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 2010  giugno 13 Domenica calendario

BOATENG, I FRATELLI DIVERSI AL MONDIALE CON DUE BANDIERE

C’è un Boateng nella Ger­mania, c’è un Boateng nel Gha­na. Questa è la storia dei fratel­li diversi: stesso sangue, Paese diverso; stesso padre, madre diversa; stesso cognome, ban­diera diversa. Ci sono giocato­ri c­he scelgono di cambiare na­zionalità. Qui, invece, ci sono loro: vengono dalla stessa fa­miglia e si trovano in due na­zioni differenti. Eccoli, Jerome e Kevin-Prince. Boateng al quadrato, oppure a metà. Non sono i primi, ma sono gli unici. Il pallone ha già raccontato la vita e le sfide di famiglie che si dividono in campo: Beppe e Franco Baresi, Gabi e Diego Milito, Fabio e Paolo Cannava­ro. Mai nessuno, però, in un Mondiale. Mai nessuno in due Paesi diversi. Il destino dell’urna li ha infilati nello stes­so girone: tutti e due in campo oggi, Kevin-Prince a Pretoria, Jerome a Durban. Seicento e quarantasei chilometri che di­verranno zero il 23 giugno, a Johannesburg: Ghana-Ger­mania, cioè Boateng-Boa­teng. La prima volta, un re­cord mai realizzato e forse im­battibile in futuro: quanti fra­telli possono arrivare tutti e due a giocarsi il Mondiale? Quanti, soprattutto, possono arrivarci con due magliette di­verse? Jerome e Kevin-Prince sono una rarità:sono l’esordio dello sgretolamento familiare in un Mondiale. Perché qui ci sono un uomo e due donne, un divorzio, i figli che ci vanno di mezzo, le feste comandate da spezzettare per non scon­tentare nessuno, la consape­volezza di non essere come quelle famiglie felici della pub­blicità, la certezza di avere un fratello che non è come te. Il pallone scopre nel 2010 che la società è cambiata: i Boateng sono una normalità eccezio­nale, rappresentano milioni di persone che incrociano le lo­ro vite in vicende che portano chi dovrebbe stare sotto lo stes­so tetto a vivere a chilometri di distanza. Quella distanza che è umana, prima che fisica.
Ciò che non c’era mai stato in un campo di calcio,oggi c’è. Arriva con la forza delle storie di questi due ragazzi che sono cresciuti entrambi a Berlino e che si ritrovano dove ognuno dei due aveva desiderato di sta­re. I fratelli normali s’immagi­nano insieme, loro hanno desi­derato il Mondiale ognuno per conto suo, portando lo stesso cognome ed evidente­mente lo stesso destino. Mai giocato insieme, mai discusso di questo evento insieme, mai sognato di partire uno accan­to all’altro. Fratelli di nome e di geni, eppure divisi da un mu­ro grande quanto la distanza che si può creare quando una famiglia va a catafascio. Ecco­li, oggi in campo per due mon­di opposti, uno per l’Europa, l’altro per l’Africa: si portano dietro un mix che è impossibi­le da trovare in nessuna altra storia. Perché qui si mescola­no stati d’animo, affetti, pas­sioni, amori, carichi psicologi­ci che altrove non puoi trova­re. Kevin-Prince è nato in Ger­mania da un signore africano emigrato a Berlino e da una si­gnora che è nipote di Helmut Rahn, il Boss che regalò alla Germania la Coppa del mon­do del 1954. Ascolta solo musi­ca tedesca, ha amici tedeschi, ma ha scelto di rimanere afri­cano. Ghana sul passaporto e Ghana sulla maglia da calcia­tore. Jerome è nato a Berlino, dallo stesso padre e da un’al­tra signora. Tedesco, lui. Non è mai stato in Ghana, ma conti­nua ad andare a caccia delle sue radici: ascolta musica gha­nese, frequenta amici ghane­si. Nelle loro vite leggi l’immi­grazione, l’integrazione, la ri­cerca del proprio passato e del proprio futuro. Qualcuno li chiama immigrati di seconda generazione: qui uno lo è l’al­tro no. La pelle nera non dice tutto. I Boateng hanno due an­ni di differenza e una vita che gli passa in mezzo.Hanno gio­cat­o già uno contro l’altro in In­ghilterra: uno è del Manche­s­ter City, l’altro è del Portsmou­th. Questo però sarebbe un deja-vù, una sfida familiare che non finirà mai: troverai sempre due fratelli contro, due pezzi dello stesso pane che si sfidano. L’abbiamo vi­sto, raccontato,triturato.L’ab­biamo trascinato dal pallone alla politica, con i due Mili­band pronti a scannarsi per chi debba prendersi il futuro del partito laburista.
Niente, invece, è come la lo­ro sfida Germania-Ghana. I Boateng appartengono ad al­tro, a un caso che la statistica sceglierebbe di non racconta­re neanche: troppo bassa la probabilità che accada. Una su un milione, una su dieci mi­­lioni, forse una su venticinque milioni. Numeri e poi altro: perché qui c’è la vita con tutto quello che vale. Qui c’è quello che esiste quando non sei un calciatore: Germania o Ghana non è Inter o Milan. Qui non si sceglie solo da che parte sta­re, ma anche a che cosa si ap­partiene.