Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 09 Mercoledì calendario

 CINESE L’IMPERATORE DEI FRIGO

 l’imperatore degli elettrodomestici, il marchio numero uno al mondo, davanti all’americana Whirlpool e alla coreana Lg. Anche se in Europa il nome dice ancora poco. Il gruppo cinese Haier, fondato nel 1990, nel 2009 ha registrato un fatturato di 18,2 miliardi di dollari (15,2 miliardi di euro) e 560 milioni di utili. Oggi conta 29 stabilimenti e 60 mila addetti che hanno prodotto finora 17 milioni di frigoriferi, 10 milioni di televisori, altrettanti telefoni cellulari, 6 milioni di lavatrici e 5 milioni di climatizzatori. Numeri da capogiro, che hanno fatto fare il balzo alla vecchia fabbrica di frigoriferi di Quingdao, nel Nordest della Cina.
Ed è proprio al mercato locale, soprattutto quello rurale, che Haier deve il suo grande successo. Grazie a elettrodomestici dal design rudimentale, ma sufficientemente resistenti per sopportare alte temperature, freddi polari o forte umidità. «Nelle campagne i nostri apparecchi sono spesso lasciati all’esterno», spiega Sun Shubao, uno dei dirigenti di Haier. «Essi consumano poca acqua ed elettricità e sono venduti a soli 1.600 yuan», ovvero 160 euro.
Solo nelle aree rurali lo scorso anno il gruppo ha venduto 10 milioni di elettrodomestici. Un successo dovuto, oltre che a una rete vendita capillare, costituita da 6.500 negozi in tutto il paese, soprattutto alla politica di sostegno al settore decisa da Pechino all’inizio del 2009.
Sono ormai lontani i tempi in cui, tra il 1984 e il 1990, l’impresa, ormai quasi in fallimento, aveva concluso una partnership con la tedesca Liebherr, approfittandosene per appropriarsi delle sue tecnologie. Al termine dell’alleanza la cooperativa Qingdao Liebherr, il cui azionariato resta tuttora segreto, si è trovata un nome dall’assonanza tedesca, Haier, appunto e ha adottato un logo con due bambini, che simbolizza la cooperazione cino-tedesca.
La sfida del gruppo è ora quella di conquistare il mercato europeo. Dal nuovo quartier generale di Neuilly, guidato dal francese René Aubertin, Haier vuole scrollarsi di dosso l’immagine basso di gamma tuttora appiccicata ai fabbricanti cinesi di elettrodomestici. Senza rinunciare all’entry level, dunque, il gruppo punta all’alto di gamma, contando soprattutto sui televisori Led e cercando di migliorare il design dei suoi prodotti, oltre che la qualità.
«Per giocare e vincere in un mondo globalizzato», recita uno dei numerosi tazebao affissi nelle fabbriche Haier, «l’essenziale è la qualità, la qualità, la qualità».