Giuseppe Pollicelli, Libero 3/6/2010, 3 giugno 2010
UN UCCELLO, UN AEREO NO, UN COMUNISTA
In lingua inglese si dice ”What if...?” e sta per ”Cosa sarebbe accaduto se...?”, un’espressione che sintetizza in due parole la caratteristica fondamentale dell’ucronia (’nessun tempo”, in greco), quel genere letterario di cui fa parte ogni narrazione nella quale si immagina che la storia dell’uomo abbia seguito un corso diverso da ciò che, nella realtà, è davvero accaduto.
Alcuni mesi fa la casa editrice Planeta-De Agostini ha tradotto e adattato un originale fumetto ucronico (risalente al biennio 2003-2004) in cui lo sceneggiatore scozzese Mark Millar, supportato ai disegni da Dave Johnson e Kilian Plunkett, propone una versione alternativa non di un qualche fatto storico, bensì di un celeberrimo racconto fantastico che, da decenni, è un pilastro della cultura occidentale.
Millar, per farla breve, ci mostra in Superman: Red Son (pp. 160, euro 15,95) quello che, secondo lui, sarebbe potuto succedere se, nell’universo dei comics, la navicella che da Krypton fece giungere sulla Terra il piccolo Superman fosse approdata, anziché negli Stati Uniti, nella plumbea Unione Sovietica dominata da Stalin. L’anno è il 1938 (quello in cui, nella realtà, i due fumettisti di origine ebraica Jerry Siegel e Joe Shuster diedero vita a Supeman, facendolo esordire sulle pagine della rivista ”Action Comics”) e, nelle campagne dell’Ucraina, precipita dunque un’astronave di ridotte dimensioni al cui interno vi è un neonato che, dopo essere stato adottato da una coppia di contadini, dimostra ben presto di essere fornito di poteri e facoltà che hanno ben poco di umano.
AL SERVIZIO DI STALIN
Divenuto adulto, il Superman sovietico si mette a disposizione del Piccolo Padre georgiano, per servire l’ideale comunista. Nel racconto di Millar l’apporto di Superman consente all’Urss di imporre il socialismo in tutto il pianeta (altro che il «socialismo in un solo Paese» caro al vero Iosip Vissarionovic Dzugasvili...) con la sola eccezione degli Stati Uniti e del Cile, che resteranno le uniche nazioni dedite a un’economia liberista.
FANTASIA E INVENTIVA
Certamente Millar non può essere candidato al Nobel per l’economia (ci dovrebbe infatti spiegare come si possa praticare il libero mercato in un mondo al 99% comunista) ma la fantasia e l’inventiva non gli mancano, tanto da raccontarci come questo Uomo d’Acciaio con falce e martello impressi sul costume venga infine sconfitto (dopo essere succeduto a Stalin e avere eliminato la minaccia di un Batman in versione ”dissidente anticomunista”) dall’azione congiunta del suo nemico giurato Lex Luthor e del supereroe Lanterna Verde. Alla dittatura globale (a dire il vero per nulla sanguinosa) di Superman, di marca socialista, si sostituisce così quella capitalista di Lex Luthor, mirante, in modo non diverso da quella di Superman (che però, alla fine della vicenda, si pente dei suoi sbagli commessi in buona fede), a garantire al mondo un assoluto benessere in virtù del quale il genere umano, liberato da ogni problema, sia indotto a usare sempre meno il pensiero.
UOMINI D’ACCIAIO
Questo, appunto, nel racconto di Millar. Nella realtà sappiamo bene come, tra i due uomini d’acciaio (stalin, in russo, vuol dire appunto ”acciaio”), quello comunista abbia portato morte, repressione e terrore; quello americano, pur tra mille errori e cadute, la libertà.