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 2010  giugno 11 Venerdì calendario

SE L´INFANZIA CONQUISTA IL MONDO - A

sette anni un ragazzino Achuar comincia a cercare la propria visione. Lo mandano, va nella foresta amazzonica, nudo, a dormire accanto alla grande cascata e di notte, al freddo deve sognare lo spirito Arutam che gli dirà cosa sarà di lui da grande, guerriero, sciamano o semplicemente qualcuno che non ha mai ricevuto la visione. La sposa magnificata dal grande poeta spagnolo Antonio Machado aveva dodici anni e morì di parto a quattordici. Storici come Philippe Aries e Ivan Illich ci hanno raccontato che l´infanzia, "i bambini" e gli adolescenti sono un´invenzione della fine dell´Ottocento ed un´invenzione tutta Occidentale. Sono l´invenzione di una società in cui lo Stato si occupa di disciplinare i suoi sudditi.
Oggi in una società sottoposta all bombardamento della televisione e di governi "controllori" tutti i cittadini vengono bambinizzati e soprattutto i bambini, quelli che potrebbero portare del nuovo, del contrastante, la creatività dirompente, distruttiva e costruttiva degli appena nati. Il nostro secolo è caratterizzato dalla neutralizzazione del bambino, scuola, mercato, televisione ci si sono applicati specialmente. In buona parte delle società indigene e tradizionali i bambini fanno parte integrante del mondo degli adulti, apprendono, vivono in mezzo a loro, ne rinnovano le stanche gesta. Questo ha un risvolto negativo, quello dello sfruttamento minorile, ed uno positivo, il rinnovamento della società. Rajiv Gandhi ad un recente comizio ad Ahmedabad aveva di fronte a se una platea di migliaia di giovani e ripeteva che l´India è un paese pieno di possibilità perché ha un 50 per cento di popolazione al di sotto dei vent´anni. Da noi le cose vanno diversamente. A fronte di una società vecchia e reazionaria si trattano i giovani che emergono come "eccezioni", enfants prodiges, fenomeni da baraccone, adulti in miniatura, freaks che confermano la regola dei bambinoni e dei bamboccioni. Ma è normale che un ragazzino abbia più agilità e freschezza mentale di un adulto e soprattutto più creatività, se non gliel´ha già spenta la tv e la devastazione della scuola pre e postgelminiana. Oggi la società ha bisogno di essere rassicurata di fronte al pericolo che rappresentano i bambini. Anni fa organizzai, nell´ambito delle sfilate di moda per bimbi, all´Ospedale degli Innocenti di Firenze una mostra dal titolo Perfetti e invisibili. Da una parte ci stavano i bambini come li vuole la nostra società, paffuti e ricciutelli, dall´altra i bambini "invisibili", i bambini di strada di Calcutta ma anche i bambini giapponesi che vivono nel quartiere dell´elettronica di Tokyo. La mostra non fu molto gradita dagli organizzatori delle sfilate. Due visioni opposte, ma che rispondono, la prima al bisogno degli adulti di difendersi dal nuovo e dall´inaspettato. I bambini vengono resi "inservibili" e se ne mantengono alcune eccezioni per divertire gli adulti. I superdotati sono anch´essi una tipica invenzione nostra. Tutti i bambini rispetto agli adulti sono superdotati. Il linguista Roman Jakobson ci ha spiegato, ripreso da poco da Alison Gopnik, in un bel libro uscito a Londa The philosophical Baby, che i bambini prima dei tre anni possono parlare tutte le lingue e solo dopo devono costringersi a limitarsi ad una o due. In molte culture tradizionali i bambini sono considerati degli "estranei" come se fossero una etnia a parte, ma con loro si viene a patti, li si interroga perché loro sono più prossimi all´origine e quindi sanno più cose di noi che ne siamo già lontani. La nostalgia per l´infanzia che pervade morbosamente la nostra società è una nostalgia di quando eravamo più intelligenti, più profondi, vivevamo il presente pienamente e avevamo un´enorme creativa curiosità.