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 2010  giugno 04 Venerdì calendario

QUANDO MASTELLA JR. INTIM: VOGLIAMO IL CAMPANILE (E LA CASA)

Fu Pellegrino Mastella, in ”modo piuttosto rude” e riferendo ”una volontà del padre” Clemente, addirittura a intimare il tesoriere dell’Udeur, Tancredi Cimmino a cedergli le quote de ”Il Campanile srl”, la società titolare del logo del giornale di partito e del diritto di prelazione sull’acquisto di una casa in Largo Arenula 34 a Roma, dove aveva sede la redazione. E al diniego di Cimmino (’la srl era del partito e non della famiglia Mastella”), l’ex ministro della giustizia reagì definendolo ”un r icattatore” e cancellandolo dalle candidature per le politiche del 2006. Così quando Cimmino se ne va dall’Udeur sbattendo la porta, e cede gratuitamente le quote del Campanile srl al segretario, ovvero a Mastella, sarà proprio l’ex guardasigilli, che già detiene il 10%, a intestare ai figli il restante 90%. La società, ormai a tutti gli effetti una proprietà privata della famiglia Mastella, compra l’appartamento a un milione e 452 mila euro (più Iva), circa un milione in meno del valore di mercato, e poi cambia nome. In sostanza, i Mastella hanno beneficiato di un maxi sconto che, invece, doveva essere appannaggio delle casse del partito. E’ questa la ricostruzione messa a verbale da Cimmino il 23 marzo 2010 in un interrogatorio agli atti dell’udienza preliminare del processo per le clientele Arpac. Tra gli imputati, i coniugi Clemente e Sandra Mastella e la nomenclatura udeurrina campana. Il pm di Napoli Francesco Curcio chiede all’ex tesoriere di ricostruire gli assetti delle società che gravitavano intorno all’Udeur. Cimmino spiega di essere stato tesoriere per cinque anni ed anche amministratore della società editrice del quotidiano di partito, che inizialmente era controllato da ”Il Campanile srl”: 90% delle quote a Cimmino, 10% a Mastella. Nell’autunno 2003, per continuare a ottenere i finanziamenti pubblici, il giornale passa a una cooperativa creata ad hoc, ”Il Campanile Nuovo”. Ma viene mantenuta in vita la Srl. Cimmino ricorda di aver ricevuto nel 2005 la lettera con cui l’Inail, nell’ambito del piano di dismissione degli immobili degli enti previdenziali, proponeva di acquistare i due appartamenti di Largo Arenula al secondo e al quarto piano: il primo affittato all’Udeur, il secondo al ”Campanile srl”. ”Pa s s a t i pochi giorni – afferma l’ex tesoriere – si presentò da me Pellegrino Mastella il quale in modo piuttosto rude mi disse che suo padre mi dava ordine di intestare una parte delle quote del Campanile srl a lui stesso. Io gli dissi che non avrei mai potuto fare una simile operazione (…). Ricordo che Pellegrino mi chiese il 60%. Dopo pochi giorni tornò alla carica dicendo che si accontentava del 51%. Io gli risposi che la Srl era del partito e non della famiglia Mastella…”. ”Dopo questo secondo incontro – prosegue – telefonai a Clemente Mastella e gli dissi che le pretese di suo figlio erano inaccettabili perché non vedevo a che titolo un bene del partito, che peraltro beneficiava di contribuzioni pubbliche, potesse essere intestato a un familiare del segretario politico. Clemente Mastella si arrabbiò e mi disse che ero un ricattatore. Comunque è proprio in quel periodo che cominciarono a venire al pettine i contrasti tra me e Mastella, che via via stava sempre più caratterizzando la gestione del partito in senso familistico”. E Cimmino non si fa pregare nel fare degli esempi, mettendo nero su bianco che ”su richiesta di Mastella avevo assunto come giornalisti del Campanile suo figlio Pellegrino, la fidanzata (poi moglie) Alessia Camilleri, e per non suscitare le giuste rimostranze del figlio Elio, avevo assunto anche la sua fidanzata. A ciò si aggiungano – continua – le candidature di mogli e cognati in Parlamento e in Reg ione”. Inoltre ”Mastella mi chiese un incarico in favore del figlio Pellegrino per le consulenze legali per il giornale. Ma poiché Pellegrino non faceva nulla, nel 2005 non glielo rinnovai. Clemente mi chiamò chiedendomi come mi ero permesso di fargli uno sgarbo del genere ”. I due, ovviamente, rompono. ”Per fargli un dispetto accettai una candidatura di bandiera in Idv”. Cimmino cede le quote a Mastella che le intesta ai figli, i quali compreranno e poi affitteranno al giornale ”per un canone che andava a coprire il mu t u o ”. Conclusioni: ”Va l u t e - rà la S. V. se queste operazioni hanno il crisma della legalità, tenuto conto che forse il diritto di prelazione spettava al partito o alla cooperativa”. Nei giorni scorsi l’avvocato di Mastella, Alfonso Furgiuele, ha liquidato le anticipazioni sulle nuove accuse definendo Cimmino inattendibile. Secondo il legale, serberebbe rancore perché Mastella decise di revocargli il ruolo di tesoriere dopo aver notato degli ammanchi di denaro sospetti, ma senza sporgere denuncia per non ledere l’immagine del partito.