Claudia Gualdana, dom sole 24 6.6.10, 7 giugno 2010
La rosa è donna: "Eva spina, Maria rosa", diceva San Bernardo di Clairvaux. Gertrude Stein l’ha ricordata tre volte sulla sua tomba a Parigi: "Una rosa è una rosa è una rosa"
La rosa è donna: "Eva spina, Maria rosa", diceva San Bernardo di Clairvaux. Gertrude Stein l’ha ricordata tre volte sulla sua tomba a Parigi: "Una rosa è una rosa è una rosa". Per il suo giardino di Sissinghurst, la scrittrice inglese Vita Sackville-West volle gli esemplari più belli. Le galliche rosso carminio e porpora amate dai greci, le damascene dal profumo intenso, coltivate in Persia prima di Omero, e le più recenti muscosa, quasi senza spine. Classificazioni botaniche sconosciute ai profani, ignari dell’epopea plurimillenaria della rosa antica. Che è un sinonimo di ricercatezza riservato a chi ha la pazienza del collezionista, perché questi prodigi della natura si trovano in pochi vivai selezionati. Le si ammira nelle loro infinite varietà, dalle alba bianche e rosa tenero alle semplici botaniche passando per le centifolia, le rose dei pittori care ai fiamminghi, e le cinesi rifiorenti, arrivate in Europa dopo il 1750, nei più bei giardini pubblici del continente. Al Museo della Rosa Antica di Modena o nei Giardini della Landriana vicino a Roma, alla Royal National Rose Society Gardens a St. Albans in Inghilterra, o tra le verdi architetture del Roseraie du Val-de-Marne in Francia. Oppure nei giardini privati di donne molto speciali. Ai corsi di potatura di Anna Peyron, raffinata vivaista sabauda, si incontrano signore aristocratiche e della borghesia colta. Come il vicedirettore di Vogue, Ariela Goggi, che nel suo giardino coltiva le opulenti bourbon e le portland, dal nome della duchessa che dall’Italia meridionale le portò in Inghilterra nel Settecento. La rosa moderna nasce nel 1867 con il primo ibrido di Tea, capostipite di quelle a gambo dritto e dai colori accesi che conosciamo oggi. E solo pochi decenni più tardi gli "eletti" ritornano alle antiche, a partire da Gabriele D’Annunzio e da Rainer Maria Rilke. Non solo per distinguersi dal gusto plebeo per il nuovo, perché amare la rosa antica significa amare la storia. ricordare le fatiche di Plinio il Vecchio, che ne classifica dodici specie e dice di aver visto un soldato romano guarire dalla rabbia grazie alla rosa canina. ammirare la bellezza di Afrodite, nata dalla spuma del mare accompagnata da un ceppo di rose bianche, e celebrare l’isola di Rodi, da rhodon, rosa in greco. Virgilio nelle Georgiche canta la bellezza di quelle di Paestum, le rose dei romani, poiché nell’Urbe si usa gettare petali per le strade quando tornano i condottieri vittoriosi. Anche a Nerone piace spargere i petali, soprattutto durante i banchetti. Proprio come l’imperatore Eliogabalo, che una volta eccede di misura soffocando alcuni ospiti. La rosa ricorda troppo gli eccessi della decadenza romana per piacere ai cristiani, ma il suo declino dura poco. Lo scorso 23 maggio dal lucernaio del Pantheon di Roma sono piovuti petali di rose rosse. Era il giorno di Pentecoste, la "Pasqua delle rose", e il rito risale all’alto medioevo: i petali, simbolo delle lingue di fuoco con cui lo spirito santo si manifesta agli apostoli, cadevano mentre il Papa benediva i fedeli dopo l’omelia e il coro intonava il Veni creator spiritus. La rosa rossa è anche il simbolo della Passione di Cristo, ciò nonostante, in ricordo della Guerra delle due Rose, lo è anche dell’Inghilterra. Eppure, per cultori e non, in fondo da sempre, da molto prima dei poeti moderni, più di ogni altra cosa la rosa è la donna e l’amore. Profano e cortese, come insegna il Roman de la Rose, oppure sacro, come spiega Bernardo di Clairvaux: Maria è la rosa, perciò per pregarla si recita il Rosario. Libri interi non basterebbero a raccontare l’incanto che la regina dei fiori esercita da sempre sugli uomini, e in modo particolare sulle donne. Si dice che una donna non si tocca neanche con un fiore, ma se la si ama, guai a non regalarle una rosa. Purché si badi di sceglierne una antica, se la signora è di buone letture e si distingue dalla massa. ©RIPRODUZIONE RISERVATA