Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 05 Sabato calendario

LA DEREGULATION DI TREMONTI

(aggiornato al 18/6) -

Meno regole per la ripresa: dal vertice dei ministri delle Finanze del G20, a Busan, Corea del Sud, il 4 giugno il ministro dell’Economia Giulio Tremonti lancia l’idea di una modifica dell’articolo 41 della Costituzione «per rendere lecito tutto ciò che sulla libertà d’impresa non è espressamente vietato». «Silvio Berlusconi è d’accordo», dice il ministro. « una radicale autocertificazione per i protagonisti dell’economia reale», cioè la «deroga temporanea», di tre anni, alle tante regole e adempimenti richiesti per l’esercizio delle piccole attività imprenditoriali, per l’artigianato (in generale per lo «small business») e per l’attività di ricerca. «Restano fuori tutta la finanza e il settore dell’urbanistica».
Per Tremonti «sia le lenzuolate di Bersani che il piano casa di Berlusconi hanno fallito».

L’idea di Tremonti era già in un’intervista di Aldo Cazzullo pubblicata lunedì 31 maggio sul Corriere della sera (frammento 211848) ma era passata praticamente sotto silenzio.

• L’articolo 41 della Costituzione:
1. L’iniziativa economica privata è libera.
2. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
3. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.


« [...] Il paradosso è che la semplificazione annunciata per via di modifica costituzionale servirà a ridurre l’area di influenza delle Regioni, ampliatasi per effetto della modifica del titolo V della stessa Costituzione e che nei fatti si è rivelata una iattura. La dimostrazione lampante si è avuta ancora di recente con il piano casa, rimasto intrappolato nella gabbia delle competenze a doppia mandata. Le vie del federalismo, dunque, almeno in Italia prevedono un’andata e un ritorno.
Gli obiettivi che si pone il governo sono quindi sacrosanti, si tratta di vedere se il percorso annunciato (la modifica dell’articolo 41 della Costituzione) è quello più efficace o al contrario può diventare un impedimento. I tempi di approvazione sarebbero comunque lunghi visto che sono necessari una maggioranza rafforzata ai 2/3, quattro voti, due per ogni Camera e a distanza di sei mesi.
Esiste però in teoria un’altra strada: in Parlamento c’è un testo di legge presentato dall’onorevole Raffaello Vignali e sottoscritto da 130 parlamentari di entrambi gli schieramenti – dettaglio non secondario – che va sotto il nome di Statuto delle imprese. La proposta organizza i diritti verso lo Stato, disciplina i tempi della burocrazia e prevede addirittura di fissare un tetto alla tassazione che non potrà essere superiore al 45%. La si può trasformare, in tempi tutto sommato brevi, in legge costituzionale e teoricamente entro un anno (diciamo luglio 2011) le Camere potrebbero approvarla con procedura ripetuta ma anche con un voto bipartisan [...]» (Dario Di Vico).

• Nell’ultima classifica sulla libertà economica (gennaio 2010) stilata dal Wall Street Journal e dalla Heritage Foundation, l’Italia si piazza al 74° posto, guadagnando due posizioni rispetto all’anno precedente. L’ «indice della libertà economica» si basa su dieci parametri, applicati in più di 179 Paesi, e valuta l’eventuale presenza di ostacoli da parte dello Stato all’agire individuale e, nello specifico, all’iniziativa economica.

Sui giornali DI SABATO 5 GIUGNO

[...] Lasciare che sia permesso tutto ciò che non è proibito è ’ancora più liberale di un abbassamento delle tasse che, da un punto di vista teorico, è pur sempre una concessione del sovrano” (Angelo Panebianco). [...] Giulio Sapelli, docente di Storia economica all’Università di Milano, è sulla stessa lunghezza d’onda: ’Da anni attendiamo una semplificazione del genere. Insieme o in alternativa a una defiscalizzazione importante ” che sarebbe comunque più efficace di un taglio degli stipendi – una misura del genere servirebbe per dare un segnale ai mercati: stiamo lavorando per garantire la crescita”. Sapelli poi scherza, ma non troppo: ’Nella Silicon Valley se due ragazzi aprono un laboratorio in un garage, dopo qualche settimana nasce Google. In Italia se due ragazzi fanno lo stesso, dopo qualche ora arrivano la Asl e l’ispettore del lavoro per chiudere tutto”. Secondo l’economista non è detto che serva una modifica costituzionale; ci si potrebbe accontentare di snellire gli adempimenti e aumentare il ricorso alle autocertificazioni.
Il Foglio (l’articolo completo nel frammento 212868)

