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 2010  giugno 04 Venerdì calendario

MAGISTRATI IN SCIOPERO: NON FACCIAMO SACRIFICI

Quali sono i pubblici dipendenti con gli stipendi più elevati? Risposta: fatta qualche eccezione, i magistrati. E quelli che, statistiche alla mano,
lavorano di meno (o meno intensamente, tanto per non farli arrabbiare e non beccarsi querele) e che possono godere di 51 giorni di ferie ogni anno? I magistrati. E quelli che hanno la giornata lavorativa più corta, in media 4,2 ore nelle ventiquattro? I magistrati. E quelli che, grazie al loro ruolo, godono di maggior rispetto e talvolta anche di maggiori benefit? Di nuovo: i magistrati. E i pubblici dipendenti che hanno deciso, primi fra tutti, di mobilitarsi «contro i gli effetti della manovra economica varata dal governo» e dunque contro i tagli imposti dal ministro Tremonti e dall’Europa? Sempre loro, i magistrati, che ieri si sono riuniti e hanno deliberato: sciopero.
Questa è la storia di una casta che non ci sta a perdere soldi, che protesta, reclama e compatta scende sul piede di guerra. E al tempo stesso anche la storia di una casta che indaga persino sui terremoti, e chissà, forse un giorno arresterà Madre natura trascinandola in tribunale e incolpandola di strage. Prima di raccontarvi la storia, però, dobbiamo fornirvi alcune cifre. Ci aiuteranno a comprendere il senso vero e la portata della protesta dei magistrati.
Un pubblico ministero italiano guadagna, cifra netta e media, all’incirca 100 mila euro ogni anno. Più di 8 mila euro al mese. Un collega francese si ferma a 90 mila euro. Uno spagnolo supera di poco i 72 mila. Un magistrato contabile italiano porta a casa, sempre in media e sempre al netto, 76 mila euro all’anno (6 mila e passa al mese). In molti casi, gli stessi magistrati contabili hanno la possibilità di doppi incarichi e consulenze, la qual cosa si traduce, stando agli ultimi dati disponibili, in un guadagno extra pari a 80 mila euro l’anno. Cifre ragguardevoli. I pensionati al minimo (e anche quelli non al minimo) se le sognano. Un comune pubblico dipendente idem. Bene. Il pensionato al minimo sopporta e tenta di far quadrare i conti alla meno peggio. Anche il comune pubblico dipendente. L’Associazione nazionale magistrati (giunta esecutiva centrale) ieri invece si è riunita e ha scritto nero su bianco: siamo «consapevoli della crisi economica in cui versa il Paese e non intendiamo» sottrarci al nostro «dovere di cittadini e di contribuenti». Talmente consapevoli dell’una e dell’altra cosa, da decidere di scioperare perché (sono parole loro) «un pubblico dipendente con uno stipendio lordo di 150 mila euro subirà un taglio di stipendio di 3 mila euro lordi l’anno».
Calmi: parliamo di magistrati. Non possiamo ricordare loro che quei 3 mila euro corrispondono appena al 2 per cento dello stipendio e dunque ad un’inezia di fronte alla quale uno sciopero suona quasi come un’offesa per chi sul serio deve tirare la cinghia. E non possiamo neppure spiegare loro (perché dovrebbero già saperlo) che i giudici costano allo Stato italiano 978 milioni di euro ogni anno, una cifra che lo Stato italiano non può più permettersi.
Magistrati, mica gente che non sa come vanno le cose qui da noi. E infatti, colti e informati, i magistrati scrivono: la manovra del governo «incide unicamente sul pubblico impiego, senza colpire gli evasori fiscali (già beneficiati da
numerosi condoni), i patrimoni illeciti, le grandi rendite e le ricchezze del settore privato».
Magistrati? A leggerlo così, sembra il discorso di esponenti politici. Ad occhio e croce, si direbbero esponenti di sinistra che contestano la manovra. Ma è meglio lasciar perdere: magistrati, tribunali, avvocati, querele e naturalmente sentenze e probabili (mai dire mai) risarcimenti. Potremmo rimetterci ben più del 2 per cento del nostro stipendio, che non è di centomila e dispari euro all’anno. Conviene passare all’altra parte della nostra storia.
Da Roma all’Aquila. Ieri la Procura ha notificato una serie di avvisi di garanzia relativi all’inchiesta sul mancato allarme del terremoto. L’accusa è di omicidio colposo. Nella lista, vertici della Protezione civile, sismologi e tecnici del dipartimento. Secondo la Procura, «la Protezione civile è venuta meno ai doveri di previsione e prevenzione». Perciò, è colpevole di «negligenza, imprudenza e imperizia» soprattutto perché, in occasione del sisma, avrebbe dovuto evacuare l’Aquila.
C’è la crisi e la necessità di tagliare le spese. C’è l’Europa che pretende più rigore. C’è pure il presidente della Repubblica, nonché capo dei magistrati italiani, che è d’accordo con i tagli del go-
verno. Ci sono gli italiani che devono adeguarsi perché altro non si può fare. E poi ci sono i magistrati che protestano per i tagli al loro stipendio e perché, a loro dire, l’evasione fiscale in Italia non viene combattuta come si dovrebbe. E ci sono anche i magistrati che indagano sui terremoti e i sobbalzi del suolo, gli sconvolgimenti, le fratture della terra e le onde sismiche, fenomeni (se il maestro delle elementari fu abbastanza chiaro) di solito non prevedibili.
Fine della nostra doppia storia. Se permettete, con una postilla: ma a voi questa azione combinata, questa specie di tenaglia sciopero-inchieste, non suggerisce nulla? Risposta: a noi no. Il 2 per cento dello stipendio (che nel frattempo è rimasto sempre lontanissimo dai 100 mila euro netti di un pubblico ministero) ci serve per campare.
Dimenticavamo di aggiungere: l’Anm fa notare che, nel caso di un magistrato di prima nomina, la manovra del governo comporterà un taglio ben superiore al 2 per cento dello stipendio. Ergo, sciopero giusto e sacrosanto. Non aggiunge, l’Anm, che i magistrati di prima nomina ben presto fanno carriera. E anche più o meno automaticamente. Ma questa è un’altra storia, che tutti già conosciamo.