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 2010  giugno 10 Giovedì calendario

Un populismo che nasconde i veri sprechi Trovo ridicola e cialtronesca la decisione della Commissione di Vigilanza Rai di trasmettere i compensi dei conduttori nei titoli di coda delle trasmissioni, esito raggiunto grazie a un emendamento votato all’unanimità da una maggioranza e un’opposizione ormai ostaggio del peggior neo-pauperismo giacobino

Un populismo che nasconde i veri sprechi Trovo ridicola e cialtronesca la decisione della Commissione di Vigilanza Rai di trasmettere i compensi dei conduttori nei titoli di coda delle trasmissioni, esito raggiunto grazie a un emendamento votato all’unanimità da una maggioranza e un’opposizione ormai ostaggio del peggior neo-pauperismo giacobino. Non bastava pubblicare tutti i costi e compensi Rai (tutti, però) sul portale internet, come suggeriva la serietà e Sergio Zavoli: macché, dovrà andare in onda l’invidia sociale affinché i cittadini, superficialmente, «conoscano e giudichino» come ha detto Giorgio Merlo del Pd. E su quale base, di grazia? Non scriveranno, nei titoli di coda, quanti soldi una trasmissione porti effettivamente in azienda in termini pubblicitari, non scriveranno se un compenso a un conduttore sia legato solo a quella trasmissione o spalmato su altro in termini d’impegno e di tempo. Non scriveranno un accidente, soprattutto, di tutto quello che possa far comprendere davvero perché la Rai è uno spaventoso carrozzone con un passivo centinaia di milioni di euro con diecimila dipendenti più tremila precari, totale 13.248, una follia. FOLLIE DA CARROZZONE Non scriveranno neppure l’elenco delle società e case di produzione che hanno appalti in Rai, il quanto e il come, gli amici e i parenti; non scriveranno le miriadi di dirigenti e direttori perfettamente disoccupati che incassano scintillanti stipendi per fare precisamente niente; non scriveranno il singolo ammontare di tutti gli stipendi pubblici come sarebbe giusto; non spiegheranno insomma esempio a caso come sia possibile che al neopensionato Gianni Minoli vadano due milioni di euro per una consulenza. MISCHIARE TUTTO Macché: mischieranno indistintamente servizio pubblico e puro intrattenimento voglio vedere che si incaricherà del distinguo e a finire «giudicati» ed esposti, senza un criterio simultaneamente comprensibile, saranno soltanto coloro che bene o male il carrozzone lo mandano avanti nell’ora di massimo ascolto, coloro che ripagano tutto il resto, coloro che fanno e devono fare audience perché altrimenti alla terza puntata li chiudono. Non fosse chiaro, io sono per la trasparenza massima: ma autentica, accessibile, totale, non nascosta sotto una punta dell’iceberg che scorra in titoli di coda che nessuno legge mai, e che, appunto, nasconde un iceberg. Che capolavoro di dispotismo capitalista. Il Codacons ha già chiesto che vengano messi anche i compensi delle televendite. Sul Corriere.it, ieri, già si chiedeva che in coda sia elencato anche il percorso fatto dai giornalisti per entrare in Rai. Un lettore proponeva che anche i cronisti della carta stampata, «siccome sono in parte, dipendenti dello Stato, assieme alla firma dell’articolo riportino il compenso annuo lordo». E non può esserci fine.