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 2010  giugno 04 Venerdì calendario

NUOVO CINEMA TREMONTI: RICERCATORI DA UN EURO

Se un ricercatore non vale un euro, allora non vale niente? Se lo sono chiesto gli studiosi dell’Ateneo di Roma Tor Vergata, dopo la pubblicazione di un bando con oltre cento posti da coprire per fare didattica. Tutti a titolo gratuito, o a rimborso spese simbolico di un euro. Se l’Università diventa un campo di battaglia per il ministro dell’Economia, dove lasciarsi alle spalle morti e feriti con i tagli indiscriminati, l’unico metodo per far funzionare l’ateneo è il volontariato. Fino ad oggi, a coprire questi posti da docente gratuito sono stati i ricercatori di ruolo. Ma alla luce della riforma dell’Università presentata dal ministro dell’Istruzione al Parlamento, che li riduce a una categoria ad esaurimento, la cui unica speranza è vincere un concorso per titoli acquisiti contro le nuove leve (ma la docenza non è considerata), i ricercatori hanno rinunciato ai corsi e annunciato uno sciopero della didattica per il prossimo anno accademico. ”Nella lettera che dobbiamo firmare per accettare questi insegnamenti – spiega Blasco Morozzo, ricercatore a Tor Vergata – c’è una formula secondo la quale siamo noi a chiedere il contratto e a renderci disponibili a svolgere l’insegnamento anche a titolo gratuito qualora i fondi disponibili presso l’ate - neo non fossero sufficienti. Cosa che alla facoltà di Scienze, dove io lavoro, succede sempre, perché abbiamo molte Obaspese vive per comprare strumenti e attrezzature. E sia chiaro, noi rinunciamo ad insegnare ai ragazzi con la morte nel cuore. Ma è l’unico modo che abbiamo per dimostrare l’in - giustizia che si sta compiendo”. E da parte loro, a Roma, gli studiosi di Scienze hanno trovato l’appoggio del preside di facoltà: ”Servirebbe un governo che ha a cuore la cultura – dice Maurizio Paci – per noi non è facile bandire ruoli senza retribuzione, ma capiamo la mobilitazione dei ricercatori. Quel che è certo è che il nostro bilancio è insufficiente e stiamo davvero grattando il fondo del barile”. E allora perché non bloccare la didattica? ”Perché siamo vincolati dalla logica perversa della competizione – spiega ancora il preside – per cui altre università potrebbero invece aprire e rubarci gli studenti migliori”. Studenti che, una volta formati dalle università del nostro paese, sono comunque costretti ad andare all’estero per fare ricerca ad alti livelli, sulla quale l’Ita - lia non investe più. E la situazione non è diversa in altre città. I bandi a titolo gratuito esistono da anni, solo che fino ad oggi erano molti di meno, perché si poteva contare sulla figura del ricercatore. ”Quello che sta avvenendo dimostra che il nostro ruolo è insostituibile – dichiara Marco Merafina, coordinatore nazionale dei ricercatori universitari – mentre dall’altro lato mette a rischio la nostra protesta. Perché cercare qualcuno dall’esterno quando i docenti ci sono ma non si vogliono riconoscere, è scorretto. Le università dovrebbero chiudere i battenti e raccontare la verità”. Infatti, mentre i tagli della Finanziaria 2008 stanno mettendo in ginocchio l’Univer sità, quelli della manovra di quest’anno avranno ripercussioni sui docenti, indistintamente dal loro grado. La sensazione è quella di una punizione, poiché per il triennio 2011-13 vengono annullati gli aggiornamenti riconosciuti dall’Istat e vengono cancellati gli scatti stipendiali che ogni due anni garantivano un incremento lordo annuo dell’ordine di 3000 euro circa per i professori ordinari, di 2500 per i professori associati e di 2000 per i ricercatori. E il problema, oltre a essere economico, penalizza ancora una volta i più giovani. Ieri, dopo un’as - semblea a La Sapienza, il professore associato della facoltà di Farmacia, Marcello Scalzo, ha scritto una lettera aperta al rettore, Luigi Frati: ”Appare evidente – si legge nella missiva – la contraddizione esistente fra la natura del provvedimento governativo, legato alla particolare e sfavorevole congiuntura economica, con la permanenza dei suoi effetti nel tempo, relegata al solo comparto della docenza universitaria. Infatti – continua Scalzo – nell’ambito del pubblico impiego, per la magistratura e l’av - vocatura, gli scatti stipendiali sono congelati per il triennio ma riconosciuti allo scadere di quest’ultimo. E saranno i più giovani ad andarci di mezzo, con liquidazioni più leggere che, sommate al metodo di calcolo della pensione con il sistema contributivo, non lasciano molto spazio a rosee previsioni per il loro futuro economico”.