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 2010  giugno 10 Giovedì calendario

SIGNORI, VE LO PROMETTO, A QUESTA ROMA NON FAREMO PERDERE I SENSI


«Uffa, lei mi chiede di Totti e De Rossi, di Adriano, di Italpetroli, dei debiti, di Mourinho, di Spalletti, degli ultra, ma io voglio parlare della società, di questo piccolo miracolo sportivo ed economico, di questa seconda squadra che è quella dei dirigenti, dei magazzinieri, dei massaggiatori, dei centralinisti. Vorrei parlare di un progetto vincente costruito a poco a poco che ora tutti ci invidiano, invece sempre le solite cose». Cosi sbuffa Rosella Sensi, 38 anni, presidente e ad della As Roma. Una famiglia unita come un blocco di granito: un marito (Marco Staffioli) e una figlia (Livia) che presto potrebbe avere compagnia; due sorelle più piccole (Silvia e Cristina), una madre parsimoniosa (Maria), una zia generosa (Angela) e una grande assenza (papà Franco).
Troppe sigarette al giorno e un amore per la cucina, per la compagnia, per il ballo e per i
puzzle, anche quelli più complicati. Allegra e testarda, generosa e dura, socievole e diffidente, sorriderne e un po’ iena. Insomma, business e passione, ovviamente «gialla come il sole, rossa come il cuore mio».
Presidente Sensi, avrebbe maib sperato che Davide Roma quasi battesse Golia Inter?
«Per come è iniziata, no. l.e dimissioni di Luciano Spalletti erano inaspettate, ma quella è
stata l’occasione per poter avere con noi Claudio Panieri, che è stato, insieme a tutd gli altri, l’artefice della splendida stagione».
Un rimpianto?
«Non avere vinto alla fine, anche se ci sentiamo i vincitori morali».
Ma l’Inter era onestamente più forte...
«Una squadra più forte che abbiamo battuto e che ha vinto all’ultima giornata».
L’aggressività dialettica di José Mourinho vi ha mai infastidito?
«Sì, credo che quando si fa questo lavoro si debba avere la responsabilità di quello che si
comunica. Quindi l’aggressività nel mondo del calcio non è mai un aspetto positivo».
Beh, a proposito di aggressività, Francesco Totti, suo fratello minore e il figlio maschio che suo padre Franco non ha mai avuto, ha rifilato quel calcione a Mario Balotelli...
«Francesco ha sbagliato e lo ha anche ammesso. Ma trovo pazzesca l’eco mediatica che è stata data a quel gesto. Non si può distruggere un uomo con quel linciaggio. Francesco è una persona meravigliosa che fa un sacco di cose per gli altri che nessuno sa. Ogni suo gesto viene passato al microscopio, però non sempre succede la stessa cosa dall’altra parte».
Si riferisce allo striscione contro Totti issato sull’autobus dell’Inter campione?
«Per esempio. O al fallacio di Chivu su Toni che gli poteva spezzare una gamba. Bisogna
saper perdere, ma a volte è più difficile saper vincere».
Totti potrebbe smettere con il calcio?
«Continuerà a giocare con la Roma».
Se arrivasse l’offertona per Daniele De Rossi, lo venderebbe?
«L’offertona è già arrivata l’anno scorso. Abbiamo detto no e continueremo a dire no».
Adriano è una scommessa che suscita perplessità.
«Abbiamo fatto una scommessa reciproca. Ma siamo sicuri di vincerla. Lei dice che Roma è
una città che offre tentazioni? Io dico che saranno proprio i tifosi a tutelarlo».
Riscatterete Nicolas Burdisso dall’Inter?
«Massimo Moratti è un signore e sono convinta che non ci saranno problemi. Magari ci
vorrà tempo, ma sono ottimista».
Obiettivi per il 211?
«Andare avanti sul lavoro fatto negli ultimi 18 anni. Da quando mio padre ha preso la squadra è iniziata la rinascita».
Nella Roma lei è presidente e amministratore delegato, Cristina Mazzoleni è direttore amministrativo, Elena Turra è capouffìcio stampa. Come fanno tre donne a farsi spazio in un mondo tanto maschile?
«Non ci si fa spazio, si entra dalla porta principale. Uomo o donna, contano i fatti e i nostri
fatti sono lì, chiari e trasparenti. All’inizio, quando andavo in lega, c’era un po’ di diffidenza, mi rispettavano perché ero ”la figlia di Franco Sensi”. Ma poi hanno capito che non ero la donna ma il dirigente».
L’hanno anche eletta vicepresidente della Lega.
«E questo dimostra che sono il dirigente».
Si può cambiare il mondo del calcio?
«Ci vuole tempo e soprattutto va fatto complessivamente. un mondo in continua evoluzione e non si può tagliare con un’accetta. La responsabilità oggettiva delle società per
esempio è stata attenuata, l’organizzazione sindacale dei calciatori è un’altra cosa che sta
cambiando. Ma ci vogliono pazienza e continuità».
I calciatori guadagnano troppo?
«La Roma sta calmierando gli ingaggi. Ranieri ha detto: ”Il caldatore non è un attore che può ripetere la scena”. L’unicità del momento e l’emozione che una vittoria trasmette giustificano in parte questi costi. Però rispetto a una famiglia che lavora mi rendo conto che c’è sproporzione. Sarebbe bello mettere d’accordo tutte le società e in questo la Roma ha già attuato il fair play finanziario agognato da Michel Platini».
