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 2010  giugno 14 Lunedì calendario

TIMES SQUARE
- SOLO I CINESI RICCHI CORRONO ALL’ASTA PER LA CITTADINANZA APERTA DAL GOVERNO USA - L’espediente esiste da vent’anni ma sono stati in pochi ad approfittarne, almeno fino a quando non lo hanno scoperto i nouveaux riches della Cina popolare

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- SOLO I CINESI RICCHI CORRONO ALL’ASTA PER LA CITTADINANZA APERTA DAL GOVERNO USA - L’espediente esiste da vent’anni ma sono stati in pochi ad approfittarne, almeno fino a quando non lo hanno scoperto i nouveaux riches della Cina popolare. Volete andare a vivere negli Stati Uniti? Volete ottenere la "carta verde", cioè il certificato di residenza permanente, senza dover sposare un’americana come fece Gérard Depardieu nel film Green card? Semplice: una legge approvata dal Congresso nel 1990 permette a ogni straniero facoltoso di ricevere il visto d’ingresso EB5, e poi la residenza, investendo un milione di dollari in una società americana in grado di creare dieci posti di lavoro. La cifra viene ridotta a mezzo milione, cioè a circa 400mila euro, se l’investimento viene fatto attraverso uno dei centri per lo sviluppo regionale nati in vari stati e specializzati soprattutto nell’edilizia. Qualcuno può rimanere perplesso di fronte al diverso trattamento riservato dalle autorità americane: da un lato gli agenti federali lungo la "Grande Muraglia" alla frontiera del Messico si accaniscono contro i poveracci che cercano di entrare illegalmente, come è successo il 6 giugno in un incidente tra El Paso e Juarez che è costato la vita al quindicenne Sergio Hernandez; da un altro lato gli immigranti milionari arrivano in business class e sono accolti con un sorriso. Ma al di là delle ingiustizie, è chiaro l’obiettivo del visto EB5: attrarre capitali dall’estero e favorire la creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti. Del resto già si pensa ad estendere le facilitazioni ad altre categorie. In un articolo sul New York Times Thomas Friedman ha chiesto di aprire le porte ai giovani imprenditori internazionali capaci di assumersi rischi e avviare aziende innovative. E il senatore democratico (ed ex candidato alla Casa Bianca) John Kerry ha proposto assieme al collega Richard Lugar di creare un visto simile, chiamato EB6, riservato agli stranieri che lanciano una startup. Paradossalmente, e a dispetto di tante iniziative, sono stati in pochi a usufruire finora delle facilitazioni della legge del 1990. In teoria il governo americano può concedere ogni anno non più di 10mila visti EB6, ma le richieste sono di solito molte di meno: 1443 nel 2008, 4219 nel 2009. Come si spiega? Certo, la strada della "immigrazione attraverso l’investimento" presenta vari ostacoli burocratici. L’iter dura più o meno un anno, bisogna dimostrare che i capitali trasferiti negli Stati Uniti sono di provenienza legittima, le spese amministrative ammontano a 1435 dollari, che presto passeranno a 1500, e a cui si aggiungono le parcelle degli avvocati. Ma la vera ragione che ha frenato i flussi migratori degli investitori appare un’altra: gli europei e i giapponesi più facoltosi sono stati restii, soprattutto per motivi culturali, a trasferirsi negli Stati Uniti. Diversa è la situazione dei cinesi. Sono loro, ormai, a presentare il 70 per cento delle domande per questo visto speciale. E il loro numero aumenta di anno in anno.