GIAN ANTONIO ORIGHI, La Stampa 11/6/2010, pagina 31, 11 giugno 2010
IL GURU DELLA CRISI? UN PENSIONATO
A vederlo, sembra uno dei tanti pensionati inglesi che vivono nella bellissima Catalogna: aria da bohemien, molto alla mano, simpatico e con l’inconfondibile accento della sua nativa Liverpool. Eppure Edward Hugh, 61 anni, economista specializzato in macroeconomia applicata, è stato uno dei pochi a prevedere, nel 2007, la crisi della Spagna. E persino quella della Grecia 3 mesi prima del clamoroso default del suo debito sovrano del dicembre scorso. Un prestigio che ha guadagnato grazie ai suoi blog (uno anche sull’Italia) che frequentano guru mondiali come il Nobel all’Economia Paul Krugman o Nouriel Roubini. Non solo: persino il Fmi lo ha consultato per la situazione economica del Paese in cui è emigrato da 20 anni.
Hugh, che adesso si è trasferito in campagna perché il caos metropolitano gli impedisce di riflettere, possiede solo un portatile. Ieri era a Figueras, vicino al confine francese dove l’abbiano raggiunto telefonicamente, per far un giro. Ma i media che contano, dal New York Times alla Cnn, continuano ad osannare le sue analisi che sono veri e propri arieti. «Non sempre ci prendo, solo a volte. E sono un famoso da 15 minuti, come diceva Andy Warhol», si schernisce modesto questo laureato della London School of Economics che per sbarcare il lunario fa da da 5 lustri l’insegnante d’inglese, oltre che collaborare con La Vanguardia di Barcellona ed il finanziario Expansion.
«Nel mio campo ci sono molti specialisti in micro-economia o in macroeconomia teorica, ma non nella mia specialità. Il mio primo blog (fruibile anche su Facebook) è del 2002. Con Krugman sono entrato in contatto 10 anni fa con una e-mail per il suo interesse per il Giappone - spiega Hugh -. Credo che seguo una linea di studio che dà risultati, la capacità di analizzare situazioni complesse ed al contempo l’influenza dei processi demografici nello sviluppo dell’economia». proprio l’invecchiamento della popolazione la chiave che gli permette di predirre, molte volte con precisione, i crash. Ed anche di essere pessimista, speriamo che stavolta abbia torto, sul futuro dell’euro. «La moneta unica era basata su di un modello che prevedeva una progressiva armonizzazione dell’economia della Ue. Abbiano visto che ciò non è accaduto», spiega questo britannico che preferisce il vino al the. Il corollario di questo economista che viaggia in pantaloncini corti e sandali è che l’euro affronta gravi pericoli entro 2-3 anni. «Se la Spagna o la Grecia non ritornano ad essere competitive, c’è il pericolo che la Germania si stanchi di pagare, perché il maxi-prestito della Ue per Atene è di 3 anni, ed esca dall’euro», vaticina Hugh. Per il blogger più seguito da Wall Street le vie d’uscita, ad esempio per la Spagna, sono lacrime a sangue a livelli mai visti. «La Spagna non solo deve rimettere a posto i suoi conti, ma deve anche ridurre del 20% sia i salari che i prezzi. Ridurre il costo del lavoro non basta, perché altrimenti non si incrementa il con sumo interno e non si riesce ad assorbire il milione di case nuove invendute». Un’altra via, per esempio da seguire per l’Italia, è quella dell’incremento demografico, per annullare il peso del sistema pensionistico sul Pil. «Bisogna fare più figli, anche se c’è una ricetta del medio periodo, oltre ad aumentare la competitività. Poi ci vogliono disciplina fiscale che cominciate ad applicare, riforme strutturali e del mercato del lavoro per permettere ai giovani, che sono molto preparati, di creare proprie imprese - sintetizza Hugh, che ama molto il Belpaese, e soprattutto la Toscana, oltre che il nostro cinema e scrittori come Calvino e Buzzati, e che ha imparato persino il catalano-. Infine allungare l’età pensionabile, misura che comprensibilmente non piace ma che è indispensabile».