RAFFAELLO MASCI, La Stampa 12/6/2010, pagina 28, 12 giugno 2010
UN PAESE PER VECCHI CON LA MINI PENSIONE
Che siamo un popolo di vecchi, l’Istat ce lo ricorda tutti gli anni nel suo Rapporto Annuale. Ora ci dice - insieme all’Inps - qualcosa in più: siamo un popolo di vecchi poveri, spesso poverissimi. Il 72% dei quasi 17 milioni di pensionati italiani, campa con meno di 1000 euro al mese e il 46% con meno di 500 euro, e sono sotto la soglia di povertà. Sì, certo, se andiamo a vedere chi sono questi signori, scopriamo che sono soprattutto pensionati «sociali», quelli cioè a cui viene dato un assegno minimo perché non hanno contributi previdenziali (o ne hanno pochissimi). E se andiamo ad indagare ancora di più, scopriamo anche che sono soprattutto al Sud, dove il lavoro nero non solo dilaga, ma ha dilagato negli ultimi decenni, cosicché moltissimi si sono ritrovati a lavorare «non in regola» e quindi senza contributi. Ancora: questa situazione di povertà endemica al Sud è anche (e soprattutto) una condizione femminile.
Eppure per le pensioni siamo un paese che spende tanto: 241.109 milioni di euro, pari al 15,38 del Pil (3,5% in più rispetto allo scorso anno). Una cifra enorme e una percentuale altrettanto enorme di Pil. Tuttavia le pensioni sono quasi l’unica voce di spesa per la sicurezza sociale: disoccupati, famiglie in difficoltà, giovani, single mothers, eccetera, hanno solo le briciole, ed è questo che ci differenzia dal resto d’Europa. In pratica, nel nostro Paese - conferma la Cgia di Mestre - con una spesa per la protezione sociale totale pari a 100, il 60,7, va in pensioni contro una media Ue-15 del 45,7. La Cgia sottolinea anche come «sia irrisoria» la nostra spesa per la disabilità (1,5% contro la media Ue 2,1%), la famiglia (1,1% contro media Ue del 2,2%), la disoccupazione (0,5% contro media Ue del 1,7%) e l’esclusione sociale (0,1% contro la media Ue dello 0,9%). «Abbiamo dato il bicchiere d’acqua a tutti, ma non abbiamo tolto la sete a chi ne ha veramente bisogno», commenta il segretario Cgia, Giuseppe Bortolussi.
Le pensioni erogate ogni mese sono quasi 24 milioni, e vengono distribuite ad una platea di quasi 17 milioni di pensionati, ciò vuol dire che quasi un terzo dei pensionati percepisce più di un trattamento: per esempio pensione più riversibilità del coniuge scomparso. Su 100 pensioni erogate 48,5 vanno al Nord, 31,4 al Sud e 20,1 al Centro, e questo non deve meravigliare, perché ci sono più pensioni dove c’è più occupazione e più popolazione. Più interessante è la rilevazione Istat sugli importi: fatta 100 la media nazionale, le pensioni del Nord sono 105, quelle del Centro 106 e quelle del Sud 88.
E quanto si prende? L’Istat risponde con precisione: «Il 45,9% delle pensioni ha importi inferiori a 500 euro mensili e il 26% ha importi compresi tra 500 e 1000 euro. Un ulteriore 13,4% presenta importi compresi tra 1000 e 1.500 euro, e solo il restante 14,7% supera la soglia dei 1500 euro». Se poi andiamo a declinare questi dati per sesso, abbiamo la conferma che ad essere poveri sono soprattutto le donne che prendono, in media, oltre 5 mila euro l’anno in meno degli uomini, senza dire che tra chi prende meno di 1000 euro le donne sono quasi il 60% (58,8%) mentre oltre i 2000 euro troviamo 20 uomini su 100, ma appena 7 donne.
In questo quadro, va però registrato che la Commissione Ue «accoglie favorevolmente» la decisione dell’Italia di innalzare l’età delle dipendenti pubbliche dal primo gennaio 2012 e spera che le misure «possano aiutare il consolidamento delle finanze pubbliche».