Sergio Rizzo, Corriere della Sera 08/06/2010, 8 giugno 2010
IL CLIENTE «PUBBLICO» PAGA ORMAI A 180 GIORNI
Sarà la crisi che continua a imperversare. Oppure il «cattivo esempio» che viene dalla nostra pubblica amministrazione. O la ormai proverbiale lentezza della giustizia civile. Sarà, magari, il combinato disposto di tutte queste cose. Fatto sta che i tempi di pagamento nei confronti delle imprese fornitrici, già biblici, si sono allungati ancora. Ormai si è passati dagli 88 giorni del 2009 ai 96 giorni di quest’anno, secondo il calcolo fatto dall’Ufficio studi della Confartigianato utilizzando i dati Intrum Justitia: e questo, si badi bene, per i soli rapporti fra imprese private. Quando invece il cliente è la pubblica amministrazione, si va alle calende greche.
I tempi medi di pagamento avrebbero raggiunto in questo caso 186 giorni, contro i 128 dello scorso anno. Il ritardo si sarebbe ampliato ancora di quasi due mesi (58 giorni), a fronte di una media europea invece ridotta di 4 giorni, essendo scesa da 67 a 63 giorni.
Impietoso è il confronto con alcuni Paesi dell’Unione. In Germania la pubblica amministrazione paga mediamente in 36 giorni, impiegando a far fronte ai propri impegni soltanto un giorno in più rispetto a un qualsiasi privato. In Norvegia ci mette invece trenta giorni esatti, lo stesso tempo che dovrebbe essere previsto dalle direttive europee. In Finlandia non soltanto lo Stato paga in neppure un mese (24 giorni, per la precisione), ma regola le pendenze con i fornitori più rapidamente delle stesse imprese private (27 giorni in media).
Non serve davvero altra spiegazione per capire come abbia fatto la nostra pubblica amministrazione ad accumulare un debito di almeno 60 miliardi di euro nei confronti dei propri fornitori. Una massa di denaro che incombe come un macigno sui conti pubblici, al punto da aver indotto il governo italiano ad assumere, al di là delle prese di posizione ufficiali, un atteggiamento palesemente ostruzionistico verso la proposta di Bruxelles di imporre il limite tassativo di un mese per i pagamenti. Limite, va detto con chiarezza, che in Italia sarebbe irrealistico applicare anche ai rapporti fra imprese private, visto che oggi anche lì i tempi medi sono tre volte superiori.
E se l’esempio che viene dai clienti «pubblici» non è certamente dei migliori, nemmeno la lentezza della giustizia civile, secondo la Confartigianato, incoraggia i debitori a onorare in tempi decenti gli impegni assunti. Per far rispettare un contratto davanti a un giudice qui servono mediamente 1.210 giorni, contro i 515 della Spagna, i 399 del Regno Unito, 394 della Germania e 331 della Francia. Rispetto alla media dei Paesi Ocse, che è pari a 462 giorni, ce ne vogliono da noi 748 di più. Nessuno stupore, perciò, che utilizzando i parametri della Banca mondiale l’Italia si collochi per l’efficienza della giustizia civile al posto numero 170 di una graduatoria che comprende 183 Paesi.
Sergio Rizzo