornale. Anche perché, in questo momento, per realizzare un digital magazine convincente è necessaria una redazione dedicata. Così i grandi gruppi, compresi quelli italiani, in attesa di trovare le giuste sinergie, per ora si accontentano di applicazioni per sfogliare su iPad e simili il giornale in edicola. Repubblica+, l’applicazione iPad di Repubblica, presenta anche importanti aggiunte multimediali, con testimonianze audio e video.
Tra i pochi esempi di digital magazine puri attualmente in circolazione, spiccano il nuovo Le Figaro, lo speciale dedicato a Cadillac da Cool Hunting e soprattutto Wired, la rivista tecnologica di Condè Nast, che è stata la prima a proporsi nella nuova veste. La app di Wired, ben fatta e altamente innovativa, ha però venduto nel primo giorno di pubblicazione solo 24mila copie. Non molto, soprattutto se si considera che gli iPad nel frattempo sono diventati più di 2 milioni.
Nonostante sembri faticare a prendere piede, sia tra gli editori sia tra i lettori, il concetto di digital magazine ha già stimolato la fantasia di molti player dell’editoria digitale. Che stanno creando una nuova industria, dedicata proprio alla produzione dei giornali animati.
Anche l’Adobe, leader indiscussa del mercato, ha deciso di lanciare una Digital Publishing Platform per il nuovo formato. L’Adobe parte da una posizione privilegiata: il suo In Design, il programma per l’impaginazione incluso nella Creative Suite, è il software d’elezione per la grafica giornalistica. Inoltre, i tecnici dell’azienda hanno già fatto esperienza sul campo, collaborando con Condè Nast allo sviluppo della versione digitale di Wired.
Il presidente della società Shantanu Narayen, colpito dalle potenzialità della nuova forma di giornale, ha personalmente spinto per implementare il knowhow acquisito nella versione Cs5 di In Design. Che a partire dai prossimi mesi sarà in grado di gestire video, animazioni e transizioni come se fossero foto e box di testo. E, soprattutto, permetterà agli editori di lavorare contemporaneamente, con lo stesso programma, alle due diverse incarnazioni del giornale: quella cartacea e quella animata.
Ma non c’è solo Adobe nella nuova industria dell’editoria digitale, che è per lo più portata avanti da piccole aziende e start up a grande contenuto di innovazione. Tra queste, anche l’italocaliforniana Paperlit, che si occupa della transizione dei giornali di carta sui dispositivi mobili, e sta studiando anche soluzioni per i digital magazine in senso stretto. Ma la più influente e conosciuta fra le fabbriche dei nuovi giornali è senz’altro la statunitense WonderFactory. Fondata 5 anni fa dai graphic designer David Link e Joe McCambley, si è subito imposta tra gli addetti ai lavori come punto di riferimento del nuovo corso dell’editoria: oltre al nuovo, innovativo sito di Newsweek, è loro anche la demo di Sports Illustrated. Un progetto che, secondo Link, "è la sintesi perfetta tra l’esperienza di lettura su un sito web e quella di una rivista cartacea". Link non ha dubbi sul successo futuro del digital magazine, nonostante le scarse vendite di Wired. " la via più intelligente da prendere per i gruppi editoriali – spiega visto che offre una transizione morbida dalla carta al digitale e offre contenuto visivamente migliore di quello del web". Per il momento, però, non si fa illusioni sul successo commerciale. "Il mondo dell’editoria animata, per ora, è un west. E noi siamo contenti di essere tra i pionieri, collaborando con editori e giornalisti per reinventare i giornali".