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 2010  giugno 07 Lunedì calendario

IL BUSINESS ENERGIA DAL MONTENEGRO IN ABRUZZO RIVOLTA ANTI ELETTRODOTTO - PESCARA

Un cavo sottomarino che, una volta riemerso a Pescara, bucherà mezzo parco della Maiella. Un tracciato allungato del doppio del suo percorso. Perché in origine, l´elettrodotto della discordia, un serpentone lungo 415 chilometri, dal Montenegro doveva andare dritto a Foggia (piano energetico nazionale, governo Prodi). Poi si è pensato che, sempre allo scopo di importare energia dall´ex Paese del contrabbando - energia prodotta dall´italiana A2A che nel frattempo si è comprata quasi la metà della società energetica pubblica montenegrina - bisognava modificarne il cammino: 200 km più a nord. A Pescara. E poi ancora avanti, nell´entroterra abruzzese. Un giro a zig zag con lo stesso capolinea originario: Foggia.
Il progetto faraonico - benedetto dal nostro governo e da quello "amico" di Podgorica, e spinto con tutte le forze dai maggiorenti pescaresi del Pdl - sta facendo imbestialire gli abitanti di una ventina di Comuni abruzzesi. I quali l´elettrodotto Tivat-Villanova-Pescara, costo 750 milioni, progetto di Terna, concessionario statale e principale proprietario della rete di trasmissione di energia elettrica sul nostro territorio, se lo ritroverebbero letteralmente sotto i piedi. Per questo, tra denunce in procura e consigli comunali straordinari, dicono che per bloccarlo sono pronti a tutto. «Il cavo è inutile e illogico - tuona Lorenzo Valloreja, anima del comitato "Nessuno tocchi il nostro futuro" - Ci sono delle cose che non tornano. Che bisogno c´era di portarlo fino a Pescara? Se andava direttamente a Foggia si risparmiavano soldi. Nel bilancio 2009 - aggiunge - Terna dichiara che la richiesta energetica dell´Italia è calata del 6,6%. Perché questa fretta di fare arrivare energia dal Montenegro quando manco ne abbiamo bisogno?».
In questi giorni i tecnici di Terna stanno incontrando gli abruzzesi per provarle a convincerli della bontà del progetto. Finora con scarsi risultati. Adel Motawi l´altro giorno era a Ceppagatti. «Portiamo energia qui perché ce n´è bisogno. E la pagheremo a minor prezzo. Da Tivat non si poteva andare a Foggia perché la linea energetica da Foggia a Villanova non può trasportare corrente». Terna promette benefici per tutti: risparmio, posti di lavoro, più sicurezza nel sistema energetico. Ma le polemiche lievitano.
Quello che si sta consumando a Pescara sembrerebbe l´ennesimo scontro tra ambientalisti, da una parte, e investitori, dall´altra. Ma è anche qualcosa di più. Visto da vicino il caso del cavo assomiglia molto alla saldatura italiana della partita di giro sull´energia messa in piedi da Roma e Podgorica. Dell´asse Berlusconi-Djukanovic per "privatizzare" il Montenegro (accordo del 6 febbraio 2009) avevamo già parlato. Così come del fiume di denaro pubblico italiano - più di 300 milioni - versati da A2A - la multiutility quotata in Borsa nata dalla fusione delle municipalizzate di Milano e Brescia - e finiti sui conti della Prva Banka controllata dal fratello di Djukanovic. L´operazione era l´acquisto da parte di A2A del 43% della società energetica pubblica Elektroprivreda. Il tutto avvenuto dopo le spedizioni in Montenegro di due ambasciatori di Berlusconi: prima Valentino Valentini (rapporti internazionali) e poi l´allora ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola (sua la firma sui contratti stesi il 16 giugno, sempre a Podgorica, 5 miliardi di investimenti).
Adesso la scena si sposta in Abruzzo. Al vaglio di sei procure c´è una denuncia. Oltre a studi che testimoniano «una relazione tra l´esposizione ai tralicci della corrente e le patologie tumorali» - come spiega Antonella La Morgia, associazione "Ambiente salute e territorio" - contiene la ricostruzione della cronistoria dell´elettrodotto: compresa la presentazione alla popolazione del progetto fatta da Terna prima che Berlusconi e Djukanovic siglassero l´accordo. Sbucato a Pescara dai fondali dell´Adriatico, il cavo taglierebbe 12 mila ettari di parco della Maiella forando 16 comuni e almeno 300 proprietà private. Una fatica necessaria se, come si prevede, l´elettrodotto dovrà congiungersi con un altro "binario" elettrico di prossima realizzazione. Il Villanova-Gissi.
Chi lo costruirà? Facile: A2A (attraverso Abruzzo-Energia). E cioè il fornitore della corrente (grazie a quattro nuove centrali che verranno impiantate in Montenegro). La sensazione è che le mire italiane sul Montenegro, nuovo Eldorado dell´energia, camminino su un percorso dove gli affari sono gestiti da una cabina di regia pubblica e istituzionale. A Ceppagatti, l´altro giorno, c´era anche il politico che più di tutti, in questi mesi, si è adoperato per caldeggiare lo sbarco del cavo a Pescara. Lorenzo Sospiri, consigliere regionale del Pdl e capogruppo in Comune. Una fama dovuta al cognome: è nipote di Nino Sospiri, uomo forte di An in Abruzzo, già sottosegretario alle Infrastrutture con il ministro Altero Matteoli a cui anche Lorenzo è vicinissimo e devoto. Sospiri, indagato dalla procura di Pescara per una storia di concorsi truccati, dice che il cavo s´ha da fare. Più prudente il sindaco Albore Mascia, preoccupato per i rischi legati all´inquinamento. Forse siamo solo all´inizio.