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 2010  giugno 08 Martedì calendario

IN ASCENSORE CON TRE PAPI

Trentadue anni trascorsi in Vaticano come consulente tecnico della Otis Italia, azienda per la produzione, installazione e manutenzione degli ascensori. Così tra un piano e l’altro, tra un intervento e una verifica, Stelio Vanni, classe 1925, oggi in pensione, ha avuto modo di conoscere tre Pontefici, Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI. I ricordi più emozionanti della sua lunga e non facile vita sono legati proprio all’attività svolta con tanta dedizione da fargli meritare la medaglia d’oro per la fedeltà al lavoro. Soprattutto, i suoi ricordi, non possono prescindere da quegli incontri ravvicinati con i Papi che in 32 anni si sono alternati in Vaticano. Il signor Vanni va indietro e comincia a raccontare: «Giovanni XXIII l’ho incontrato proprio in ascensore. Un giorno lavoravo a un piano e ho chiamato l’ascensore per verificarne il funzionamento, dopo il mio intervento. Quale è stata la mia sorpresa nel vedermi dinanzi, all’apertura delle porte, la statuaria figura del papa buono che mi ha elargito un sorriso e una battutina, scherzando con me come se mi avesse conosciuto da sempre. Ecco, di Giovanni XXIII mi hanno colpito in particolare le sue battute simpatiche e affettuose, la sua maniera cordiale e schietta di parlare non solo con me ma con tutti, con parole semplici.». Di Pio XII e Paolo VI il signor Vanni ricorda la grande riservatezza. «Un sentimento che condivido in pieno perché mi appartiene e ha caratterizzato tutta la mia esistenza. Pontefici schivi, la cui presenza, però , inculcava dentro di me, una grande serenità d’animo ed una pace interiore. Emozioni che mi penetravano dentro e segnavano positivamente la mia quotidianità, il mio essere padre di famiglia e marito felice di Vania, il grande e unico amore della mia vita». «Vania Cadolini - racconta Vanni - è la donna che ha condiviso con me sessant’anni di matrimonio, ai quali vanno aggiunti quelli del fidanzamento. Ci siamo conosciuti da adolescenti: lei aveva 14 anni, io 15. Eravamo ai giardini di piazza Risorgimento e ci siamo subito giurati amore eterno. La guerra ci ha diviso, ma lei ha saputo aspettarmi». L’affetto e la dedizione per la sua Vania - che gli ha dato due figli, Daniela e Stefano - ha attraversato sessant’anni di matrimonio. I ricordi continuano a emergere: «Ci siamo sposati a ottobre del 1947, e nel 2007 avremmo dovuto festeggiare l’anniversario di matrimonio. Vania se ne è andata due mesi prima. Ma per me è sempre presente nella vita di tutti i giorni». E tanto era l’amore per la moglie che Stelio Vanni non le ha mai svelato tutta la sofferenza patita nei diciotto lunghi mesi in cui è stato prigioniero in Austria, durante l’ultima guerra. «Ero specialista elettricista nell’Aeronautica e questo mi ha salvato la vita» - continua - . Durante la prigionia mi hanno fatto fare i lavori più duri. Poi un giorno un alto funzionario dell’esercito tedesco chiede se tra di noi ci fosse qualche elettricista. Io ho alzato la mano e ho suggerito al mio compagno più caro di alzarla con me. Mi hanno condotto in alcune stanze nelle quali ho rimesso a posto collegamenti distrutti, compresi impianti telefonici che sono riuscito a rimettere in sesto grazie ai ricordi di quando, da ragazzo ero aiutante apprendista per una ditta che aveva l’appalto telefonico al Senato. Finita la guerra, insieme con altri ex prigionieri romani, abbiamo percorso a piedi 350 chilometri, da Innsbruck a Verona. Da qui con mezzi di fortuna siamo arrivati a Roma». Il signor Vanni si considera romano doc, legato, fin dalla nascita al quartiere Prati dove ancora abita. Da casa sua a Città del Vaticano ci vogliono solo pochi minuti a piedi. Così il ricordo del suo lavoro tra gli ascensori dei papi si mantiene vivo e si ravviva quando l’ascensore del suo palazzo fa i capricci. Ma è difficile far parlare il signor Vanni del suo passato tra le mura vaticane. Ed è stato difficile fargli confessare che il riserbo di Paolo VI, nel quale riconosceva il suo, gli suscitava una fortissima emozione. « stato il Pontefice che forse ho incontrato più volte», dice. Infine un ricordo per suo padre, funzionario dell’Aeronautica Militare, amico di Italo Balbo. «Mio padre è stato capogruppo meccanico per la famosa trasvolata e io ne conosco tutti i particolari grazie ai suoi racconti». Alla vigilia del suo ottantacinquesimo compleanno che cade il prossimo 6 luglio, con questi ricordi, il signor Vanni ha voluto rendere un omaggio alla sua Vania e ai pontefici che ha conosciuto e amato.