Franco Adriano, ItaliaOggi 9/6/2010, 9 giugno 2010
UN FEDERALISMO COS NON SI ERA MAI VISTO
Come un qualsiasi gruppo privato sul mercato, le Regioni italiane a sei mesi dalla scadenza elettorale potranno rivogersi a Deloitte, Ernst and Young, Kpmg o PricewaterhouseCoopers (che si staranno già fregando le mani) per certificare il bilancio, pubblicarlo e presentarlo in un Consiglio regionale straordinario. «Così la campagna elettorale si farà sull’emersione delle consistenze e si eviteranno i commissariamenti dopo l’apertura delle urne». Il federalismo così come lo ha disegnato ieri a Montecitorio, Luca Antonini, presidente del Copaf (Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale), non lo aveva mai spiegato nessuno. Eppure, prima di lui aveva appena parlato il ministro alle Semplificazione Roberto Calderoli spalleggiato dal collega di partito Davide Caparini, presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali. Avevano annunciato la road map del governo per il prossimo anno. Le parole di Antonini diventavano anche il paradigma per tradurre in pratica quanto nelel stesse ore stava affermando il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, a margine del Consiglio dell’Ecofin a Lussemburgo: «Il federalismo fiscale è l’unico modo per tenere sotto controllo la spesa pubblica in Italia. Siamo l’unico paese in Europa ad avere degli enti locali irresponsabili rispetto alla spesa pubblica». Insomma, per la prima volta, ieri, sul federalismo (almeno come lo intendono nella maggioranza e nel governo) è stato possibile vederci un po’ più chiaro. Adesso si spiega tutta l’operazione di riclassificazione di tutti i bilanci regionali che non vanno a rappresentare la spesa del federalismo, ma lo strumento per valutare i trasferimenti da sopprimere. Stai a vedere che Tremonti con il federalismo non solo non si sta preparando a dei costi in più, ma addirittura vorrà risparmiare. «In Germania c’è una regola contabile unica per le amministrazioni come per le società private», ha affondato Antonini facendo riferimento al codice civile di una nazione federale «che ha molto da insegnarci». Ecco perché quando deve spiegare la riforma utilizza queste parole: « un’imponente operazione di razionalizzazione della spesa pubblica», niente di più e niente di meno. Il chiaro riferimento alla spesa sanitaria lo spiegherà nei particolari a Italia Oggi: «Sulla sanità ormai si può dire che sia commissariato tutto il centro-sud (si tratta di cinque regioni Lazio, Campania, Calabria, Molise, Abruzzo e anchela Sicilia non se la passa bene ndr)», ha spiegato, «il federalismo servirà per uscire da questa situazione di continua anomalia». L’idea «innovativa» della certificazione dei bilanci regionali è recente ed è sorta quando Ettore Jorio è stato chiamato a far emergere le consistenze del bilancio sanitario della regione Calabria finito completamente fuori controllo. E se stabilire i costi standard «sarà ancora un’operazione complessa», ammette Antonini, «sulla modernizzazione del sistema di spesa pubblica ci siamo». Caparini ha collocato il federalismo fiscale così: è uno dei quattro pilastri su cui si regge tutto il pacchetto di consolidamento finanziario e strutturale del governo. Gli altri tre pilastri, sono i tagli alla spesa e le misure di recupero dell’evasione fiscale e contributiva; la riforma delle pensioni che va ora a regime e gli incrementi salariali collegati agli aumenti di produttività
L’incontro ha preso spunto dal testo «Federalismo fiscale: principi e attuazione» di Gianfranco Bronzetti, professore di Diritto Amministrativo presso l’Università degli Studi di Trento, Mario Mosconi, Giudice del Tar della Lombardia, e Federico Palmieri, membro della Commissione per le Questioni regionali.