Varie, 9 giugno 2010
Tags : Mario Benedetti
Benedetti Mario
• Paso de los Toros (Uruguay) 14 settembre 1920, Montevideo (Uruguay) 17 maggio 2009 • «Scrittore di culto in Uruguay, dov’è nato, in Argentina e a Cuba, dove riparò in esilio prima di approdare in Spagna [...] Negli anni Sessanta del secolo scorso [...] raggiunse il successo mondiale con due romanzi di notevole impalcatura stilistica oltre che di contenuto, Grazie per il fuoco (tradotto in italiano nel 1972) e La tregua (ristampato da Nottetempo nel 2006) [...] Romanziere raffinato e tendente alla ricerca interiore e allo scandaglio dei sentimenti (da qui la sua ammirazione giovanile per Machado e poi per Onetti), Be nedetti fu anche poeta ”adottato” dai musicisti che ne hanno ricavato canzoni e ballate rimaste famose in Uruguay, Argentina, Cuba. La condizione di esiliato fu fonte d’ispirazione per questo scrittore dall’animo inquieto e dichiaratamente ateo, anche se cultore di un religioso amore per gli esseri umani più sfortunati e deboli: da qui la sua scelta politica che gli procurò non pochi guai, compreso l’espatrio forzato, quando aveva cinquantatrè anni. L’esilio, dunque: l’irrimediabile sradicamento, la perdita della propria identità e del proprio equilibrio esistenziale. Come per gli emigrati che dopo l’agognato ritorno in patria si rendono conto di non poter più vivere dove erano nati, così Mario Benedetti assaporò la delusione del reduce, quella sorta di sindrome da ”ritorno dall’esilio”. Vento dell’esilio è l’eloquente, autobiografico titolo di una sua raccolta poetica del 1983. La lucida consapevolezza dell’impossibilità di una vita felice per gli esseri umani fu la sua seconda materia ispiratrice. Tema, questo, compiutamente affrontato, dal punto di vista letterario, nei già citati romanzi Grazie del fuoco e La tregua. Ed è quest’ultima opera, a nostro avviso, a meritare di essere ricordata per l’attualità dei temi trattati e per la verità esistenziale che esprime. La tregua racconta un momento di felicità in un uomo qualunque come raramente con la scrittura si è riuscito a fare. Ma un momento, appunto, ed è questo il senso di quel titolo: un intervallo, una tregua tra il nulla del prima e il nulla del dopo, per non dire tra il dolore e la sofferenza del prima e del dopo. Val la pena ricordare brevemente la trama del romanzo. Un uomo in età quasi di pensione, riluttante protagonista di una vita grigia e ormai senza scopo, si innamora di una donna molto più giovane di lui e che per un momento – soltanto quello – lo fa felice. Questo romanzo è stato accostato a un film di Truffaut, La calda amante, del 1964, se non altro per la capacità di rappre sentare, in ogni sfumatura, la passione amorosa ed erotica di un uomo maturo, quella che, impareggiabilmente, seppe raccontare il nostro Svevo. Ma a noi, lettori di questo inizio di secolo, il romanzo di Benedetti fa pensare al mondo narrativo del più recente Philip Roth. E questo, per uno scrittore nato all’inizio del secolo scorso in un marginale angolo dell’America del Sud, ci sembra un omaggio non piccolo [...]» (Matteo Collura, ”Corriere della Sera” 19/5/2009).