varie, 5 giugno 2010
Dopo Atene, una nuova paura alimenta la speculazione sui mercati: il rischio del fallimento dell’Ungheria
Dopo Atene, una nuova paura alimenta la speculazione sui mercati: il rischio del fallimento dell’Ungheria. Ieri nel giro di poche ore il fiorino ungherese è crollato del 5%, l’euro ha stabilito i nuovi minimi degli ultimi quattro anni a quota 1,1956 dollari. Giù anche gli indici delle Borse, con Milano e Madrid giù del 3,8%, Londra ha perso l’1,63%, Parigi il 2,86%, Francoforte l’1,91%, Atene il 5,56% e Budapest del 7,15%. Tonfo anche di Wall Street che ha chiuso in perdita del 3,13%. Il governo di Viktor Orban non ha fatto molto per impedire la debacle dei listini e delle monete. Anzi, è stato un portavoce dell’esecutivo di centrodestra ad ammettere la «grave situazione» e a considerare il default dell’Ungheria «non un’esagerazione» e denunciare «manipolazioni» sui conti pubblici ad opera del precedente governo. A poco son servite le smentite degli esponenti di quest’ultimo e la convinzione diffusa, per dirla come l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, che si sia trattato di dichiarazioni «politiche e poco ragionate» e che «l’Ungheria in questi anni abbia fatto un buon lavoro e che sia un paese con una solidità di fondo e prospettive interessanti». In tutta Europa sono stati i titoli bancari i più colpiti dalle vendite a causa dei timori di nuove difficoltà sui derivati per il colosso francese Société Générale (-7% a Parigi) che già nel 2008 era stato travolto dallo scandalo per un buco di 5 miliardi su questi contratti ad alto rischio. In ogni caso il titolo ha scontato anche l’esposizione della banca nell’Europa orientale. Per la stessa ragione, hanno vissuto una giornata nera anche altre banche (tra cui Raiffeisen, Erste, Intesa Sanpaolo, Unicredit eccetera). L’ungherese Otp Bank ha perso l’11,03%. schizzato invece rischio-debito sull’Eurozona, anche se l’Ungheria non ne fa parte: l’indice Markit iTraxx dei Credit default swaps (i derivati per assicurarsi dalle perdite) sui 15 paesi dell’Europa occidentale sono saliti di 21 punti base al massimo storico di 174,4. E sono volati ai massimi anche i Cds sui titoli di stato di Italia e Spagna. (Paola Pica, Corriere della sera 5/6/2010) Lajos Kosa, vicepresidente del partito di maggioranza Fidesz: «Il fallimento dello stato è vicino». Ma lo spettro del default sarebbe stato aggirato per negoziare un prestito più alto con l’Fmi. L’Ungheria ha 10 milioni di abitanti ed un pil 2009 intorno ai 100 miliardi di euro (quello greco è a 240 miliardi). L’anno scorso ha avuto una contrazione economica del 6,3% (Rodolfo Parietti, il Giornale 5/6/2010). Il fiorino è scivolato a 290 per un euro (Francesco Alfani, Il tempo 5/6/2010). L’Ungheria si trova da tempo in difficoltà: finora Bce, Fmi e Ue hanno messo a disposizione 20 miliardi di euro. Il paese è stato terra di delocalizzazione negli anni ’90, ma negli ultimi due giorni la Sony ha chiuso un impianto e la canadese Bombardier Transportation ha annunciato ristrutturazioni (Luca Veronese, Il Sole 24 ore 5/6/2010). L’Italia è uno dei principali partner commerciali dell’Ungheria (Il Sole 24 ore 5/6/2010). Il debito pubblico ungherese in rapporto al prodotto è pari a quello della Germania (79%). Non sono escluse brutte sorprese come in Grecia, ma Orban non sarebbe il primo leader a drammatizzare il quadro per giustificare i sacrifici di cui fin qui non aveva fatto alcun cenno. Per la prima volta il contagio partito da Atene tocca l’Europa centro-orientale. E per la prima volta da ieri la percezione del rischio sul debito s’impenna anche nei Paesi del «nucleo duro» di Eurolandia: Austria più 20 punti-base (0,2%) sui titoli a dieci anni, Belgio più 15, Francia e Olanda più 10. I tassi interbancari dicono poi che le banche si fidano sempre meno le une delle altre (ma ancora molto più di un anno fa) (Federico Fubini, Corriere della sera 5/6/2010) Capita di rado che un governo metta nei guai il proprio Paese descrivendolo come vicino alla bancarotta come è successo ieri a Budapest. E i mercati, che ogni giorno cercano spunti per poter giocare al ribasso contro l’euro, ci si sono gettati di volata, anche per rifarsi delle speculazioni andate male delle settimane scorse. Forse non durerà, dato che l’Ungheria ha usato solo metà dei 24 miliardi del piano di aiuti Europa-Fmi, e che gli stessi analisti finanziari sospettano che sia tutta politica interna di Budapest. Che basti così poco - un battito d’ali che provoca una burrasca - dà il segno dei tempi che viviamo. L’Ungheria non fa parte dell’area euro e conta solo per lo 0,84% dell’intera economia europea a 27. I numeri ufficiali dell’Ungheria si dovrebbero sapere lunedì. Il precedente governo di centro-sinistra prevedeva per quest’anno un deficit al 3,8% del prodotto lordo, mentre per il centro-destra ora al potere potrebbe essere il doppio. Il 7,5% non sarebbe comunque una cifra da bancarotta in un Paese dove il debito pubblico accumulato è il 78%, molto più basso che in Grecia (e in Italia); la quota di bond a breve in scadenza non è alta. A differenza della Grecia, nei conti dell’Ungheria avevano già messo il naso la Commissione europea e il Fmi. Sarebbe normale che a Budapest ci si ingegnasse a dimostrare che si tratta di un caso molto differente dalla Grecia. Invece no, per calcolo politico interno si è inscenato un dramma. Il nuovo governo guidato da Orban ha una maggioranza robustissima ma deve fare i conti con una destra estrema in ascesa; ha vinto le elezioni con una promessa impossibile da realizzare di meno tasse e di fine dell’austerità. Qualsiasi sia la verità sul deficit «il nuovo governo ungherese dimostra di capire assai poco come funzionano i mercati», afferma un rapporto della Danske Bank. Il rischio è che il panico metta in difficoltà le banche ungheresi e qui il contagio sarebbe inevitabile, dato che sono controllate per il 24% da aziende di proprietà austriaca, 21% tedesca, 17% italiana. (Stefano Lepri, La Stampa 5/6/2010) L’Ungheria ha vissuto al di sopra dei propri mezzi, ma il monitoraggio dell’Fmi rende difficili "trucchi ellenici" (Andrea Tarquini, la Repubblica 5/6/2010) Il governo ungherese diffonderà stamattina [5 giugnno] un rapporto sullo stato dell’economia (Il Post, 5/6/2010) Global governance cercasi: in questa nuova fase della crisi manca del tutto ogni forma di risposta coordinata. Il microcosmo impazzito della piccola politica ungherese, con la sua atmosfera da Titanic, ieri ai mercati è sembrato l’allegoria di una realtà più grande (Federico Rampini, la Repubblica 5/6/2010).