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 2010  giugno 10 Giovedì calendario

ITALIA LIBERA DALLA SHARIA CHI SPOSA UN ISLAMICO NON DEVE PI CONVERTIRSI

Da ora si può sposare una musulmana senza doversi convertire per forza all’islam. Passa alla Camera dei deputati, non senza difficoltà ma all’unanimità, un emendamento al disegno di legge sulla semplificazione, che abolisce l’obbligo di pronunciare, prima di contrarre matrimonio, la shahada, l’atto di fede che recita: ”Allah è grande e Maometto è il suo profeta”.
«Per l’Italia e per gli stranieri è una giornata storica!», commenta Souad Sbai, la parlamentare del PdL che, assieme al collega Manlio Contento, si è fatta promotrice della modifica all’articolo 116 del codice civile. Non cambia il testo che impone allo straniero che vuole convolare a nozze in Italia di presentare un nulla osta delle autorità competenti del proprio Paese. Se però, per concederlo, al cristiano si impone l’abiura, si tratta di un ricatto bello e buono. Finora eravamo una nazione sottomessa in silenzio al diktat coranico, accettato con rassegnazione. Ora basta. E pensare che si tratta di una vittoria ottenuta dall’islam moderato e, al tempo stesso, di una donna di origine marocchina. La Sbai lottava da un anno contro i timori di urtare la sensibilità dei fondamentalisti, ma ora, dice, «finalmente le norme che regolano il matrimonio tra un cittadino italiano e una straniera sono state semplificate di modo che l’unione matrimoniale italiana non sia più piegata a leggi estere che spesso sono lesive del principio di uguaglianza tra uomo e donna costituzionalmente ga-
rantito, nonché del principio della libertà di matrimonio e di quella di confessione».
Per il diritto coranico un musulmano può sposare un’infedele, perché tanto è l’uomo a comandare in famiglia e inoltre la sharia impone che i figli vadano educati nella fede del padre. Ma la musulmana, in teoria e in pratica, non gode della parità. Perfino in giudizio la testimonianza di un maschio vale come quella di due donne, dinanzi a un tribunale sharaitico. Quando si tratta di matrimoni misti, perciò, si ricorre a una formalità. Da qui, le numerose conversioni religiose dei cittadini italiani spesso necessarie per sposare una donna straniera. Ma si tratta di una discriminazione di genere imposta alla futura sposa, dalle leggi del Paese di provenienza della donna. E si crea un conflitto con i principi di uguaglianza sanciti dalla Costituzione italiana.
Il groviglio giuridico, ora, viene risolto con una nuova norma. la stessa Sbai a spiegarla: «Da oggi, in caso di rifiuto del nulla osta, o decorsi i termini di 90 giorni, l’ufficiale di stato civile è tenuto a verificare che le leggi del Paese di provenienza di un coniuge non entrino in contrasto con l’ordine pubblico italiano, come previsto dal diritto internazionale privato secondo cui, in tal caso la legge straniera non può essere applicata».
Nel caso contrario, sarebbe rimasta aperta una breccia giuridica pericolosa nell’ordinamento italiano. Vi si sarebbe prima o poi insinuata, con l’aiuto del multiculturalismo, l’intolleranza violenta del fondamentalismo islamico.