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 2010  giugno 10 Giovedì calendario

HOLLYWOOD PERDE L’ESCLUSIVA, ARRIVA L’OSCAR FAI DA TE - C’è

l’Oscar del panettiere, l’Oscar del galoppo, della fantascienza, della comicità, del basket, dell’amicizia e persino del piacere. All’ufficio italiano brevetti sono registrati almeno 200 marchi con il nome del noto premio di Hollywood. Tutti potenziali nemici dell’Academy del cinema, che da qualche anno ha cominciato a trascinare in tribunale chiunque registrasse marchi con quel nome, a partire dalla Rai con le sue trasmissioni «l’Oscar del vino» con Antonella Clerici e l’«Oscar della Tv» con Daniele Piombi. Chissà se la direttrice dell’Academy,Margaret Herrick, che secondo leggenda diede il nome alla statuetta dicendo che somigliava a suo zio Oscar, immaginava che avrebbe creato tanto scompiglio. Dopo una prima sentenza Usa contro le pretese di esclusiva dell’Academy, anche il tribunale di Roma ha stabilito che in Italia la parola oscar può essere usata da tutti come sinonimo di premio. • La si potrebbe chiamare la guerra degli Oscar. E non si tratta di una competizione tra grandi star di Hollywood che si contendono la nomination per la celebre statuetta. invece una vera e propria guerra legale che l’Academy Motion Picture Arts and Sciences, che gestisce il prestigioso premio cinematografico, ha scatenato per mezzo mondo allo scopo di vietare a chiunque l’utilizzo della parola oscar per un marchio o una manifestazione collegata a premi. Tra i primi a finire nel mirino dell’Academy è stata la Rai con i programmi diffusi negli States attraverso Rai International come Oscar della Moda, Oscar del vino, Oscar tv dell’anno. Ma poi il raggio di azione si è allargato in Europa, per colpire tutti i marchi o brevetti con la parola oscar, soprattutto se collegati alle trasmissioni televisive. così che nella vicenda, a partire dal 2005, è stata coinvolta l’Associazione italiana sommelier, in particolare la sezione di Roma, che aveva ideato l’Oscar del vino la cui conduzione è affidata ad Antonella Clerici. Dopo una battaglia andata avanti per ben cinque anni, l’Ais Roma ha ottenuto un primo successo che costituisce un importante precedente: il tribunale di Roma, con una sentenza depositata a febbraio, ha sancito la «volgarizzazione» della parola oscar, ovvero la possibilità di utilizzarla come sinonimo di premio. Per le persone di lingua italiana può sembrare un risultato scontato, ma non è così. L’Academy aveva subito una prima sconfitta nel 2007 proprio in casa, perchè un giudice americano, in occasione della causa intentata contro la Rai, aveva stabilito che l’Academy non poteva avere l’esclusiva su quel nome. E pur trattandosi di una sentenza provvisoria negli States faceva giurisprudenza. Purtroppo, però, quella decisione non aveva valore per la legge italiana. La Rai aveva deciso così di sospendere o cambiare norme alle sue trasmissioni: l’Oscar del vino è diventato Premio internazionale del vino, mentre l’Oscar della moda è sparito, così come è stata sospesa la trasmissione condotta da Daniele Piombi, l’Oscar della tv, prodotto dalla Publishow e i cui diritti venivano ceduti alla tv nazionale. Dopo la sentenza Usa, Piombi ha citato in giudizio l’Academy in Italia per ottenere la «volgarizzazione » del termine oscar e in quella causa è intervenuta "ad adiuvandum" anche la Rai.
Ma in attesa di una decisione, la sentenza ottenuta dall’Ais diventa un clamoroso precedente.
In verità c’erano state altre due decisioni sulla stessa linea, sempre del tribunale di Roma, intentate dai detentori del marchio dell’Oscar della bellezza italiana nel mondo e dell’Oscar della musica. andata meno bene in altre cause, come quella relativa all’Oscar del galoppo.
I soggetti potenzialmente interessati dalla sentenza del tribunale di Roma sono centinaia. Nel testo della decisione il giudice parla di almeno 230 marchi registrati con questo nome. L’Academy aveva accusato l’Ais di aver «posto in essere un’operazione parassitaria» con l’Oscar del vino, poichè sfrutta la celebrità della manifestazione Usa utilizzando il premio «come contraffazione per identità di segno e rischio di confusione». Il giudice ha respinto queste tesi, sostenendo che non c’è alcun rischio di confusione con un evento che riguarda i vini, ma soprattutto che «la parola Oscar ha ormai assunto nel linguaggio italiano un proprio significato ed è divenuto sostanzialmente sinonimo della parola premio». L’Academy è stata anche condannata a pagare spese per oltre 18mila euro. Adesso ha tempo fino a ottobre per fare appello, ma in tal caso anche la Rai sarebbe pronta a dare supporto all’Ais Roma. «Questa sentenza è un precedente importante per il settore industriale e per la proprietà intellettuale- spiega l’avvocato Tiziana Grassia, che assieme all’avvocato Marina Petronio assiste l’Ais Roma - perchè la parola oscar potrà essere utilizzata alla stregua di premio e non si potrà più parlare di contraffazione». L’Academy ha cercato di opporsi alla registrazione del marchio Oscar del vino anche in Europa. «Anche in Spagna e in Germania- continua Grassia- la querelle è finita davanti a un giudice».