Massimiliano Nerozzi, La Stampa 14/6/2010, 14 giugno 2010
DA PEPE A MONTOLIVO, LA PRIMA VOLTA DEGLI INSOSPETTABILI
Davanti alle onde furibonde di Città del Capo, per secoli approdo tra due mondi, l’Europa e l’estremo Oriente, ne cerca uno nuovo anche l’Italia, sbarcando qui con gente che all’improvviso dovrà smettere d’essere esordiente, o eterna promessa, e farsi esploratore di partite, e di successi. Gente come Montolivo, Pepe, Criscito, o Maggio, che solo qualche mese fa rischiava di vedersi l’attracco Mondiale contro il Paraguay da marinaio qualsiasi, appollaiato in panchina, o davanti alla tv, dal sofà di casa. Dentro a quest’enorme e fantastica astronave che hanno appoggiato a pochi passi dall’oceano, il Green Point stadium, dovranno invece farsi protagonisti, senza paura.
«Quella ancora non c’è - sorride Domenico Criscito, uno indiziato per il posto a bordo - ma magari verrà, e se ne andrà con i primi calci. Adesso mi godo il momento, giocare un Mondiale a 23 anni è pur sempre una gran cosa. E quando Lippi darà la formazione, spero che ci sia il mio nome». Mica è solo una dolce speranza, la sua, ma pure l’aspettativa di una fredda vendetta. Già tre anni fa, imbarcato sull’ammiraglia Juve, doveva dimostrare d’esser grande: lo buttarono fuori, forse precipitosamente, dopo quattro regate, e un brutto naufragio, a Roma, contro Totti, vecchio terrore dei mari. Ai bordi dell’acqua, issata la bandiera del Genoa, s’è ricostruito una fama, ha solcato un bel campionato e convinto Lippi: «Sì, sarebbe anche una piccola rivincita - continua - anche se nelle mie qualità ci ho sempre creduto. Però, se sono arrivato fin qui, un grazie lo devo anche al Genoa, e a Gasperini». Sulla fiancata sinistra della difesa toccherà a lui o, comunque scelga il comandante Lippi, a un esordiente: Maggio, se Zambrotta sarà dirottato a sinistra, o, suprema sorpresa, Bocchetti, testato nell’ultimo allenamento di ieri sera.
Sul pontile della prima seria navigazione magari faranno comodo i consigli di chi ha già conquistato il pianeta: «Un pochetto di paura c’è - ammette Christian Maggio - ma è normale. Ho parlato un po’ con Cannavaro, che è un punto di riferimento. Lippi, invece, ci ha detto soltanto che ha fiducia in noi». Come tutti, spera di essere arruolato, stasera: «Certo che ci spero». C’è chi, invece, davanti al nuovo mondo risparmia le parole e va dritto, camminando ai bordi delle transenne, filando veloce sul pullman. «Parliamo dopo la partita, dopo la partita», sorride Simone Pepe. Anche se lui, un pezzo di traversata, l’ha già fatta: dall’Udinese alla Juve, giusto prima di approdare in Sudafrica. Qui può completare il viaggio, giocandosi il varo azzurro da titolare, al posto di Camoranesi. Dovranno essere loro l’equipaggio della nuova Italia, perché pure Criscito (o Maggio) hanno spodestato un campione, Grosso, addirittura rimasto in porto.
Dovrà diventare grande in una sera, stasera, anche Riccardo Montolivo, perché non basta più solcare bene i campionati con la Fiorentina e risvegliarsi sempre più piccino sull’Italia. E poco importa se sul ponte principale c’è arrivato perché Andrea Pirlo sta ancora corricchiando a bordo campo, per il polpaccio ammaccato. «Sarebbe una grande emozione giocare - ha detto il centrocampista - e poi la Confederations Cup dell’anno scorso ce l’ho ancora qui». Lippi lo spedì in mare contro il Brasile, e si schiantò sugli scogli, come tutto il bastimento azzurro: 3-0 all’intervallo, bye bye. «Montolivo ha giocato con le infradito ai piedi», sibilò qualche collega, ironizzando sulla grinta non proprio feroce: nel caso, sarebbe il caso di levarsele, e salire a bordo.