http://www.radiomarconi.com/marconi/mameli1.html, 13 giugno 2010
IL TRICOLORE
Dal verbale della Sessione XIV del Congresso Cispadano "Reggio Emilia,
7 gennaro 1797, ore 11.
Sala Patriottica.
Gli intervenuti sono 100, deputati delle popolazioni di
Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia.
Giuseppe Compagnoni di Lugo fa "mozione che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti.
Viene decretato."
Il Tricolore Italiano, dai colori bianco, rosso e verde, fu consacrato quale simbolo della patria il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, dal Congresso dei rappresentanti di Bologna, Ferrara, Reggio Emilia e Modena, lo stesso Congresso che pochi mesi prima aveva proclamato la nascita della Repubblica Cispadana. Autore della proposta fu il patriota e letterato Giuseppe Compagnoni (Lugo 1754 - Milano 1833), rappresentante della città di Ferrara.
Nel marzo del 1796 il governo francese affida il comando dell’armata operante in Piemonte a Napoleone Bonaparte, un giovane di 27 anni. Assunto il comando, Napoleone inizia la folgorante campagna militare che isserà il tricolore della rivoluzione su tante capitali della nostra penisola.
Sconfitti gli Austriaci a Lodi, 10 maggio 1796, entra a Milano dove sventola la bandiera repubblicana, il tricolore francese.
Il giorno 11 ottobre 1796 Napoleone informa il Direttorio, il supremo organo collegiale al quale durante la Rivoluzione francese era stato affidato il potere esecutivo in Francia: ”La vicenda di Modena è perfettamente riuscita. I patrioti sono numerosi. E’ opportuno farci amici i popoli”. E a proposito dell’organizzazione della Legione Lombarda, precisa: ”Les couleurs nationales qu’ils ont adoptées sont le vert, le blanc e le rouge.” (I colori nazionali che essi [De Rolandis-Zamboni] hanno adottato sono il verde, il bianco e il rosso).
Il 6 novembre 1796 a Milano, nel corso di una solenne cerimonia in piazza del Duomo, la prima delle sei coorti della Legione Lombarda, ricevette la bandiera, seguita poi dalle altre cinque.
Napoleone incoraggiò anche i governi provvisori createsi dopo le rivolte di Reggio Emilia e di Modena contro il regime degli Estensi.
A Modena dal 16 al 18 ottobre 1796 si tenne un primo Congresso nel quale i delegati delle quattro città – Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Bologna – decisero di unirsi in una sola Repubblica che si chiamò Cispadana e di appoggiare la guerra francese contro l’Austria, arruolando una Legione Italiana di 3.000 volontari suddivisi in cinque coorti di seicento. Il confesso deliberò che ciascuna coorte avesse la sua bandiera a tre colori nazionali italiani adorna degli emblemi della libertà e che anche l’uniforme dei volontari fosse sei colori ”già ammessi dai nostri fratelli lombardi”.
Il Tricolore aveva però già fatto la sua apparizione sul suolo italiano nel 1794. Adottato come simbolo nazionale anche dalla Repubblica Italica e successivamente dal Regno d’Italia, il Tricolore seguì le fortune napoleoniche e con la Restaurazione scomparve dall’Italia. I vecchi regimi ripresero le loro tradizionali bandiere, mentre la Carboneria adottò come proprio simbolo un drappo dai colori rosso, blu e nero: gli stessi della Repubblica Partenopea.
La bandiera bianca, rossa e verde apparirà di nuovo in Italia nel 1831, con la costituzione della Giovine Italia. Il suo fondatore, Giuseppe Mazzini, farà di essa il simbolo della libertà e della volontà di rinnovamento e di unità nazionale del popolo italiano. Il Tricolore della Giovine Italia recava, da una parte, la scritta: "Libertà, Uguaglianza, Umanità"; e dall’altra: "Unità, Indipendenza".
Da questo momento l’idea dell’unità e dell’indipendenza nazionale e il Tricolore vengono strettamente associati nella mente degli italiani. Dalla spedizione di Savoia del 1834, non c’è moto o sollevazione popolare che non avvenga all’insegna del Tricolore. Nel marzo 1848 i milanesi insorgono contro gli austriaci agitando il Tricolore e cantando l’Inno di Mameli. Ciò, probabilmente, spinse Carlo Alberto ad assicurare al Governo provvisorio lombardo che le sue truppe avrebbero varcato il Ticino sotto le insegne del Tricolore (con lo scudo sabaudo al centro), nonostante lo Statuto concesso pochi giorni prima avesse solennemente proclamato, all’art. 77, che ”Lo Stato conserva la sua Bandiera [croce bianca in campo rosso, n.d.r.]: e la coccarda azzurra è la sola nazionale”.
Il Tricolore, adottato perfino dalle milizie borboniche e papali in un primo tempo inviate in soccorso dei Lombardi, sarà anche la Bandiera di Venezia e dal Governo insurrezionale della Sicilia e sventolerà in tutti i vecchi Stati italiani. Uno dei primi decreti della Repubblica Romana dichiarerà, il 12 febbraio 1849, il Tricolore Bandiera nazionale.
Pur mancando un’esplicita sanzione normativa, il Tricolore è ormai diventata la bandiera nazionale italiana: la materia riguardante la bandiera verrà, infatti, organicamente disciplinata dopo la Grande Guerra con il regio decreto-legge 24 settembre 1923, n. 2072, convertito nella legge 24 dicembre 1923, n. 2264. E nel 1947 il Tricolore, ovviamente privo del simbolo della dinastia sabauda, viene introdotto nella Costituzione repubblicana, che all’art. 12 così recita: ”La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.