Commenti vari, sui giornali, sull’opportunità o meno di modificare la Costituzione e sui tempi che ciò richiederebbe. Contrari fra gli altri Scalfari su Repubblica e Ainis sulla Stampa. In Frammenti vedi Massimo Giannini (213398), Pietro Ichino (212977), Angelo Panebianco (213974)


Sui giornali di DOMENICA 6 GIUGNO

[...] il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ha annunciato di portare al prossimo consiglio dei ministri il provvedimento per istituire lo Sportello unico che «consentirà di poter aprire un’impresa al giorno». Per il ministro si rende necessaria non solo la modifica dell’articolo 41 della Costituzione ma anche del 117 in «modo da stabilire una volta per tutte chi fa cosa». Per ora, tuttavia, il governo sta cercando di rendere operativa l’autocertificazione senza toccare la Costituzione che allungherebbe all’infinito i tempi. [...]
Secondo il rapporto Doing Business pubblicato nel 2008 dalla Banca Mondiale, tra i Paesi dell’area Ocse l’Italia è seconda solo alla Grecia per difficoltà di fare impresa. Secondo un rapporto Censis e Confcommercio i passaggi per registrare una proprietà in Italia sono il doppio della media Ocse: otto contro quattro. Entro giugno, intanto, è attesa la legge annuale sulle liberalizzazioni secondo lo schema segnalato (su richiesta del ministero) dall’Antitrust: poste, scali e autostrade, governance di banche e assicurazioni.
Roberto Bagnoli, Corriere della Sera



Quattro buchi neri: burocrazia, legislazione, rapporti con il fisco e accesso al credito. Lo sviluppo, e più spesso la sopravvivenza delle piccole imprese in Italia, si gioca su questi fattori. Come intervenire? Con adeguate risposte in altrettante aree: semplificazione normativa, fiscalità, meccanismi di sostegno, rapporti con le istituzioni. Questa lo spirito che ha portato Raffaello Vignali (Pdl, vicepresidente della commissione Attività produttive della Camera) a elaborare lo «Statuto delle imprese», proposta di legge che ha raccolto un sostegno bipartisan da 130 parlamentari e che già il prossimo autunno potrebbe diventare operativa. [...]
L’idea di creare una «corsia preferenziale» per la piccola impresa accompagnata da un nuovo quadro normativo, è partita comunque dalla Commissione Ue, che due anni fa ha elaborato una comunicazione («Small business act») poi approvata dal Parlamento europeo. La comunicazione fissa dieci punti fondamentali per valorizzare, sulla base del principio di sussidiarietà, le iniziative a livello comunitario, per creare condizioni di concorrenza paritarie e per migliorare il contesto giuridico e amministrativo nell’intera Unione europea.
«Si tratta di una iniziativa importante – commenta Vignali – che però, a differenza delle direttive o dei regolamenti comunitari non ha alcun valore coercitivo verso gli Stati membri. La nostra proposta, invece, vuole rafforzare principi e diritti per le piccole imprese». [...]
Gabriele, Dossena, Corriere della Sera


Sui giornali di DOMENICA 13

Al convegno dei giovani di Confindustria, a Santa Margherita Ligure, Tremonti annuncia un "piano sulla libertà d’impresa" che potrebbe essere discusso già al Consiglio de ministri della settimana successiva (venerdì 18). Oltre alla deregolamentazione e semplificazione, «pensiamo di avere qualche chance in più agendo sugli articoli 41 e 118 della Costituzione».

«La riforma costituzionale riguarderà gli articoli 41 e 118. Il primo sancisce la libertà di iniziativa economica privata chiarendone il fine sociale. Un fine che secondo il ministro in qualche modo è all’origine dei vincoli posti via via all’attività imprenditoriale. La modifica tuttavia non toglierà nulla, non consisterà in una sottrazione tanto meno del fine sociale per evitare eccessi di mercatismo, ma rafforzerà l’accento sulla libertà di impresa. Diversamente l’articolo 118, che riguarda l’attribuzione delle competenze tra centro e periferia, rivedrà l’organizzazione piramidale così da impedire ostacoli locali a procedure generali. Come è avvenuto per esempio, ed è lo stesso Tremonti ad averlo citato, il caso del Piano casa entrato in vigore ma rimasto al palo per i veti locali» (Stefania Tamburello, Corriere della Sera 13/6).

