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 2010  giugno 06 Domenica calendario

I BERLUSCONES BELLI E RAMPANTI CHE VOLEVANO RIFARE LA POLITICA

Una maledizione pare incombere sulla pubblica amministrazione di Milano, ed è quella che colpisce la generazione dei quarantenni chiamati un po’ spregiativamente «berluscones»: professionisti di bella presenza e di prestigiosa esperienza nel campo del lavoro, insomma quella «Milano del fare» arrivata in politica dalla società civile per portare la propria competenza ed efficienza.
Benché le due vicende non siano paragonabili - e non solo per il differente côté giudiziario - viene difficile infatti non accostare le disavventure di Paolo Massari con quelle di Milko Pennisi, il consigliere comunale e presidente della commissione Urbanistica arrestato l’inverno scorso mentre incassava - proprio davanti a Palazzo Marino, sede del Comune - la seconda tranche di una mazzetta da diecimila euro nascosta dentro un pacchetto di sigarette. Tutti e due sono del Pdl. Tutti e due erano già di Forza Italia. Tutti e due sono scesi in campo negli Anni Novanta, insieme con molti altri, per «una Milano pulita», come si chiamava un club cui Pennisi prese parte nel 2002.
Belli, benvestiti, educati, figli della Milano bene (anche se Pennisi è nato a Mondovì), tutti e due hanno fatto parte di quella speranza di un ricambio generazionale della politica su cui tanto affidamento ha fatto Berlusconi. Portavano entrambi a Palazzo Marino curriculum che ne garantivano l’estraneità a quel mondo di «parassiti» che è quello, secondo una certa visione, dei politici di professione.
Pennisi - nato nel 1962 - ha fatto la maturità classica al celeberrimo liceo Parini, poi si è laureato alla Statale in giurisprudenza con una tesi in diritto ecclesiastico. Non ha scelto però la professione di avvocato, optando per un master in comunicazione d’impresa a Publitalia. Quindi, nel 1993, la decisione di entrare in politica, fondando con alcuni ex Pli il circolo «Cittadini per la Democrazia liberale», che si proponeva «di partecipare attivamente - scrisse lo stesso Pennisi - al processo di cambiamento di quegli anni». Infine, l’elezione come consigliere prima in Provincia e poi in Comune con Forza Italia.
Paolo Massari - classe 1966, milanese doc - si è laureato invece alla Bocconi, ha fatto il giornalista al Giornale di Montanelli, al Sole-24 Ore e a Panorama, quindi è approdato a Mediaset; dal 1997 è consigliere comunale e insegna sociologia allo Iulm, altro «tempio» milanese.
Vite (quasi) parallele di due azzurri di belle speranze. Ciascuno dei due ha un proprio sito ufficiale. Massari, nel suo, compare sulla home page in giacca e cravatta, molto professionale. Il sito di Pennisi è ora oscurato: quand’era accessibile, il consigliere Pdl mostrava invece di sé un altro tipo di immagine, anche se comunque sempre in linea con la «religione» del successo e del benessere: a torso nudo sulla sua barca e in spiaggia, quindi in compagnia di Dida, il portiere del Milan, squadra di cui Pennisi è tifosissimo. Bei momenti che sembrano lontani.
Guai a infierire sui vinti. In particolare, Massari al momento non è certamente colpevole di alcunché. Quando, nel novembre scorso, la Moratti gli affidò l’assessorato all’Ambiente, disse che s’era trattato di «un fulmine a ciel sereno» e che non riusciva a trattenere la gioia. Adesso un altro fulmine, ben meno gioioso, ha colpito lui e la sua famiglia (è sposato e ha due figli). Forse Massari paga proprio una di quelle immagini da bon vivant che tanti meriti fanno acquisire in un certo ambiente. Sempre nel novembre scorso, il giorno della sua nomina, il sito Affaritaliani.it scrisse di lui: «Non solo politica nella sua vita. Tra le sue skills anche il fascino del latin lover (dicono le voci più maliziose). Prima di sposarsi con Olivia e fin dagli anni della laurea in economia alla Bocconi pare fosse molto apprezzato dal gentil sesso. Un Casanova del palazzo: sportivo (sempre in giro in scooter con giubbotto da moto) e charmant». Mai come adesso, Massari spera che tali voci siano appunto solo «maliziose».