Varie, 14 giugno 2010
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CABAAS Salvador Asunción (Paraguay) 5 agosto 1980. Calciatore. Pallone d’oro sudamericano 2007. Colpito da uno sparo in testa il 25 gennaio 2010 in un night di Città del Messico, saltò i mondiali sudafricani nei quali avrebbe guidato la sua squadra contro l’Italia • «Non fosse il sosia di Sergio Zarate, indimenticabile bidone passato per Ancona nel 1992, Salvador Cabanas sarebbe stato proposto in Italia già da qualche anno
CABAAS Salvador Asunción (Paraguay) 5 agosto 1980. Calciatore. Pallone d’oro sudamericano 2007. Colpito da uno sparo in testa il 25 gennaio 2010 in un night di Città del Messico, saltò i mondiali sudafricani nei quali avrebbe guidato la sua squadra contro l’Italia • «Non fosse il sosia di Sergio Zarate, indimenticabile bidone passato per Ancona nel 1992, Salvador Cabanas sarebbe stato proposto in Italia già da qualche anno. Invece il torace un po’ più che possente - lo chiamano el gordinho, il grassottello - il volto indio e soprattutto il codino inevitabilmente lo assimilano al ricordo che abbiamo del raton, il topone, ovvero Zarate [...] un’infanzia non semplice nelle periferie di Asuncion, che non è come dire Portofino. Salvador ne è uscito col pallone, emigrando giovanissimo in Cile, nell’Audax Italiano, e poi in Messico, dove è diventato il bomber dei Jaguares, la squadra della provincia del Chiapas, quella del subcomandante Marcos. Nel 2006 è passato all’America di Città del Messico, continuando a segnare [...] Con l’America ha vinto il titolo dei cannonieri di coppa Libertadores [...] nel 2007 è stato eletto giocatore sudamericano dell’anno. Insomma, un crac dell’altro mondo visto che nel nostro non è mai venuto. [...]» (p.c., ”La Gazzetta dello Sport” 17/6/2008) • «’La Chiva”, ”La Barbie”, ”El Modelo”, ”El Coqui”. Belle donne, pistoleri traditi, calciatori in cerca di avventure pericolose, vite perdute e vite vissute malamente. Sono i protagonisti di un giallo che somiglia a una telenovela messicana. E, infatti, siamo in Messico. Il 25 gennaio (2010) nel locale notturno Bar Bar della capitale viene ferito gravemente Salvador Cabañas. Stella dell’America, la squadra locale e centravanti della nazionale paraguayana, prossima avversaria dell’Italia ai Mondiali. Il giocatore è in compagnia di moglie e cognato quando è colpito in modo grave alla testa. Un’aggressione misteriosa avvenuta nei bagni del ritrovo. All’inizio si parla di una lite a causa di una ballerina cubana, poi persino della vendetta di un tifoso o di una banale lite finita in tragedia. Ma sono solo chiacchiere. C’è, infatti, una pista precisa: è quella che porta a José Garza, detto ”El Modelo”, uomo legato ai narcos e imprenditore sospettato di riciclaggio. A inchiodarlo vi è la deposizione, ritenuta attendibile, di Silvia Irabien, detta ”la Chiva”. Vistosa, ex partecipante al ”Grande Fratello” messicano, accusa il suo ex compagno: dietro l’aggressione c’è proprio Garza, afferma con sicurezza. Quello della Irabien è uno sgarro terribile. Non può passare sotto silenzio. E la risposta arriva nello stile dei narcos. Il 28 trovano tre cadaveri in una via di Città del Messico, vicino c’è un messaggio con minacce di morte per Silvia: ”Ti taglieremo la testa”, le promettono. Segue la firma di ”La Barbie”, un nomignolo curioso dietro il quale si cela il leader di una banda di sicari. Cabañas, spiegano i malavitosi, sarebbe stato punito perché ha cercato di intrecciare una storia con Areth Teran, attrice ma soprattutto amica di ”El Coqui”, esponente di un cartello della droga. Insulto gravissimo che va lavato con il sangue. Per questo avrebbero assegnato ”un contratto” a dei killer, con l’ordine di sparare a Cabañas [...]» (Guido Olimpio, ”Corriere della Sera” 8/3/2010).