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 2010  giugno 07 Lunedì calendario

CORSIVI

Questa settimana sono stato invitato a due cene e ho letto sei sceneggiature
perché giurato di un concorso. Durante le cene, come capita ormai da tempo, qualcuno
si è prodotto in un monologo contro i Suv, la loro eccessiva grandezza, quanto costano, cosa se ne fa uno in città di un macchinone del genere, seguito da un ritratto agghiacciante di un tipico proprietario di Suv. In cinque delle sei sceneggiature che ho letto (la sesta era ambientata nel Medioevo), a un certo punto appare un uomo che guida un Suv e lo
parcheggia in doppia fila. il cattivo della storia. Quando appare, sai sempre che farà una cosa terribile (uno vede un barbone e lo scaccia via urlando perché gli fanno schifo le persone che puzzano). Mi sono chiesto perché, con tutti i problemi che ci sono, le persone si accendono di indignazione rabbiosa intorno a una macchina più alta delle altre? L’accanimento che si ha e il significato che le si dà è sproporzionato. La facilità con cui viene in mente che un cattivo, un fascista, un berlusconiano, un cinico, per raccontarlo al meglio, bisogna presentarlo alla guida di un Suv, sembra esemplare di come ci si accontenti di pochi luoghi comuni, di una semplificazione della diversità. Significa che se ci capiamo bene tra
noi, noi che non abbiamo e anzi disprezziamo i Suv, il mondo sarà diviso in modo chiaro tra migliori e peggiori, e il fatto di stare dalla parte giusta è condizione naturale, senza bisogno di fare la fatica di costruire ragioni molto serie per affermarlo.