Antonio Gnoli, la Repubblica 05/06/2010, 5 giugno 2010
MUSSOLINI E LE CONVERSIONI
Il più celebre è stato Giuliano, fu apostata dopo aver abbandonato – in nome di una visione pagana del mondo – i principi cristiani ai quali era stato educato. Ma chi sono stati i grandi apostati del Novecento? Una nutrita schiera di intellettuali ha cambiato casacca, tradito le proprie originarie convinzioni, si è adeguata al nuovo corso. Da noi per esempio la caduta del fascismo, tra scrittori redenti e intellettuali pentiti, ha creato un esercito di ex, alcuni dei quali insospettabilmente sul libro paga del regime, come dimostra il lavoro di Giovanni Sedita Gli intellettuali di Mussolini (ed. Le Lettere). Non sempre però la "conversione" è frutto di opportunismo. Jean-Pierre Martin pubblica per Seuil Eloge de l´apostat, mostrandoci che essere infedeli, incoerenti, disinvolti, transfughi, magari trasformisti, non è poi così censurabile. Sfila una galleria variopinta di icone del pensiero, tra queste Romain Gary, André Malraux, Jean-Paul Sartre, André Gide e perfino Roland Barthes. Non tutti lasciarono le loro origini per calcolo politico. Barthes, per esempio, si separò dallo strutturalismo approdando a forme di scrittura più personali e malinconiche. Cambiare, avverte Martin, è un modo per rinascere. Come sono lontane le reprimende con cui Julien Benda chiosava il tradimento dei chierici.