ALBERTO ARBASINO, la Repubblica 14/6/2010, 14 giugno 2010
LA MARCIA SU PRAGA DEL PRINCIPE KARI
Muore presso Mosca, nella Fatale Peredelkino, tra foto malandate e poco credibili, l´antico amico poeta coetaneo Andrej Voznezenskij, venuto e conosciuto a Roma nel 1962 per invito di Angelo Ripellino. Un gruppo di poeti giovani, all´Università, intruppati e sorvegliatissimi dall´ambasciata sovietica. Ma che narcisisti, orgogliosi, vanitosissimi, avidi di onori, avventure, divertimenti! Una cantabilità come dono agonistico: poi, «beati loro, noi siamo a Sanremo!».
... Epoche di còtte culturali o amorose repentine e ardenti come frenetici lampeggiamenti di immagini, incantevoli lanterne magiche e canore fra Shakespeare e il Louvre e sfrenate corse in bicicletta e fette d´anguria e ragazzine col bicchiere di whisky e interminabili telefonate di tenerezze e pettegolezzi... e tante botte contro i bersagli più pericolosi: i cretini filistei dogmatici, i burocrati dell´immobilismo installati al potere per gestire la non-iniziativa...
Con un dono di durissima ragionevolezza, di visionarietà svolante ricondotta a lucidità concettuale (connotato preciso e indispensabile della vera poesia d´oggi)... In un linguaggio teso e consapevole capace d´arrivare al lettore più ruvido seducendo di passaggio i sophisticated abituati a tutto... Cantando, cantando betulle e colonne e cattedrali e grattacieli e aeroporti e strette amorose con ragazze di periferia vestite alla moda e amiche insieme di Pushkin e Whitman e Majakovskij e Marinetti e Mina e Gianni Morandi e Valéry o Franca Valeri...
Cosmopolitismi. Pavimenti di stanzette coperti d´arance e mandarini per incontri con dame galanti in alberghini "trendy-cheap" a Roma o a New York... Mentre qui nella vecchia Capitale si tentavano ancora incontri formalisti e strutturalisti con Sklovskij e Lotman e magari qualche Uspenskij in margine agli occhiuti congressi delle sorveglianze sovietiche. ("Where Are They Now?").
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A Praga, trionfi elettorali per un altro quasi coetaneo: il principe "Kari" von Schwarzenberg, grande e baffuto boemo, tra ormai remote memorie veneziane.
Per il lontano acquisto di Palazzo Grassi, vi furono orazioni all´Arsenale che celebravano «lo sbarco della Fiat in Laguna». E i vecchi veneziani rabbrividivano: per la Serenissima, uno "sbarco" era solo nemico. Poi, ai ricevimenti: in nessun altro palazzo si esporterebbe un ritorno dei Cavalli di San Marco in uno sventolio di stendardi asburgici! Sono rossi e bianchi: dunque, il secolare nemico della Repubblica!
Col prence e altri amici, si visse l´eroicomica divisione degli ospiti d´Agnelli in prima e seconda classe, su un piroscafo da crociera. Pasticci con gli inviti e per motivi di security: c´era anche Kissinger. Posti rimasti vuoti. (Fui anche rimproverato per l´assenza, incolpevole, giorni dopo). Decidemmo: tutti in pizzeria!
Passano anni, ci si ritrova a una gran festa con tutto il governo tedesco, a Düsseldorf, ospiti di «The Detergent King and Queen» (a detta di Saul Bellow). E lì il prence, cambiando i posti a tavola: «Preferirei stare vicino agli italiani». E l´indomani: «Andiamo a Mönchengladbach!». A un magnifico nuovo museo fatto dal suo amico architetto viennese Hans Hollein.
Come Ministro degli Esteri cèco, il prence si mostrò uno statista autorevole sopra quel contesto praghese di spionaggi e delazioni reciproche e sistematiche già definito "kafkiano" ai tempi comunisti, tra vicini di vicolo.
Correva una leggenda. Pare che alla Caduta del Muro il principe Schwarzenberg, già in fitto contatto con i patrioti dell´amico Vàclav Havel, si presentò alla frontiera con parecchio anticipo, e una schiera di scherani. Bloccati nella notte, alla stanga, da poliziotti e doganieri smarriti, nell´impossibilità di incarcerarli tutti, un attimo dopo il Crollo marciarono applauditissimi su Praga; e dunque sul Palazzo Schwarzenberg, là in cima alla cittadella del Potere. E ben sopra i malevoli "gossip kafkiani" in maligni rioni che suscitano le regolari arguzie dei turisti italiani perché si chiamano "Stare Mesto" e "Mala Strana". Prendendo il gelato nelle meravigliose piazze senza l´incubo poliziesco dell´altro ieri.