Roberto Allegri, Chi, n. 22, 02/06/2010, pp. 165-168, 2 giugno 2010
Giovanni Battista Judica Cordiglia. Fotografo e perito presso il Tribunale di Torino. *** Il primo a fotografare, nel 1969, la Sindone a colori, all’infrarosso e agli ultravioletti
Giovanni Battista Judica Cordiglia. Fotografo e perito presso il Tribunale di Torino. *** Il primo a fotografare, nel 1969, la Sindone a colori, all’infrarosso e agli ultravioletti. *** La famiglia da tre generazioni è legata alla Sindone. «Il primo fu mio padre, Giovanni. Era docente di medicina legale all’Università di Milano e sulla Sindone scrisse 14 libri. Ancora oggi viene ricordato come uno dei maggiori esperti sull’argomento […]. Io, che ho fotografato e studiato la Sindone. […] E infine Max. La sua ditta ha acquistato i diritti per un’innovativa e futuristica tecnologia, che permette di vedere filmati in 3D sullo schermo di casa senza dover usare occhialini. Ha applicato quella tecnologia alle mie foto sulla Sindone […]». *** Il figlio Max ha un’agenzia di comunicazione, la Juma Communication. *** Ha una personale teoria su come l’impronta dell’”uomo della Sindone” possa essersi impressa sul lino. «Sono dell’idea che sia stato un violento lampo di luce, come un fulmine, a imprimere l’immagine sul lino. Alcune foto che ho trovato mi hanno convinto. Come quella scattata a Hiroshima dopo l’esplosione della bomba. Su alcuni gradini è impressa l’impronta di un cadavere che si è formata durante lo scoppio di energia. Allora ho voluto riprodurre lo stesso fenomeno. Ho realizzato un generatore di corrente da 90 mila volts, a basso amperaggio, e poi ho messo un lino simile a quello della Sindone sulla maschera funebre di mio padre. Sottoposta alla scarica del generatore, la maschera ha lasciato sul lino un’impronta molto simile a quella della Sindone. In seguito ho provato a fare lo stesso con la mano di mio figlio. In quel caso ho abbassato il voltaggio a 15 mila volts, ma lo stesso l’impronta della mano è risultata perfetta e paragonabile a quella della Sindone».