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 2010  giugno 07 Lunedì calendario

LA GRANDE TRUFFA DELLA SUINA

Le critiche al modo in cui l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha risposto alla pandemia di influenza H1N1 sono cresciute di una tacca, venerdì scorso, con la pubblicazione di un’inchiesta condotta congiuntamente dal British Medical Journal (BMJ) e dall’Agenzia di Giornalismo Investigativo di Londra (BIJ), e con il rapporto adottato quello stesso giorno dalla Commissione sanità dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. La prima rivela che alcuni degli esperti che avevano partecipato alla redazione delle linee guida dell’Oms per le pandemie erano sul libro paga di due industrie farmaceutiche - Roche e GlaxoSmithKline - che producono medicinali o vaccini contro i virus influenzali. Il secondo sottolinea una «mancanza di trasparenza» nella gestione della crisi del virus H1N1 da parte dell’Oms e delle istituzioni sanitarie pubbliche, le accusa di aver «dilapidato una parte della fiducia che gli europei hanno in questi organismi» e ritiene che «questo declino di fiducia in futuro potrebbe rappresentare un rischio».
Un anno dopo l’annuncio, l’11 maggio 2009, dell’inizio della pandemia influenzale, molti governi occidentali si ritrovano con scorte inutilizzate di farmaci antivirali e vaccini contro il nuovo virus A (H1N1), ordinati a un carissimo prezzo, mentre la banca JP Morgan valuta il giro d’affari tra 5,8 e 8,3 miliardi di euro. Emerge che, a partire dal 1999, data delle prime linee guida dell’Oms per le pandemie, alcuni esperti con un ruolo chiave nella loro elaborazione hanno legami di interesse con gli industriali. Le raccomandazioni vengono scritte da quattro esperti in collaborazione con il «Gruppo di lavoro europeo sull’influenza» (Eswi). «Ciò che questo documento non rivelava è che l’Eswi è interamente finanziato da Roche e dagli altri produttori di vaccini e che due degli esperti, René Snacken e Daniel Lavanchy, l’anno prima avevano partecipato a eventi finanziati da Roche», scrivono i giornalisti britannici Deborah Cohen e Philip Carter.
L’articolo cita diversi altri esperti coinvolti in documenti strategici dell’Oms, che sono stati retribuiti dagli industriali e hanno pubblicato degli articoli sull’utilità dei farmaci retrovirali (Tamiflu della Roche o Relenza di GlaxoSmith Kline), utilità oggi contestata all’interno della comunità medica.
«Nessun dettaglio è stato fornito dall’Oms in risposta alle nostre domande», scrivono Cohen e Carter. I due giornalisti deplorano anche il segreto tenuto dall’Oms sulla composizione del comitato d’urgenza, messo in piedi dalla direttrice generale, che l’ha consigliata sul momento in cui dichiarare la pandemia: «Una decisione che ha scatenato i costosi contratti per i vaccini in tutto il mondo», commenta nel suo editoriale la direttrice di Bmj, Fiona Godlee.
Interpellato da «Le Monde», il portavoce dell’Oms, Gregory Hartl, precisa che «ogni volta che l’Oms riunisce degli esperti, fa compilare una dichiarazione di interessi, che è sottoposta alla valutazione del presidente del comitato di esperti, ma non le pubblica perché contengono informazioni di ordine privato».
Per quanto riguarda il comitato di urgenza, Hartl precisa che la sua composizione sarà resa pubblica quando avrà terminato la sua missione, una misura mirata «a evitare che i suoi membri subiscano pressioni, tenuto conto delle conseguenze enormi delle decisioni prese». Anche il rapporto redatto da Paul Flynn, parlamentare britannico socialista, e adottato il 4 giugno dalla Commissione Sanità dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, accusa l’Oms di dar prova di una «grave mancanza di trasparenza» nei suoi processi decisionali, cui si aggiunge «la prova schiacciante che la gravità della pandemia è stata largamente sovrastimata dall’Oms».
Il documento sottolinea che «è soprattutto il passaggio rapido verso il livello 6 della pandemia, in un momento in cui l’influenza dava sintomi relativamente modesti, combinato con il cambiamento di definizione dei livelli di pandemia poco prima dell’annuncio della pandemia H1N1, che ha sollevato preoccupazioni e sospetti nella comunità scientifica». Il rapporto sarà sottoposto all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e dei suoi 47 stati membri il prossimo 24 giugno.
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C’era una volta un Paese che incaricò i propri «nerds» di mettere sull’avviso gli abitanti se i lupi avessero minacciato i polli. Un giorno quei pericolosi animali furono avvistati. Ma quanti lupi c’erano e quale minaccia rappresentavano? La foresta era grande e non c’era abbastanza tempo per scoprirlo prima del tramonto, in modo che gli abitanti in preda al panico fossero avvertiti e comprassero i fucili. Ma, intanto, un lupo piccolo e magro uscì dal bosco, uccise due polli e fuggì. I nerds-esperti cercarono di spiegare che c’erano tanti lupi, probabilmente nascosti più in là. Ma gli abitanti del villaggio, irritati, linciarono i «nerds».
Comincia con questa parabola il lungo articolo in cui il prestigioso settimanale scientifico internazionale «New Scientist» fa il punto sull’uragano che si sta abbattendo sull’Oms e gli scienziati-consulenti a libro paga, per altre ricerche, dei colossi farmaceutici Roche e Glaxo SmithKline, produttrici di farmaci contro l’influenza A.
Non c’è dubbio che col senno di poi non si può negare che ci sia stato enorme spreco di denaro pubblico e un allarmismo forse ingiustificato sui rischi che i cittadini europei correvano a causa dell’influenza A. Di chi la colpa? Solo dei «nerds» del villaggio globale? Prima di puntare i fucili su di loro, occorrerebbe ricordare che i governi europei avevano chiesto all’Oms di coordinare la risposta alla minaccia pandemica. Quando questa si è profilata all’orizzonte nell’aprile 2009, tutti i Paesi hanno fatto pressioni per avere milioni di dosi di vaccino. Del resto il virus, contro cui la popolazione non aveva difese immunitarie, si stava diffondendo a livello globale, e non si sapeva se sarebbe stato aggressivo o mite, come poi si è rivelato. Secondo «New Scientist» e molti scienziati, mettere a punto i vaccini era la cosa giusta da fare, date le conoscenze scientifiche e tecnologiche a nostra disposizione.
Un’altra volta, nella storia, si è verificato un simile «fiasco», come fu chiamato allora: avvenne, negli Stati Uniti, nel 1976, a Fort DIX, e la minaccia dell’influenza suina spinse ad una vaccinazione di massa e con effetti collaterali sulla salute che provocarono una cascata di cause legali. «Meglio i vaccini senza pandemia, che una pandemia senza vaccini», commentò il presidente degli Stati Uniti, Carter. Con la nostra mancata pandemia, bisognerà stabilire se vi siano responsabilità di scienziati e ricercatori e quanto sia stata intaccata la credibilità dell’Oms e la sua capacità di far sentire la propria voce.