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 2010  giugno 07 Lunedì calendario

INNALZAMENTO DELL’ET PENSIONABILE DELLE DONNE A 65 ANNI

Oggi parte la trattativa fra l’Italia e l’Unione europea sull’innalzamento dell’età pensionabile delle donne dipendenti statali. Bruxelles ha chiesto di raggiungere i 65 anni dal 2012 rispetto al 2018 previsto dalle norme italiane attuali. Con probabilità si raggiungerà un compromesso che prevede un aumento dell’età pensionabile di un anno ogni 18 mesi e quindi il raggiungimento di 65 anni nel 2016.

I PARERI

Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: «Cercherò di agire al meglio per una soluzione che sia definitiva. Bisognerà discutere il punto relativo all’anno 2012 perché è giusto dare alle lavoratrici il tempo di organizzare il loro percorso di vita. Si tratta di capire quanto sia cogente la richiesta europea e quanto minacci di tradursi in un’infrazione».

Marcegaglia, leader di Confindustria: «L’età di pensionamento delle donne è un tema che va affrontato. Sono d’accordo e non sono spaventata dal fatto che le donne possano andare in pensione più in là nel tempo».

I sindacati hanno accolto con disappunto l’ultimatum di Bruxelles. Cisl e Uil chiedono che il governo chiarisca i rapporti con la Commissione «senza equivoci». La Cgil parla di «editto cinese» di Sacconi: «il ministro sembra soddisfatto del richiamo e dimentica che per le donne il nostro welfare fa poco o nulla».


Sui giornali di MARTEDI’ 8 GIUGNO

La Commissione Ue non fa sconti all’Italia sull’equiparazione di uomini e donne nel pubblico impiego: le statali dovranno andare in pensione a 65 anni come i loro colleghi di sesso maschile a partire dal 1° gennaio 2012 e non con gradualità fino al 2018 come previsto dalla legislazione italiana. Il governo italiano dovrà adeguarsi: «Non c’è spazio per alcuna trattativa», ha detto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi dopo aver incontrato il vicepresidente dela Commissione Ue e responsabile per la Giustizia Viviane Reding, a margine di un Consiglio dei ministri europei a Lussemburgo.
L’Inpdap, ha detto Sacconi, ha calcolato che nel primo anno di applicazione il provvedimento dovrebbe interessare 30mila donne.
Se non venisse rispettato il termine del 2012 l’Italia rischierebbe una procedura d’infrazione Ue con multa «fino a 714 mila euro al giorno» (Sacconi).

GIOVEDI’ 10 GIUGNO il Consiglio dei ministri dà il via libera inserendo il provvedimento come emendamento al decreto della manovra correttiva 2011-2012 all’esame del Senato.

- Dal 1 gennaio 2012 le lavoratrici del pubblico impiego dovranno aspettare i 65 anni per poter andare in pensione di vecchiaia. Il requisito attuale è di 61 anni.
- Chi compie 61 anni entro il 31 dicembre 2011 potrà decidere di andare in pensione di vecchiaia.
- L’emendamento non prevede una deroga per la cosiddetta "finestra mobile" inserita nella manovra, con la conseguanza che una donna che compirà 65 anni nel 2012, fatta la domanda per la pensione dovrà aspettare un altro anno per incassare il primo assegno.

La nuova normativa dovrebbe garantire risparmi modesti: si parla di 1,45 miliardi in dieci anni, da oggi al 2019.