• L’articolo 118 della Costituzione:
Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.
I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.
La legge statale disciplina forme di coordinamento fra Stato e Regioni nelle materie di cui alle lettere b) e h) del secondo comma dell’articolo 117, e disciplina inoltre forme di intesa e coordinamento nella materia della tutela dei beni culturali.
Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.

L’obiettivo, nel caso dell’art. 118, è di limitare il peso e il freno esercitato da alcune prerogative esclusive degli enti locali su attività d’impresa e infrastrutture. «Le regioni hanno goduto finora di un’estensione di poteri senza il contrappeso di una responsabilità altrettanto estesa e questa è un’anomalia che il governo e in particolare Tremonti intendono correggere» (Isabella Bufacchi, Sole 24 Ore 13/6)

Il piano di Tremonti si dovrebbe muovere su tre binari che possono diventare complementari: la riforma della costituzione, la legge ordinaria e la semplificazione regolamentare e legislativa. «Nell’articolo 41 è ipotizzata l’introduzione, tramite l’aggiunta di un comma, di un principio generale sulla libertà d’impresa, per svincolare gli imprenditori dalle attuali finalità sociali. L’ispirazione verrà data da principi più liberali. allo studio poi una legge ordinaria, blindata al’interno dell’articolo 41 così modificato, per apportare un cambiamento sostanziale: non più la "dichiarazione" di inizio attività (Dia) ma la "segnalazione", che consente di far decollare una nuova impresa senza controlli ex ante e dunque senza attese e lungaggini. "Buona fede e controlli ex post", ha spiegato Tremonti» (Bufacchi, Sole 13/6).

«Nel 1923, a bordo del panfilo Elettra, Marconi fece le prime prove di trasmissione. Un fatto storico che ha cambiato il modo di vivere e di comunicare». Se l’avesse fatto oggi «l’avrebbero arrestato per violazione della legge sul lavoro - a bordo c’erano infatti 30 persone non in regola con il contratto - della legge sulla navigazione non essendo autorizzato a trasmettere, e di quella sulle telecomunicazione visto che era privo di concessione» (Giulio Tremonti, citato dal Corriere della Sera 13/6).


Sui giornali di MARTEDI’ 15

Il Foglio conferma quello che accennava Tamburello sul Corriere di domenica: la norma su cui l’esecutivo sta lavorando non riguarderà tre settori: finanza, edilizia, urbanistica. Si punterà invece su industria, artigianato, servizi e ricerca.

Pierluigi Ciocca, ex economista di Bankitalia e poi anche vicedirettore generale dell’istituto, in un’analisi su «un nuovo diritto per l’economia italiana» rileva criticamente come nella Carta manchino i concetti di mercato e di concorrenza. «Scolpire questi concetti nella Costituzione, superando la lettera del Trattato, sarebbe d’ausilio. Lo stesso primo comma dell’articolo 41 potrebbe recitare: l’iniziativa economica privata è libera; chi la intraprende ne è esclusivo responsabile; deve svolgersi in condizioni di concorrenza». Anche il secondo comma andrebbe rivisto per precisare l’utilità sociale (Il Foglio 15/6).

Sui giornali di VENERDI’ 18

Al Consiglio dei ministri di oggi (18/6) Tremonti presenterà un disegno di legge di modifica dell’articolo 41 della Costituzione, un «aggiornamento» necessario perché «il mondo è radicalmente cambiato con la globalizzazione».
I due commi da aggiungere ai tre esistenti:
• «La Repubblica promuove il valore della responsabilità personale in materia di attività economica non finanziaria».
• «Gli interventi regolatori dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali che riguardano le attività economiche e sociali si informano al controllo ex post» (per stabilire il principio che «tutto è libero, tranne ciò che è vietato», Tremonti propone una fase a livello di legge ordinaria, passando attraverso la «segnalazione d’inizio attività» combinata con lo «sportello unico». Poi l’intervento sulla Costituzione per sancire il principio della responsabilità e dei controlli a posteriori a tutti i livelli).

Due nuovi commi anche per l’articolo 118: il primo raccomanda che in «materia urbanistica» le normative vengano, entro 6 mesi, «adeguate in modo che le restrizioni del diritto d’iniziativa economica siano limitate allo stretto necessario per salvaguardare altri valori costituzionali». Il secondo richiede che, entro 3 mesi, gli enti locali pubblichino «l’elenco dei casi che escono dal campo di applicazione» del nuovo articolo 41.