STEFANO SEMERARO, La Stampa 7/6/2010, pagina 44, 7 giugno 2010
INTERVISTA A FRANCESCA SCHIAVONE
Schiavone, cosa si pensa il giorno dopo?
«Penso che ho sofferto davvero tanto, ma che ho realizzato il mio sogno di bambina. Ho sempre desiderato questo Slam, non mi sono persa una finale, non ho lasciato nulla al caso, ho studiato cosa facevano Nadal e Federer. Ho imparato molto dagli altri».
Cosa ha provato, vincendolo?
«Richiedetelo fra un po’. Ho lasciato tutto sul campo».
Da dove viene questo successo?
«Da molto lontano. I miei genitori, la gente con cui lavoro hanno sempre creduto che dentro di me ci fosse qualcosa di speciale».
Lei è anche un grande spot per il tennis italiano.
«Macché spot, quelli sono Brad Pitt e Angelina Jolie. Io sono onorata di questo successo che nessuno mi può togliere ma di cui possono godere tutti».
Com’è la vera Schiavone?
«Generosa, a volte troppo, perché non metto limiti. Amo stare con la gente quando è il momento, e da sola quando voglio. Per fortuna sono libera di scegliere, per questo sto bene con me stessa e con gli altri».
vero che ha la passione dei motori?
«Sì, in particolare per la mia moto. Quando metto il casco e apro il gas, bè mi sento proprio libera».
Che cosa le fa paura?
«Errori ne faccio, non sono perfetta. Ho paura che mi scappi via questa sensazione di gioia e condivisione. Spesso sono in giro per il mondo, non posso occuparmi degli altri come vorrei».
Il prossimo sogno?
«Ne ho tantissimi. Ora devo gestire la nuova situazione. Ho imparato tante cose nuove, sono felice e pronta a scoprire altro di me, di questo mondo».
Qualche anno fa non era così aperta...
«Ero più chiusa, introversa. Ora ho capito quando aprirmi e cosa fare. Sono cresciuta con una educazione stretta, non conoscevo tante persone, andavo a sbattere nella società. Ora ho bei ricordi che mi fanno vivere bene».
Come è nato il rapporto con Barazzutti?
«In Fed Cup. Lui mi dà modo di esprimermi per come sono, animalesca, istintiva, estrema, disordinata. Mi ha accettata per quello che sono, mi ha voluto bene, mi ha ordinata, ha investito il suo tempo, la passione che ha nel tennis. E io per ringraziarlo gli ho regalato questo Roland Garros. Ci stiamo coccolando a vicenda».
Poi c’è il resto del suo staff...
«Renzo Furlan, con il quale sto lavorando da 7 mesi a tempo pieno a Tirrenia. Stefano Barsacchi il mio preparatore fisico, che mi allena alla perfezione: mai sentita così bene. Giovanni Parmigiani, il preparatore mentale che mi ha dato modo di scoprire me stessa e il mondo: non ero facile. Poi il mio dottore Luigi Formica, un secondo padre da 10 anni».
E mamma e papà...
«Grandi! Mio padre al telefono mi ha detto ”sto bene ma sono stanco”. Ho risposto: lo so, sono sangue del tuo sangue. Si è messo a piangere, gli ho urlato ”daddy, non puoi piangere, sei un uomo!”».
A chi somiglia di più?
«Fisicamente a papà, la forza l’ho presa da mamma, come l’istinto e l’impulsività. La sensibilità da tutti e due: non se la sono sentita di venire a Parigi per l’emozione. Sono proprio figlia loro».
Cosa le manca ora?
«Il calore dei miei amici, ma fra pochissimo lo avrò. No, non mi manca niente, sono una donna fortunata».
Ci racconta la Schiavone attraverso i suoi colpi?
«Il rovescio è naturalezza, fluidità, istinto. Il diritto è la potenza che sento dentro, con quello attacco, mi difendo, faccio male. Il servizio lo sto scoprendo: sono più veloce e potente di quanto pensavo! La volée è il mio lato artistico, John McEnroe mi ha detto che è grande: dico, cosa volete di più?».