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 2010  giugno 13 Domenica calendario

IL SOCIOLOGO 4 LUCA RICOLFI

Ha scritto un saggio Il sacco del nord (Guerini e associati editore) che ha portato subbuglio nel mon­do politico e in quello accademi­co. Luca Ricolfi, sociologo, inse­gna «Analisi dei dati» all’Universi­tà di Torino, e conosce molto bene le regioni italiane.
Professor Ricolfi, ma quelle a statuto speciale hanno ancora ra­gione di esistere?
«Direi proprio di no, con la sola eccezione del Trentino-Alto Adi­ge. un caso particolare perché vincolato a un trattato internazio­nale con altri Stati. Ma la diversità di Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna non ha più motivo; dunque dovrebbero di­ventare regioni ordinarie».
Il Sud è assistito eppure ancora povero. E c’è chi chiede nuovi aiu­ti. Condivide?
«Se si vuole portare il livello di povertà alla pari con quello del Nord non occorre dare neanche un euro in più al Mezzogiorno. Il tasso di povertà dipende da due pa­rametri.
Il primo è la qualità della spesa pubblica. Se eroga servizi scaden­ti, a essere danneggiata è la povera gente. Quindi come primo rime­dio bisogna esigere che i soldi sia­no spesi bene. Se la sanità è miglio­re, la giustizia più rapida, i servizi pubblici più efficienti a beneficiar­ne per primi non sono i ricchi, ben­sì i poveri.
Il secondo parametro riguarda la criminalità organizzata. Più è forte al mafia, come in Sicilia, più è basso il valore aggiunto pro capi­te; inoltre la produttività diminui­sce. In queste regioni il reddito vie­ne distribuito in modo molto disu­guale, i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri più poveri. Dun­que per ridurre la povertà e le disu­guaglianze è necessario combatte­re la criminalità organizzata».
Ma in Sardegna la mafia non c’è...
«Sì, e infatti le inefficienze e gli squilibri sono meno gravi rispetto alla Sicilia. Premetto che non co­nosco nel dettaglio la situazione sarda, ma il problema principale mi sembra risieda nelle politiche assistenziali-clientelari, che han­no abbassato il livello. Il fatto di essere una regione a statuto spe­ciale ha agevolato questo malco­stume. La Sardegna è una delle aree con il maggior numero di fin­te pensioni di invalidità».
Il divario Nord-Sud è dovuto al diverso spirito etico e civico?
«Sì, ma non solo. Qualche anno fa dalle prove Invalsi, che valuta­no la qualità del sistema educati­vo, risultò che i bimbi delle ele­mentari del Meridione avevano ri­sultati migliori di quelli del Nord. Ma dopo un po’ si scoprì che i dati non erano attendibili, perché cir­ca un terzo dei docenti permette­va agli allievi di copiare o addirittu­ra faceva i compiti al posto degli scolari, allo scopo di far salire il lo­ro istituto in classifica. risultato che le scuole dove questa pratica era diffusa corrispondevano a quelle dove le risorse pubbliche erano sprecate maggiormente. Tuttavia è sbagliato generalizzare o far risalire tutto a un senso civico figlio della civiltà comunale».
Perché?
«Esistono città del Sud ammini­­strate bene, come Salerno. Se le istituzioni danno il buon esempio sono capaci di far emergere i com­portamenti civici dei cittadini. Gli individui si adeguano alle istitu­zioni; dunque spetta a quest’ulti­me educare la popolazione con comportamenti virtuosi o disedu­carli cedendo alla criminalità e permettendo sprechi o pratiche clientelari » .