Alessandra Farkas, Corriere della Sera, 7/6/2010, 7 giugno 2010
IL DISASTRO COSTERA’ COME LA RICOSTRUZIONE DEL CILE DOPO IL SISMA
(riassunto) -
Per gli analisti di Credit Suisse il costo finale del disastro ambientale nel Golfo del Messico sarà di 31 miliardi di dollari (25,8 miliardi di euro), la stessa cifra spesa dal governo federale Usa durante la prima Guerra Mondiale, la stessa stanziata dal presidente cileno Sebastian Pinera per ricostruire il Paese distrutto dal recente terremoto, pari alla manovra correttiva del ministro Giulio Tremonti per consolidare i conti dell’Italia davanti all’Europa e ai mercati in crisi. Con 30 miliardi di dollari all’anno, a detta del direttore generale della Fao, Jacques Diouf, «si potrebbe sradicare la piaga della fame nel mondo». Portando cibo «sulla tavola di 862 milioni di disperati». Con la stessa cifra, punta il dito uno studio effettuato da Jack Hadley e John Holahan su Health Affairs, «l’America può garantire l’assistenza sanitaria ai 46 milioni di cittadini senza mutua né assicurazione medica». « una somma gigantesca», commentarono i media quando nel 2006 «l’Oracolo di Omaha» Warren Buffet annunciò di aver destinato 30 miliardi di dollari (l’83% della propria fortuna) alla Bill & Melinda Gates Foundation, in quella che a tutt’oggi resta la più generosa donazione di beneficenza nella storia. «17 miliardi di dollari andranno per le operazioni di pulitura del Golfo, tra mare e coste», spiega il Credit Suisse alla Bp che si prepara a sborsarne altri 14 miliardi per risarcire i danni alla pesca e al turismo dopo aver già pagato 46 milioni di dollari alle vittime della marea nera. Per aiutare Israele a difendersi dalla minaccia iraniana e dagli altri agguerriti nemici mediorientali l’America spende altrettanto in aiuti militari, ma nell’arco di un decennio. E con 30 miliardi di dollari restituiti dalle banche di Wall Street a Washington dopo il bail-out, l’amministrazione Obama è riuscita a raddrizzare milioni di piccoli imprenditori piegati dalla crisi. Non è poco.