ANNALISA CUZZOCREA, la Repubblica 12/6/2010, 12 giugno 2010
PRODI: "LA NOSTRA DEMOCRAZIA STA SOFFRENDO" - ROMA
Una democrazia che soffre a causa della legge sulle intercettazioni, un sistema in cui i giovani aspettano che qualcuno faccia loro spazio, invece di prenderselo. E un´economia che ha dimenticato la ricetta per guarire: mettere da parte un po´ di avanzo primario, e risanare il debito poco a poco. Era un Romano Prodi preoccupato quello comparso ieri al videoforum di RepubblicaTv.
Il nostro giornale è andato in stampa con la prima pagina bianca per protestare contro la legge-bavaglio. Cosa pensa di quel che sta accadendo?
«Sono preoccupatissimo. La pagina vuota esprime anche lo stato del mio animo. Ci rendiamo conto che sono mesi e mesi che si va avanti su questi temi, e solo su questi temi? Il resto è periferico, il resto passa. La continuità è data dal tentativo di controllare il Paese. In questo modo è la democrazia che entra in sofferenza, che respira male».
Molti le scrivono: »Professore torni, si ricandidi e i suoi nipoti capiranno».
«I ruoli politici li ho avuti quando mi sentivo di ricoprirli: ho vinto due volte le elezioni, due volte non è finita bene, si è interrotto uno sforzo. Credo sia giusto che adesso questo impegno diretto lo abbiano altri. Ho un´enorme fiducia nei giovani, ma non devono aspettare di essere pescati: lo spazio se lo devono trovare. Chi ha mai fatto spazio agli altri? Io posso farlo perché ho un altro lavoro, vivo benissimo, ma il politico di mestiere non può. Deve essere cacciato a calci. Succede così in tutti i paesi del mondo».
Qual è lo stato dell´arte della crisi secondo lei, come ne uscirà l´Europa?
«La crisi è occidentale, non mondiale. Gran parte del mondo va come un treno, anche se non è abbastanza forte da compensare il nostro calo. Le misure prese inizialmente – da Obama e dalla Cina – sono state giuste. L´Europa invece ha tardato e si è divisa. E ora cresce meno. Avremo una crescita dell´1,5%, il che difficilmente ci consentirà di recuperare quanto abbiamo perso».
Risaliremo?
«Ci aiuta l´abbassamento dell´euro, ma mi preoccupa l´Europa divisa. E´ il solito problema: il politico decide guardando all´umore del suo elettorato interno. So che guardando al futuro si possono perdere voti – ne sono buon testimone – ma se non lo faremo non vinceremo la sfida con la Cina, e non riusciremo ad affermare la superiorità della democrazia».
In un´Europa che cresce poco, l´Italia è un problema nel problema?
«L´Italia ha una struttura produttiva migliore di Grecia, Spagna e Portogallo. Il problema è quello che ci hanno lasciato gli anni ´80: il debito. Per guarire ci sono due strategie: o massacrare il Paese tassando tutto, le case, le fabbriche. Oppure fare come le formichine, e ogni anno mettere da parte un 4% di avanzo primario più degli altri. Avevamo iniziato a farlo, in dodici anni ci saremmo rimessi in ordine. Ma questa strategia si è smarrita, ogni categoria ha cominciato a voler essere esclusa da questo grande sforzo nazionale, e siamo rimasti nella situazione in cui eravamo».