ALESSANDRO ALVIANI, La Stampa 10/6/2010, pagina 30, 10 giugno 2010
JAIN UN INDIANO PER DEUTSCHE BANK
Sono passati tre anni da quando il numero uno di Deutsche Bank, Josef Ackermann, si prese gioco del suo collaboratore più prezioso, Anshu Jain, durante una conferenza stampa. «Vedete - scherzò Ackermann - non ha risposto in inglese per cattiveria, è solo che non parla tedesco e non va neanche a lezione». Intanto Anshu Jain, responsabile della divisione Global Markets e co-direttore dell’investment banking, ha preso lezioni di tedesco, guadagna più del suo capo e si prepara a prendere il suo posto.
Secondo il quotidiano Handelsblatt, è lui il favorito nella corsa alla successione ad Ackermann. Una corsa ancora lunga, visto che il contratto dell’ad scadrà nel 2013. Anche per questo, ieri, un portavoce di Deutsche Bank parlava di «speculazioni prive di fondamento». Eppure il dibattito è partito e a scatenarlo è stato lo stesso Ackermann. «Sto conducendo da mesi intensi colloqui col presidente del consiglio di sorveglianza Clemens Börsig» sul tema della successione, ha detto a fine maggio.
Secondo alcune voci Ackermann potrebbe lasciare in anticipo, forse a inizio 2012. In tal caso Anshu Jain sarebbe in pole position. Il mago nel commercio di derivati, azioni e bond sta per accrescere il suo peso nell’istituto: sembra che Michael Cohrs, co-responsabile insieme a lui dell’investment banking e capo del global banking, lascerà presto Deutsche Bank e cederà a lui i suoi compiti. Non solo, ma se c’è un banchiere a cui Ackermann deve gli eccezionali risultati degli ultimi anni, se ce n’è uno che ha contribuito a trasformare Deutsche Bank da istituto guardato dall’alto in basso dai big della finanza mondiale a temuto concorrente sui mercati, quello è proprio Jain. Nel 2009 l’80% degli utili di Deutsche Bank è arrivato dall’investment banking, percentuale salita nel primo trimestre di quest’anno al 90%. Una performance che conferma i soprannomi di "Money Maker" e "bond junkie" che Jain si porta dietro da tempo, nonostante non rispecchi affatto lo stereotipo dell’investment banker. Certo, anche lui ha conosciuto i suoi eccessi: nel 2007 avrebbe investito 4 milioni di dollari per convincere i Rolling Stones a suonare un paio di pezzi a un convegno di Deutsche Bank. Per il resto, però, viene descritto come un tipo modesto, che conduce una vita appartata insieme a moglie e due figli a Londra. Nato 47 anni fa in India (sarebbe il secondo manager non tedesco nella storia a guidare Deutsche Bank, dopo lo svizzero Ackermann), ha studiato a Nuova Delhi e in Massachusetts. Dal suo Paese natale ha ereditato, oltre alla passione per il cricket, l’avversione per la carne: i suoi genitori lo hanno educato seguendo i principi del jainismo, una religione indiana che fa del vegetarismo uno dei suoi capisaldi e rifiuta il principio delle caste.
La sua carriera comincia a Wall Street, dove lavora come Managing Director per Merrill Lynch. Nel 1995 approda a Deutsche Bank, seguendo il genio della finanza Edson Mitchell, morto nel 2000. Da allora inizia una scalata inarrestabile, bloccata solo nel 2008 dagli effetti della crisi, e non dimentica di stringere legami coi politici tedeschi, a cominciare da Angela Merkel. Per non compromettere gli equilibri interni dell’istituto, sempre in bilico tra gli investment banker di Londra e i tradizionalisti di Francoforte, Deutsche Bank potrebbe però affidarsi anche a un doppio ad per il dopo Ackermann: a Jain potrebbe affiancarsi ad esempio Rainer Neske, responsabile per i clienti privati e business.