Ilaria Sesana, Avvenire 8/6/2010, 8 giugno 2010
SUICIDI E PROTESTE, CARCERI AL COLLASSO
Un bollettino di guerra che si aggiorna giorno dopo giorno, nella speranza che non si arrivi mai al peggio. Ventinove suicidi nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno (l’ultimo domenica, nel carcere di Salerno), una violenta protesta nel carcere genovese di Marassi, rumorose ’battiture’ di stoviglie contro le sbarre a Novara, Padova, Vicenza e San Vittore durante tutto il fine settimana.
Sono solo gli ultimi episodi del crescente malessere che si registra nei penitenziari italiani. «La situazione è sempre più grave, rischia di degenerare ulteriormente in vista dei mesi estivi e sarebbe davvero grave ed irresponsabile non mettere in campo una strategia d’urgenza ormai non più rinviabile», attacca Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe).
Le protesta di Genova è stata la più violenta: i detenuti del secondo piano della prima sezione hanno incendiato lenzuola e suppellettili, sette di loro si sono poi barricati all’interno di una cella. Solo il deciso intervento della polizia penitenziaria ha permesso di riportare l’ordine.
Bilancio: due agenti feriti. A Novara, invece, rumorose ’battiture’ fino a tarda notte, episodi che si erano verificati anche nei due penitenziari di Padova, a Vicenza e a San Vittore. «Il sistema-carcere è saturo. Non sappiamo più dove mettere i detenuti», denuncia Angelo Urso, segretario nazionale della Uil Pa penitenziari.
Basti il caso di San Vittore, dove venerdì mattina c’erano 1.592 detenuti (a fronte di una capienza di poco più di 900 posti letto, ndr.), già nel pomeriggio gli agenti non sapevano dove collocare 13 nuovi giunti.
Le richieste di sfollamento, per alleggerire la pressione sul penitenziario milanese infatti, procedono a rilento: nelle altre carceri italiane c’è più posto per gli ’sfollati’ di San Vittore.
Inoltre, come se non bastasse, i trasferimenti devono fare i conti con le difficoltà ad acquistare i biglietti aerei perché i fondi, denuncia ancora la Uil Pa, sono esauriti da un pezzo e l’istituto ha un debito di circa 100mila euro con le agenzie di viaggio.
E c’è poi il dramma, inarrestabile, di quanti muoiono dietro le sbarre: uno ogni due giorni, secondo le stime dell’Osservatorio permanente sulle morti in carcere. Con il suicidio di Alessandro Lamagna, 34enne che domenica mattina si è impiccato con un lenzuolo nel carcere di Salerno, sale a 83 il numero di persone morte in cella dall’inizio dell’anno.
Ventitré si sono impiccati, mentre 54 sono morti per malattia e «cause da accertare».
Complessivamente, dal 2000 a oggi, sale 1.680 il numero di detenuto morti nei penitenziari italiani (583 i suicidi).
Numeri impressionanti, se si tiene conto che la popolazione detenuta è costituita prevalentemente da persone giovani (due terzi dei reclusi hanno meno di 40 anni e soltanto 2.500 sono ultrasessantenni) che raramente dovrebbero morire per ’causa naturale’. «Se la stessa frequenza dei decessi in carcere si verificasse nell’intera popolazione italiana denuncia l’Osservatorio permanente sulle morti in carcere- assisteremmo ogni anno alla scomparsa di tanti under 40, quanti ne abitano in una città delle dimensioni di Firenze».