Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera 08/06/2010, 8 giugno 2010
SUGLI OGM, ANCORA UNA VOLTA LA UE DECIDE ALLA PONZIO PILATO
Una delle specialità dell’Unione europea è «decidere di non decidere». Un classico dell’orrore istituzionale. Stando alle notizie in arrivo da Bruxelles, accadrà anche per gli Ogm, i prodotti agricoli (e non) geneticamente modificati. Il Commissario europeo alla Salute, il maltese John Dalli, ha ultimato la proposta che sarà approvata il prossimo 13 luglio dal collegio guidato da Josè Manuel Durao Barroso. La nuova normativa dovrebbe completare la base giuridica (2003) piuttosto vaga che si fonda sul principio della «coesistenza» tra le colture tradizionali e quelle bio-tech (mais in primo luogo).
Si profila un cambiamento che vorrebbe essere un punto di equilibrio tra lobby contrapposte: la Commissione allungherà la lista (piuttosto esigua) delle sementi Ogm ammesse, ma ogni Stato sarà libero di decidere se autorizzarne o vietarne la coltivazione sul proprio territorio nazionale. Come dire: Bruxelles se ne lava le mani, fate voi. L’iniziativa dovrà essere approvata dal Consiglio dei ministri (cioè i 27 governi Ue) e dal Parlamento di Strasburgo. Ma questo schema ha ottime possibilità di passare, perché evita a tutti uno scontro su una delle materie più sensibili per i consumatori-elettori. La contrapposizione decisiva, in realtà, non è quella tra le multinazionali che vivono di Ogm come la Monsanto e le associazioni degli agricoltori che fanno muro (in Italia Coldiretti). Ciò che pesa in modo determinante è lo sfaldamento su questo punto specifico dell’asse franco-tedesco. Alla Francia, che si considera la patria dell’agricoltura di qualità, si giustappone la Germania che investe senza risparmi sulle biotecnologie (la patata Amflora brevettata dalla Basf è solo l’inizio). E, come sempre, quando Parigi e Berlino non sono d’accordo, la Commissione non va da nessuna parte. Ma questa volta l’atteggiamento rinunciatario indebolisce uno dei pochi poteri di Bruxelles davvero comunitari (gli altri sono l’Antitrust e la politica commerciale).
L’incapacità di dire un «si» o un «no» agli Ogm rappresenta un oggettivo passo indietro nel progetto di integrazione culminato nel 2002, con l’insediamento dell’Autorità per la sicurezza alimentare di Parma.
Giuseppe Sarcina