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 2010  giugno 11 Venerdì calendario

QUERELE IN CALO, AVVOCATI DISOCCUPATI

Da lunedì prossimo Robin Bierstedt andrà a vivere nella bucolica isola di Martha’s Vineyard, sospesa tra Oceano Atlantico e costa del Massachusetts. Dopo aver difeso per 27 anni Time nelle cause per diffamazione (celebre quella di Scientology per un’inchiesta di copertina pubblicata nel 1991 e vinta dal settimanale dopo una battaglia di cinque anni) se ne va in pensione. Non perché si sente vecchia: semplicemente non c’è più lavoro. Nemmeno una querela negli ultimi 11 mesi.
Negli altri gruppi editoriali americani la situazione è analoga. Anche gli avvocati del New York Times, abituati a gestire una quindicina di casi l’anno, al momento sono disoccupati. A livello nazionale, i processi per diffamazione sono passati dai 266 medi l’anno negli Anni 80 ai 192 degli Anni 90 ai 124 del primo decennio di questo secolo (solo 9 casi nel 2009).
Giornalisti più accurati? Leggi che, tutelando con forza la libertà d’espressione e punendo solo gli errori più gravi e i casi di malafede, disincentivano i ricorsi? Certo, c’è anche un po’ di questo. E, soprattutto, un ruolo importante lo gioca la transizione all’informazione digitale: quando un errore può essere corretto tempestivamente sull’edizione online del giornale, l’ira del danneggiato scema, cala l’interesse a passare alle vie legali.
Ma c’è anche un altro aspetto del quale si parla meno volentieri: indebolite dalla crisi economica, alcune aziende editoriali investono meno in giornalismo investigativo, grandi inchieste. il lavoro che costa di più e che più facilmente suscita la reazione risentita dell’ « investigato » . I timori di un’azienda indebolita economicamente davanti ai rischi di processi lunghi e costosi sono comprensibili, ma l’indebolimento del ruolo istituzionale di contrappeso della stampa preoccupa molti negli Usa. Tanto più che avanza di pari passo un altro fenomeno legato all’indebolimento del ruolo di watchdog (cane da guardia) della stampa: l’aumento dei casi di corruzione in quasi tutti gli Stati dell’Unione (anche se siamo ancora molto lontani da quello che accade dalle nostre parti).
I giornali in crisi tagliano le redazioni e non coprono più adeguatamente l’attività politica delle capitali che in gran parte degli Stati Usa sono lontane dai maggiori centri urbani. Il New York Times ha 60 giornalisti che descrivono ciò che accade in città e solo tre ad Albany, la capitale dalla quale scaturiscono tutti gli scandali che da anni scuotono lo Stato. Stessa situazione in California col Los Angeles Times che ha 55 cronisti in città e solo 6 a Sacramento, nonostante Schwarzenegger faccia più notizia di tanti altri governatori. E così da Harrisburg capitale della Pennsylvania a Springfield, capitale dell’Illinois lontana da Chicago, l’assenza di occhi indiscreti lascia spazio al diffondersi delle commistioni tra affari e politica.
Massimo Gaggi