Varie, 10 giugno 2010
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Gardini Nicola
• Petacciato (Campobasso) 1965. Scrittore. Si laurea a Milano in Lettere Classiche, nel 1990 si trasferisce a New York, dove consegue il Dottorato in Letteratura Comparata. Dal 2007 vive in Inghilterra e insegna Letteratura Italiana all’Università di Oxford. L’esordio poetico è del 1995, con La primavera (Einaudi). Al suo primo romanzo, Così ti ricordi di me (Sironi, 2003) segue Lo sconosciuto (Sironi, 2007) e nel 2009, I baroni. Come e perché sono fuggito dall’Università italiana (Feltrinelli) • «Questo libro andrebbe adottato obbligatoriamente in ogni corso di ogni facoltà di ogni università. Come testo propedeutico. Per mettere in guardia gli studenti - o, come si diceva un tempo, i discenti - da coloro che stanno loro di fronte - ovvero i docenti. Perché spesso, in Italia purtroppo molto spesso, i docenti, che dovrebbero preparare la futura classe dirigente del nostro Paese, non sono altro che baroni, cioè persone di potere e non di sapere, avidi promotori dei propri esclusivi interessi personali. I Baroni è il titolo del doculibro di Nicola Gardini [...] dal sottotitolo quanto mai eloquente Come e perché sono fuggito dall’università italiana. Il libro è la storia, raccontata in prima persona, della fuga dall’Italia di uno dei più fini e competenti comparatisti, nonché elegante poeta e prosatore, brillante saggista e traduttore (sua, da ultimo, la curatela del Meridiano Mondadori delle Poesie di Ted Hughes). Un intellettuale come ormai se ne vedono pochi, poliglotta e poligrafo, in grado di comporre versi in greco antico. Non un semplice erudito, ma un vero e proprio artista, sensibile e multiforme. Ebbene questa enorme risorsa per il Paese è stata costretta a fuggire all’estero, a Oxford dove adesso insegna, stimato e riverito. Nel 1999 Gardini, professore di greco e latino in un liceo di Milano, già affermato poeta e traduttore, vince un concorso per ricercatore universitario a Palermo. Lo vince da esterno, senza appoggi, superando il cosiddetto candidato ”locale”, che nel 99,9% dei casi è da sempre il vincitore designato. Per chi non conoscesse il funzionamento dei concorsi universitari va detto solo questo: vince chi è più raccomandato. Punto. Gardini - eccezione che conferma la regola - vince il concorso perché è il più meritevole, ma senza volerlo e saperlo - non si può sfuggire alla logica dei baroni! - diventa la pedina di un gioco più grande di lui. Perché i baroni ”non hanno nessuna fretta. Per una mossa ben fatta sono capaci di aspettare anni. Non utilizzano l’asso, se per vincere basta il due di picche”. Infatti una delle vincitrici in pectore di Palermo, fidanzata di un futuro barone, gli porterà via, anni dopo, il posto da associato. L’entrata in servizio è deprimente: fin da subito Gardini è il ”problema Gardini”. A Palermo è indesiderato, come studio gli danno una specie di sgabuzzino, non gli fanno fare lezione, e quando finalmente gli affidano un seminario deve svolgerlo tra gli ostruzionismi dei colleghi. Nonostante tutto, ama studiare e insegnare, e resiste tenacemente. Resiste soprattutto al pericolo di trasformarsi anche lui in un barone: "L’esperienza peggiore [...] fu il compiersi in me di una metamorfosi mostruosa: vicino a quell’uomo [l’ennesimo barone] io non ero più io! Ero diventato come lui. Ero diventato uno di loro!”. Valvole di sfogo vitali sono i semestri che riesce a trascorrere negli Stati Uniti, dove tiene corsi e prosegue le sue ricerche. Intanto in Italia viene parcheggiato nella sede distaccata di Feltre, in attesa di qualcosa. Cioè di un concorso da associato, che al terzo tentativo gli conferisce la tanto sospirata ”idoneità”. Ma anche a Feltre non c’è più posto per il ”problema Gardini”. E nemmeno nella vicina Padova. Bisognerebbe tornare a Palermo. Ma anche laggiù ha solo nemici. Dunque la fuga all’estero. [...]» (Flavio Santi, ”Il Riformista” 9/5/2009).