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 2010  giugno 11 Venerdì calendario

RUSSIA, L’ARMATA SI ROTTA: MENO BASI E TAGLI ALLA FLOTTA

La Russia ha ambizioni imperiali, ma le dure realtà di bilancio la inducono a più miti consigli. Il ministro della Difesa Anatolij Serdjukov, parlando durante il ”question time” al Consiglio della Federazione (il Senato russo), ha dichiarato che la Russia non è in grado di estendere la sua presenza militare all’estero con la creazione di nuove basi in quanto si tratterebbe di «un lusso troppo caro». Il ministro ha osservato che la Russia possiede quattro basi militari fuori del paese e l’ulteriore aumento del loro numero sarebbe troppo pesante per il bilancio.
Serdjukov ha ricordato che la Russia ha perduto la base navale che l’Unione Sovietica possedeva nel golfo di Aden. Secondo il ministro, alla Russia «farebbe comodo» avere ancora questa base che potrebbe servire alla navi per il rifornimento di carburante. Ma, ha precisato, «se si parte obiettivamente dalle possibilità finanziarie dello Stato, sarebbe complicato mantenere una simile base».
Serdjukov ha poi rivelato che anche la flotta russa del Mar Nero, basata a Sebastopoli, in Crimea, sotto sovranità ucraina, verrà ridimensionata. In seguito a trattative fra il presidente Dmitrij Medvedev ed il suo omologo ucraino ”filorusso” Viktor Janukovich, ratificate dopo una tumultuosa seduta dalla Verkhovna Rada (Parlamento) di Kiev, la permanenza della flotta russa in Crimea è stata prolungata di 25 anni (a partire del 2017). Serdjukov ha detto che il numero dei militari addetti alla base varrà ridotto senza precisare quanti uomini verranno smobilitati: attualmente il contingente russo è composto da 24.000 uomini.
Nonostante la ventilata riduzione, tuttavia, Serdjukov ha dichiarato che l’armamento e la tecnica della flotta del Mar Nero saranno rinnovati, anche grazie all’atteggiamento più ”benevolo” verso Mosca del nuovo governo ucraino.
Vittima delle nuove misure di austerità sarà anche una tipica istituzione del regime sovietico, ereditata poi dalla Russia, le cosiddette ”vojennye gorodki” (cittadelle militari), centri di concentramento delle truppe sparsi in tutto il Paese. Questi presidi della militarizzazione del territorio verranno ridotti di 40 volte: ne rimarranno in funzione 184 delle 8.000 ora esistenti. Le rimanenti verranno trasferite alle autorità regionali e municipali che le riconvertiranno agli usi civili.
Serdjukov ha confermato che l’esercito russo si svilupperà sempre più nel senso della volontarietà, con l’ingaggio di ”kontraktniki” (volontari legati da contratto con il ministero della Difesa). Attualmente i ”kontraktniki” sono 150mila, ma verranno gradualmente portati a 200-250.000.