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 2010  giugno 05 Sabato calendario

L’INSTABILIT UN VANTAGGIO PER GLI USA

Durante un recente viaggio a Londra, il governatore della sede della Federal Reserve di St. Louis James Bullard ha parlato di cose previste: che la crisi europea preoccupa, ma che sarà affrontata, che l’economia americana e asiatica sosterranno la ripresa globale e il contagio sarà contenuto. Ma ha anche fatto un accenno forse meno prevedibile: ha detto che, in assenza di un terremoto generalizzato, gli Stati Uniti potrebbero anche trovarsi «avvantaggiati». La fuga verso la qualità può «premiare gli Stati Uniti». E i suoi tanti Treasuries.
La frase di Bullard apre uno spiraglio sui complessi equilibri tra Stati Uniti ed Europa in un’era di alta tensione sul debito sovrano. «Washington non si trova davanti a imminenti crisi del debito ”dice Mickey Levy,capoeconomista di Bank of America – Ma il rischio esisterà domani, in cinque o dieci anni con un rapporto debito-Pil che marcia verso il 100 per cento».
Washington deve a sua volta fare i conti con un’impennata dei deficit, servita a combattere il collasso economico e finanziario. Ma che hanno lasciato un’eredità pesante da smaltire: il debito federale, a inizio giugno, ha superato i 13.000 miliardi, il 90% del Pil. Percentuale che per i critici - l’opposizione repubblicana - può sabotare la crescita. Nonostante la paura sia smentita altrove, dalla Casa Bianca a Paul Krugman, citando quale ancora di salvezza la produttività e vitalità dell’economia a stelle e strisce. Una vitalità che dovrebbe anche ridurre i deficit: il Tesoro, in un segno in-coraggiante, ha cominciato in maggio a ridurre le dimensioni delle emissioni citando un recupero delle entrate fiscali.
Altrettanto certo, tuttavia, è che per adesso gli Stati Uniti hanno necessità di gestire - finanziare e rifinanziare- deficit e debito, attirando i capitali internazionali da cui dipendono. Le emissioni durante la passata recessione, anzi, sono spesso consistite di titoli di breve durata: la scadenza media è scesa a quattro anni, il minimo in un quarto di secolo. Di più: a fine anno scorso ben il 43% del debito richiedeva un roll-over entro 12 mesi. E il 2012, se non prima, potrebbe diventare un anno-test: il governo dovrà rastrellare circa duemila miliardi, come già quest’anno e il prossimo, per coprire deficit e 859 miliardi in titoli in scadenza. Allora scatterà inoltre un triennio che vede scadere 700 miliardi in obbligazioni aziendali ad alto rischio e alto rendimento. Tanto da battezzare il 2012 «maturity wall», muro delle scadenze.
Levy, di Bank of America, è tuttavia convinto che oggi la corsa alla qualità sia solo un vantaggio temporaneo e involontario per gli Stati Uniti. «Washington preferirebbe di gran lunga che l’Europa risolvesse i suoi problemi. Il pericolo, per mercati globali ed economia, è di gran lunga superiore a simili benefici». Così vede l’America contribuire come può ad affrontare la crisi europea: dalle linee di credito della Fed ai consigli ad agire del Segretario al Tesoro Tim Geithner. «E il miglior aiuto – aggiunge – sarà tenere in carreggiata l’espansione statunitense ».
Anche Allen Sinai, di Decision Economics, vede inadeguati vantaggi per l’America da flussi di capitali verso titoli sicuri. «Gli Stati Uniti non hanno comunque oggi problemi di liquidità nel finanziare il debito. Temo peò che stiano facendo ben poco per neutralizzare il debito in futuro, obiettivo cruciale passato in secondo piano perchè la priorità sono i posti di lavoro».
Valuta, titoli di stato e settore finanziario del Vecchio continente sono sotto pressione, ammette Sinai, nel mirino di attività speculative. Ma, precisa Sinai, «sono ovvi obiettivi di short selling, delle scommesse al ribasso, su mercati globali». L’economista non esclude che gli Stati Uniti, se lacrisi continuerà a peggiorare e l’euro a indebolirsi, spingano per interventi a difesa della moneta unica. «Un dollaro troppo forte complica le esportazioni, motore di crescita che la Casa Bianca vorrebbe raddoppiare in cinque anni.