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 2010  giugno 12 Sabato calendario

Notizie tratte da: Eva Cantarella, L’ambiguo malanno. Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana, Feltrinelli 2010, pp

Notizie tratte da: Eva Cantarella, L’ambiguo malanno. Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana, Feltrinelli 2010, pp. 262, 9 euro.

Ambiguo malanno «Zeus, perché hai dunque messo fra gli uomini un ambiguo malanno, portando le donne alla luce del sole?» (Euripide, Ippolito, 616-617).

Pandora Come fu creata la prima donna secondo Esiodo. Irato perché Prometeo aveva rubato il fuoco agli dei, Zeus, per punire gli uomini, decise di mandare loro una sventura: Pandora, la prima donna appunto, il cui nome stava a significare che ogni dio le aveva dato un dono: bellezza, grazia, fascino, abilità nei lavori femminili, ma anche «anima di cane, e carattere ingannevole», «menzogne e blande parole». Di conseguenza, quando Pandora giunse sulla terra, tutto cambiò. Prima del suo arrivo gli uomini vivevano felici, immuni da fatiche e malattie, ma da quel momento «mali infiniti vagano tra gli uomini: piena di mali invero è la terra e pieno il mare» (Esiodo, Le opere e i giorni).

Palla e trottola Passatempi delle ragazzine greche: le bambole, il cerchio, la palla, la trottola, l’altalena.

Nozze 1 Le greche, promesse in spose in età a volte infantile, verso i 14-15 anni si univano in matrimonio con un uomo sulla trentina.

Nozze 2 Le cerimonie che accompagnavano i matrimoni più fastosi si protraevano per tre giorni. Il primo giorno il padre della sposa faceva offerte agli dei, la sposa offriva ad Artemide i suoi giochi infantili, e i due sposi facevano un bagno nuziale con acqua attinta a una fonte sacra. Il secondo giorno il padre della sposa offriva un banchetto di nozze, al termine del quale la sposa, su un carro, veniva accompagnata nella casa maritale. Il terzo giorno la sposa, nella nuova casa, riceveva i doni nuziali.

Ripudio Ad Atene la moglie infedele veniva ripudiata.

Raphanidosis Tra le punizioni inflitte all’amante della moglie infedele la raphanidosis, cioè la sodomizzazione praticata con un rafano (radice a forma di fallo nota per il suo potere urticante).

Promiscui Nel descrivere le usanze matrimoniali degli altri popoli, lo storico greco Erodoto narra che i nasamoni, del tutto promiscui, avevano l’abitudine di rendere pubblici i loro rapporti piantando un bastone nella casa della donna. Ugualmente promiscui a suo dire gli agatirsi, gli ausei e i macli, i quali, quando un bambino raggiungeva i tre anni, decidevano chi era il padre sulla base della rassomiglianza. Tra i gindani, infine, le donne si mettevano alla caviglia un anello per ogni uomo con cui si accoppiavano (più anelli sfoggiavano, maggiore era il loro prestigio).

Lupercalia A Roma, durante i Lupercalia, uomini nudi (i Luperci) armati di cinghie di pelle caprina, fustigavano le donne per combatterne la sterilità.

Fegato di gatto Tra i sistemi di contraccezione usati nella Roma repubblicana: un fegato di gatto legato al piede sinistro o un ragno legato in pelle di cervo e tenuto a contatto col corpo. Altro metodo, decisamente più efficace: una pezza di lana morbida imbevuta in sostanze capaci di impedire la fecondazione.

Nome 1 A Roma le donne, diversamente dagli uomini, non venivano mai indicate col nome individuale ma solo con quello gentilizio e quello familiare: Cornelia, Cecilia, Tullia non sono nomi individuali ma nomi gentilizi. «Non indicando le donne col prenome, i romani volevano mandare un messaggio: che la donna non era e non doveva essere un individuo, ma solo frazione passiva e anonima di un gruppo familiare».

Nome 2 Nel V secolo Macrobio loda come esempio di pudicizia quello di una donna di cui nessuno conosceva il nome.

Figli Le romane, diversamente dalle greche, educavano personalmente i loro figli.

Vino Nell’antica Roma alle donne era vietato bere vino. Narra Varrone che Egnazio Mecennio, avendo sorpreso la moglie a bere vino, la uccise a bastonate.

Gioielli Una lex Oppia, nel 215 a.C., vietò alle romane di portare gioielli in misura eccessiva e di indossare vesti troppo colorate.

Moglie 1 «L’amore rivolto alla moglie di un altro è turpe, quello rivolto alla propria è eccessivo. L’uomo saggio deve amare la propria moglie con giudizio, non con affetto. Nulla è più sbagliato che amare la propria moglie come fosse un’adultera» (Seneca).

Moglie 2 Il senatore Manilio che, essendo stato sorpreso a baciare la moglie in pubblico, rischiò di essere espulso dal Senato.

Cortesie Platone, nella Cistellaria, a proposito di una donna che è morta: «Per la prima volta ha usato una cortesia al marito».