La Roma ha uno dei migliori bilanci della serie A: merito suo?
«Merito di tutti noi. Il nostro è un modello di contenimento dei costi che riesce a ottenere risultati importanti».
Come dire: son buoni tutti a vincere con l’Inter che poi ha 400 milioni di passivo...
«L’Inter è una grande squadra e Massimo Moratti un grande presidente».
L’hanno nominata miglior manager sportivo del 2006.
«Se lo vincessi quest’anno, sarei più contenta».
Il segreto della sua squadra di dirigenti?
«Essere, appunto, una squadra di dirigenti e di amici. Da Pippo Marra all’avvocato Antonio
Conte, e poi Claudio Ranieri, Daniele Pradè, Giampaolo Montali, Bruno Conti, Cristina Mazzoleni, Tonino Tempestilli, Enrico Bendoni. Di loro si parla abbastanza poco, ma hanno
portato una professionalità e un rigore che altre società se li sognano. Poi ci sono quelli di cui non si parla mai, gente come Giorgio Rossi o Romeo Nuca e tanti altri che sono la storia della Roma. Persone di 70 anni che vivono con noi animate dall’amore. Lo sa cosa fa Romeo? quello che stampa i nomi dei giocatori sulle maglie e quando gliene chiedo una mi risponde con il suo sorriso disarmarne: ”Sì, presidente, ma deve farmi una richiesta scritta”. Come puoi non innamorarti di queste persone?».
As Roma: il business che si coniuga con la passione?
«Sì, la professionalità e l’amore vanno insieme. questo il segreto. E guardi quanti romani
abbiamo qui: Ranieri, Totti, Conti, De Rossi».
Avete recuperato 14 punti all’Inter eppure qualche tifoso si ostina a cantarle «Rosella
vattene». Ingrati?
« nel diritto del tifoso contestare e criticare la società nei limiti della civiltà, del rispetto e
dell’educazione. Quella è una sparuta minoranza che si fa sentire anche nei momenti meno
opportuni. Ma la stragrande maggioranza mi è vicina e questo mi da forza».
Suo padre prima e lei poi avete rotto una vecchia contiguità fra alcuni gruppi ultrà e la
società. questo che non le perdonano?
«La forza della Roma sono i suoi tifosi, i romanisti che gioiscono o che ti criticano quando
si perde. Quelle poche centinaia non sono tifosi, sono persone che si inseriscono per fare
violenza. Non sono tifosi ma mi dà fastidio che si parli più di loro che di tutti gli altri».
Tessera del tifoso: si può migliorare?
«La tessera del tifoso è una iniziativa del ministro Roberto Maroni. Necessariamente e
obbligatoriamente si deve fare e la Roma ne prende atto e le dà seguito».
Fabio Capello dice che gli stadi sono in balia degli ultrà, lei è d’accordo?
«Succedono cose brutte e spiacevoli per le società, ma questo non vuoi dire essere in balia degli ultrà. Io voglio viaggiare con i miei tifosi».
L’hanno anche contestata per il suo stipendio.
«Fa parte del ruolo del presidente. Il tifoso lo può fare. Ma nei limiti della sana critica».
Calcio ostaggio della tv?
«La televisione ha preso atto dell’interesse per il calcio, tutto qui».
Però gli stadi si svuotano.
«Da gennaio in poi noi siamo andati bene. Però la possibilità di vedere le partite in tv, soprattutto d’invemo, distoglie un po’. Poi la crisi economica ha influito non poco».
Un tuffo nel passato: Dino Viola?
« stato il presidente della mia giovinezza e ho ottimi rapporti con la famiglia. Loro capiscono cosa vuoi dire essere presidente. Ricordo una volta a Torino che i tifosi juventini lo presero a calci nella tribuna d’onore».
Agostino Di Bartolomei?
«Non è un campione dimenticato, ma Agostino dopo la Roma è stato sei anni al Milan.
Nessuno poteva intuire il suo dramma».
Giuseppe Ciarrapico?
«La persona che ha ceduto a mio padre e a Pietro Mezzaroma la società».
Luciano Moggi?
«Uno dei protagonisti del calcio italiano negli anni passati».
La somma di tutti i mali del calcio?
«Leggo e apprendo, ma non mi permetto di giudicare nessuno, nemmeno in presenza di un
processo. Vedremo alla fine».
Capello?
«L’allenatore dello scudetto 2001».
Luciano Spalloni?
«L’allenatore di due Coppe Italia, lo dobbiamo ringraziare per quello che d ha fatto vincere.
Anche se è andato via».
L’Italpetroli ha 330 milioni di debiti nei confronti dell’Unicredit e la Roma è la società che vale di più della holding. Venderà la Roma per ripianare il debito?
«Il giorno in cui si presenterà qualcuno con un interesse e un progetto veri, non avremo difficoltà, anche se con grande dolore, a fare un passo indietro».
E finora nessuno aveva queste caratteristiche?
«Con questo ho detto tutto sull’argomento».
Il nuovo stadio: come va il progetto?
«Siamo fiduciosi sugli sviluppi della legge sui nuovi stadi delle società. Non è la Roma
che attende, ma il sistema calcio. Se si fa la legge, la Roma sarà pronta e i tifosi avranno il
loro stadio nuovo. Se no si resta all’Olimpico».
La Juventus che ha già cominciato a costruirlo è stata più brava?
«Hanno colto un’occasione perché a Torino in quel momento si poteva. Però, bravi».