Paolo di Stefano, corriere della sera 13/6/2010, 13 giugno 2010
[Riassunto] Una mamma dei dintorni di Genova ha chiamato i carabinieri perché il figlio tredicenne passava le giornate a giocare con i videogiochi, talvolta dimenticandosi anche di mangiare
[Riassunto] Una mamma dei dintorni di Genova ha chiamato i carabinieri perché il figlio tredicenne passava le giornate a giocare con i videogiochi, talvolta dimenticandosi anche di mangiare. Ha deciso di chiamare i carabinieri. Pare che il ragazzo ricorresse alla violenza allorché la madre cercava di distoglierlo dalla sua ossessione. I carabinieri sono arrivati e, dall’alto della loro autorità, hanno fatto quel che i genitori riuscivano a fare: hanno sequestrato al ragazzino la console con alcuni «wargame», il cui uso, peraltro, era autorizzato solo agli adulti. La notizia pone una serie di domande: sulla dipendenza psichica indotta da certi congegni elettronici; sulla reclusione volontaria cui si sottopone un ragazzo isolandosi dal mondo esterno; sul potere (quasi nullo?) che ha la famiglia di rompere questa situazione; sulle relazioni «deboli» di padri e madri con i figli; sul nuovo rapporto degli adolescenti con la realtà (virtuale e/o fisica) eccetera. Ed ecco che allora la madre quarantenne (probabilmente in preda a una crisi di nervi) ha delegato all’autorità costituita la propria responsabilità. Negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi di adolescenti depressi rimasti barricati nella propria stanza, vittime di giochi elettronici o di altre prigioni online: ne è nata anche un’ampia bibliografia che classifica questi fenomeni con il termine giapponese hikikomori, che letteralmente significa «confinati», «chiamati fuori». La sindrome porta nei casi più gravi all’ospedalizzazione o al suicidio. Certo, il ricorso al carabiniere ha tutta l’evidenza dell’ultima spiaggia per genitori disperati. Sarebbe stato molto meglio non arrivare a tanto, ovvio: evitare l’apartheid domestico (è il sociologo Zygmunt Bauman a ritenere che ormai si vive in tanti bunker privati autosufficienti anche all’interno delle proprie case) e magari favorire nei figli un senso della realtà attraverso l’imposizione di qualche limite senza necessariamente aborrire tutto ciò che crea conflitto e divisione. Una telefonata tempestiva ai carabinieri risolve le emergenze manon aiuta certo a crescere i propri figli.