Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 07 Lunedì calendario

MA PERCHE’ IL PARTITO DEMOCRATICO SI SCALDA TANTO SULLA MASSONERIA? - I

recenti casi, da cui la richiesta di incompatibilità tra l’appartenenza alla massoneria e al Partito democratico, ripropongono vecchi pregiudizi tipici della destra autoritaria, del centro clericale e della sinistra comunista. Intendiamoci: l’allarme per le congreghe segrete volte a obiettivi truffaldini ed eversivi è cosa seria che merita il codice penale, ma non mi pare che di tal natura sia il caso dell’attuale massoneria, almeno della famiglia classica del Grande Oriente d’Italia, che sembra vivere una tranquilla esistenza associativa’ imputabile se mai di scarsa valenza civile’ dopo avere rotto drasticamente con quella P2 a cui erano iscritti uomini di quasi tutti i partiti compresi non pochi democristiani. Ma qual è stato il rapporto della massoneria con le sinistre? I massoni vennero espulsi nel 1914 dal Partito socialista (e riammessi nel 1946), considerati filofascisti da Gramsci, condannati dalla Terza Internazionale di Stalin e poi messi al bando dal fascismo perché portavano con sé l’eredità liberale e democratica del migliore Risorgimento. Durante il ventennio l’antifascismo democratico fu intrecciato con una parte della massoneria in esilio: pochi ricordano massoni come i repubblicani Facchinetti e Pacciardi (ministri della Difesa), Carlo Sforza (ministro Esteri), i liberali come il ministro del Tesoro Soleri, i socialisti, giellisti e radicali Ugo Lenzi e Umberto Cipollone (gran maestri), Francesco Fausto Nitti (amico di Turati), gli intellettuali Calogero e Jemolo che fiancheggiarono con la rivista La Cultura. Anche nel dopoguerra i comunisti furono antimassonici, pur se alla Costituente sedevano supposti «fratelli» come Concetto Marchesi, mentre i socialisti non frontisti e i democratici radicali conservavano antichi legami con le logge laiche e umanistiche. Massoni di primo piano appartennero al Partito d’azione, alla Democrazia del lavoro (Bonomi, Ruini, Cerabona…) e quindi nel successivo mezzo secolo ai partiti socialista, socialdemocratico, repubblicano e liberale, nonostante l’ostilità di Benedetto Croce e Gaetano Salvemini. Togliatti avversò la massoneria per il duplice motivo dell’apertura ai cattolici e per la pretesa del comunismo nazionale di appropriarsi dell’eredità risorgimentale. Nel ventennio postbellico la filiera della massoneria, ricostituita nel 1944 sotto la spinta dei liberatori americani, si adoperò per agevolare i rapporti tra Italia e Stati Uniti (e con le democrazie europee) che portarono al Patto atlantico e al progetto europeista: anche perciò si consolidò l’alleanza tra i partiti laici e la Dc di De Gasperi, in contrapposizione con i comunisti, i neofascisti e le destre e sinistre cattoliche, ostili alla liberaldemocrazia occidentale. Questi gli antefatti. In seguito la massoneria nei suoi rami cosiddetti «deviati» ma fortemente incidenti sulla vicenda nazionale, è stata all’origine di tristi vicende – trame in ambito Nato, tentativi autoritari, degenerazioni partitocratiche, affarismo finanziario, cricche di potere pubblico e privato – che solo in parte possono essere attribuite alla Guerra fredda. Le dichiarazioni del gran maestro socialista Lino Salvini di avere contribuito con 150 parlamentari all’elezione alla presidenza di Leone, e di Licio Gelli di tenere in pugno il Paese, fanno parte più della millanteria che della storia. In sostanza, come già scrisse Renzo De Felice nel 1978, «la massoneria ha in gran parte perduto il peso politico esercitato in passato, giacché il controllo del potere è passato ai partiti». E oggi? Non mi pare che l’associazione che ha smarrito quel significato storico che ebbe in passato, meriti reprimende autoritarie come quelle che si levano all’interno del Pd.
Massimo Teodori