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 2010  giugno 03 Giovedì calendario

SERVE LA MANOVRA, ANZI NO

La manovra aggiuntiva serve, anzi no. Dopo aver diffuso la consueta ricognizione annuale sulla situazione economica italiana con la richiesta di misure aggiuntive, il Fondo monetario internazionale ha fatto ieri pomeriggio dietrofront. Specificando di non aver tenuto conto della manovra da 25 miliardi appena varata per il 2011-2012. Restano però le pesanti considerazioni sulle prospettive per l’anno in corso: l’Fmi ritiene poco credibili le ambizioni del governo in particolare sui tagli alla spesa pubblica.
Le stime di crescita per quest’anno sono dello 0,8 per cento (inferiori a quelle dell’1 per cento formulate dal Governo) e l’Fmi sottolinea che «la ripresa rischia di essere lenta» per molti motivi. La crisi globale ha colpito anzitutto «un’economia italiana già strutturalmente debole»: nonostante una crescita occupazionale costante, nell’ultimo decennio la produttività è stata stagnante ed è emersa una competitività in declino.
In questa faticosa fase di uscita dalla crisi globale, la ripresa italiana rischia di essere inibita da «molti fattori strutturali come la pervasiva rigidità del sistema produttivo e occupazionale, la produttività stagnante e il peso del settore pubblico».
Le conseguenze si faranno sentire soprattutto dal lato della crescita, osserva il cosiddetto ”article IV” dell’istituto di Washington. Nel 2015 il Pil rischia di essere dieci punti al di sotto della media pre-crisi tra il 1990 e il 2004.
I rischi al ribasso potrebbero essere mitigati da un programma di riforme strutturali. «Anche se ci sono state riforme importanti negli ultimi anni, serve molto di più - soprattutto dopo la crisi globale recente - per migliorare la dinamica dell’economia nel lungo periodo». Questo potrebbe anche «aiutare i mercati a distinguere tra l’Italia e altri paesi altamente indebitati».
Anche sul deficit per il 2010, l’Fmi formula una previsione più pessimistica del Governo: un -5,2 per cento contro il -5 del governo, anche perché reputa poco credibile alcuni aspetti della scorsa finanziaria. E nel rapporto si legge inoltre che sui conti pubblici grava la prspettiva di un debito che rimarrà «probabilmente al di sopra del 100 per cento del Pil per i prossimo dieci anni, con implicazioni potenzialmente negative per la crescita».
Per quanto riguarda in particolare le manovre di aggiustamento più recenti - esclusa quella emanata lunedì scorso - gli obiettivi dichiarati dal governo di un taglio del deficit del 2,75 per cento nel 2012 «richiederebbero una riduzione della spesa primaria corrente del 2 per cento ogni anno in termini reali, pur assumendo una crescita a ritmi del 2 per cento».
Nel rapporto si legge anche che sulle prospettive dell’economia italiana
Un’ambizione che va confrontata con la pessima esperienza dell’ultimo decennio, aggiunge l’istituto di Washington, durante il quale la spesa è al contrario cresciuta ogni anno del 2 per cento. Per non parlare delle stime del Governo «molto ottimistiche sull’efficienza di spesa, sulla lotta all’evasione fiscale, su non meglio specificati risparmi per le amministrazioni locali che deriverebbero dal federalismo fiscale e sulle misure una tantum».
Dopo la pubblicazione del rapporto, il capo della missione italiana del Fondo, Arrigo Sadun, ha specificato all’Ansa che le previsioni formulate nel testo «sono state rese obsolete dalla misure già prese dal governo italiano». evidente che con la finanziaria da quasi 25 miliardi di euro «il governo ha previsto aggiustamenti alla crescita, le cui stime sono ora in linea sia con quelle del Fondo sia con quelle della commissione europea».
Tuttavia, le correzioni riguardano soprattutto i prossimi due anni e restano in piedi, dunque, i rilievi del Fmi sui difetti strutturali della nostra economia ma soprattutto i dubbi sul 2010. E non manca una strigliata sullo scudo fiscale della scorsa finanziaria: «nonostante il successo in termini di gettito, potrebbe peggiorare la già scarsa fedeltà fiscale». Proprio nel giorno in cui è uscita un’indiscrezione su Libero sulla volontà di Sivlio Berlusconi di infilarne un altro in finanziaria, altrettanto devastante: il condono tombale edilizio.