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 2010  giugno 08 Martedì calendario

L’INCOGNITA FEDERALISTA DIETRO LE OSTENTAZIONI SULL’IDENTITA’ PADANA

Le pagine del quotidiano della Lega inondate di foto e servizi sulla «Nazionale padana» di calcio che ha vinto i «mondiali» dei popoli senza patria non sono una novità. Ma il fatto che vengano proposte mentre il partito di Umberto Bossi mostra freddezza verso la squadra italiana ai Mondiali in Sudafrica è un indizio. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli propone di tagliare gli stipendi dei calciatori super-pagati, destinando la cifra alla manovra economica. E, di fronte all’accusa di fare demagogia a buon mercato, risponde con la frase canonica: «La gente è con me». L’aspetto demagogico è indubbio. Ma mira al consolidamento dell’identità del Carroccio: come l’elezione di «Miss Padania» e il tentativo fallito di mettere in competizione Roma e Venezia per le Olimpiadi.
Forse, però, questa rinnovata insistenza sull’identità territoriale ha anche a che vedere con le incognite legate alla sorte del federalismo fiscale. Dietro una sicurezza ostentata, Bossi nutre una genuina preoccupazione che la riforma sia resa irrealizzabile da costi incompatibili con la crisi. Il risultato è quello di una Lega che da una parte continua a mostrarsi il partito della stabilità. pronta ad appoggiare Silvio Berlusconi sulle intercettazioni; ad assecondare rispettosamente il capo dello Stato, Giorgio Napolitano; e perfino a mediare fra il premier e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel tentativo frustrato di riportare un simulacro di tregua nel Pdl.
In parallelo, tuttavia, i lumbard accentuano un profilo locale che crea le premesse di una tensione costante con gli alleati. Il giornale La Padania pubblica con evidenza sondaggi secondo i quali sulla «questione morale fiducia solo nella Lega». Oppone la classe dirigente «pulita» del Carroccio a quella di tutti gli altri partiti, di governo e d’opposizione. Se non si fosse lontani dal 2013, verrebbe da pensare ad una lunga campagna elettorale alla fine della quale Bossi potrà presentarsi alleato di chiunque, a partire dal centrodestra; ma con una specificità più marcata del passato.
Il sodalizio col Cavaliere, d’altronde, è sempre più quello con il ministro dell’Economia. «La Finanziaria la fa Giulio Tremonti e non è un mio avversario», ha risposto Bossi a chi nei giorni scorsi gli chiedeva se temesse per il federalismo. Col Pdl i rapporti sono agrodolci a livello locale, dopo il successo leghista alle regionali di fine marzo. Continua a rimbalzare l’eco velenosa dello scontro fra il governatore del Veneto, Luca Zaia, e il ministro berlusconiano dell’Agricoltura e suo predecessore, Giancarlo Galan. In realtà, l’unica alleata che la Lega vuole accreditare in questa fase appare la Chiesa cattolica: il Carroccio non perde occasione per sottolineare una sintonia crescente, seppure esagerandola in modo strumentale.
Al Carroccio il sostegno dell’episcopato cattolico serve per dare dignità alle sue tesi. Vale per il federalismo; e ora potrebbe valere rispetto all’Islam. L’assassinio in Turchia di monsignor Luigi Padovese viene usato per una lettura «padana» dei rapporti con il mondo musulmano. Ieri Asianews, l’agenzia del Pontificio istituto per le missioni estere, ha attribuito la decapitazione del prelato ai fondamentalisti. Sarebbe stato un omicidio rituale islamico, che ha fatto criticare «le prime convinzioni del Vaticano, secondo cui l’uccisione non avrebbe risvolti politici e religiosi». E la Lega si è affrettata a lodare Asianews per «il coraggio di dire la verità»: una verità che puntella indirettamente la strategia anti-musulmana dei lumbard.
Massimo Franco